Malasanità, due arresti eccellenti
Malasanità, due arresti eccellenti Malasanità, due arresti eccellenti Cavazza della Sigma Tau e Aleotti della Menarmi NAPOLI. Nuovi arresti eccellenti per l'inchiesta sulla Sanità. Questa volta è Duilio Poggiolini a mettere nei guai due big dell'industria farmaceutica: Claudio Cavazza, presidente della Sigma-Tau, e Alberto Aleotti, amministratore unico della Menarini. Nei confronti di entrambi il gip Laura Triassi ha emesso ieri un'ordinanza di custodia cautelare con l'accusa di corruzione e istigazione alla corruzione. Il primo è stato arrestato a Roma, il secondo, in considerazione dell'età avanzata, ha ottenuto gli arresti domiciliari nella sua casa di Fiesole. Tutti e due erano già stati più volte interrogati, ma secondo gli inquirenti napoletani non avevano detto tutto. A tradirli è stato proprio il «Re Mida» della Sanità. Poggiolini ha raccontato di aver ricevuto da Cavazza tangenti per un importo complessivo di 1 miliardo e 800 milioni. E altre centinaia di milioni sarebbero stati versati dall'imprenditore, che tra l'86 e il '92 ha ricoperto l'incarico di presidente della Farmindustria, ad alcuni componenti della Commissione unica del farmaco. Le mazzette avrebbero avuto il solito obiettivo: agevolare le pratiche, riguardanti prodotti della Sigma-Tau, all'interno del Cuf, del Cip-Farmaci. Da Aleotti, presidente della Federazione mondiale dell'industria farmaceutica ed anch'egli in passato ai vertici della Farmindustria, Poggiolini sostiene di aver ricevuto 800 milioni per oliare le procedure per i medicinali della Menarini, e di aver saputo di contributi milionari pagati ad alcuni medici del Cuf. Ma.c'è di più. L'ex direttore generale del servizio farmaceutico del ministero della Sanità ha rivelato che sia Cavazza che Aleotti continuarono ad offrirgli danaro fino alla primavera del '93, quando lo scandalo era già scoppiato e i magistrati napoletani del pool Mani pulite avevano cominciato ad alzare il velo sulle mazzette farmaceutiche. Poggiolini sostiene di aver rifiutato quelle somme, temendo di finire invischiato - come poi puntualmente avvenne - nell'inchiesta. Dalla società Menarini è arrivata subito una precisazione. L'azienda sostiene che fu proprio Aleotti a denunciare «il sistema di potere» creatosi nel Cip-farmaci. Ma per gli inquirenti l'ex presidente della Farmindustira non disse tutta la verità. Poggiolini ha invece vuotato il sacco, parlando di una situazione che determinava la registrazione di medicinali che non andavano commercializzati o il mantenimento sul mercato di farmaci il cui uso doveva essere addirittura vietato. Ma il «re Mida» della sanità ha anche raccontato particolari inediti che non riguardano direttamente la corruzione nel settore dei medicinali. Agli inquirenti ha riferito di aver saputo proprio da Cavazza che quest'ultimo avrebbe pagato un miliardo per essere nominato cavaliere del lavoro. La storia è venuta fuori quando Poggiolini ha raccontato di essersi non poco stupito di fronte al consistente numero di industriali farmaceutici che negli ultimi anni hanno avuto il titolo. Tra questi, lo stesso Cavazza, Aleotti e perfino un cittadino inglese curi¬ gente della Glaxo. Quando il presidente della Sigma-Tau ottenne la nomina, Poggiolini racconta di essersi complimentato con lui e di avergli chiesto come aveva fatto per conseguire quel titolo. La risposta sarebbe stata esplicita: un miliardo versato al ministero dell'Industria e a forze politiche della maggioranza. Un sistema che, secondo quanto riferisce Poggiolini, sarebbe stato la regola. Mariella Cirillo Accusati d'istigazione alla corruzione Claudio Cavazza, presidente della Sigma-Tau ora in cella
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