«la Tv non diventi un ring»

Il presidente Demattè: codice etico comune Rai-Fininvest Il presidente Demattè: codice etico comune Rai-Fininvest «la Tv non diventi un ring» Ma è scontro sull'appello del Garante ROMA. Claudio Demattè cerca di fare da paciere, ma tra Viale Mazzini ed il Biscione continua il fuoco incrociato. «Cercheremo di sentire i responsabili della Fininyest e di impostare assieme una specie di Carta dei diritti e dei doveri unica sul come mandare avanti una campagna elettorale seria», propone il presidente della Rai-Tv. Ma il primo ad essere scettico è proprio lui («Non è detto che loro accettino»); e le polemiche sugli spazi televisivi ai candidati, in vista delle elezioni del 27 marzo, si fanno sempre più accese. Scendono in campo anche il Garante per l'editoria e il presidente della Commissione parlamentare por i servizi radiotelevisivi; ma le loro dichiarazioni sono motivo di nuovi strali. Con un appello congiunto, Giuseppe Santanicllo e Luciano Radi chiedono al servizio pubblico e all'emittenza privata di «attenersi sin d'ora scrupolosamente alle prescrizioni ed ai criteri stabiliti dalla legge sulla disciplina della propagnanda elettorale». Lo scopo - aggiungono - è quello di «assicurare a tutte le forze politiche concorrenti parità di trattamento e di opportunità», evitando di trasformare i programmi televisivi in altrettanti ring: «Gli elettori - sottolineano Radi e Santani.ello hanno diritto di conoscere le intenzioni e le ragioni di tutti i candidati, in modo chiaro, senza fanatismi. E questi debbono partecipare alle trasmissioni ed alle interviste con la fiducia necessaria nei conduttori e negli intervistatori». Apriti cielo! «E' una cosa di inaudita gravità - tuonano i giornalisti del Gruppo di Fiesole -. Santaniello e Radi affermano che esiste un problema di affidabilità professionale per i giornalisti del servizio pubblico; e, dunque, che ogni intervistato deve avere l'intervistatore di fiducia, il proprio "reggimicrofono"». E attaccano duramente il Garante, accusandolo di optare per «la via più comoda», di «accodarsi» alla «militarizzazione» berlusconiana dell'informazione e di scegliere una posiziona di «massima subalternità» nei confronti del leader di Forza Italia. L'appello congiunto non piace nemmeno a Maurizio Costanzo, giornalista del berlusconiana Canale 5: «Tra molte considerazioni accettabili - sostiene l'anchorman - c'è una affermazione a dir poco peregrina. E' quando si dichiara che leader politici e candidati debbono aver fiducia noi conduttori e negli intervistatori. Un giornalista ha un rapporto fiduciario con il suo editore e con il suo pubblico. Già oggi, molti candidati e invitati declinano; ma so accettano devono accettare anche il conduttore di quel programma. Il sospetto c che attraverso queste affermazioni si tenda a mettere nuovi picchetti». Anche Michele Santoro, il conduttore de «Il rosso e il nero» nel¬ l'occhio del ciclone dopo l'ultima puntata del settimèllo del Tg3, so la prende con le dichiarazioni di «quei leader politici cho delegittimano trasmissioni, giornalisti e Tg in tosta al gradimento pubblico» e lamenta cho «si sta spianando la strada alla distruzione della Rai, al monopolio dispotico dell'informazione da parto di Berlusconi e dei suoi alleati». Poche ore prima, Luigi Granelli, vicepresidente del Senato, aveva sollecitato «una iniziativa precisa» del presidente del Consiglio Ciampi contro «la violazione dello rege'.1 di obiettività, imparzialità e completezza della Rai-Tv»: «In tutte lo trasmissioni Rai - aggiungeva l'esponente del partito popolare, ricordando che già Martinazzoli aveva definito "Il rosso e il nero" una «fumeria di oppio» - si sta applicando il cosiddetto "teorema Santoro", presentando lo schieramento progressista come unico antagonista delle destre e di Berlusconi, mentre i protagonisti dello scontro politico sono molti di più». Ed è proprio Santoro a restare nel mirino dei giornalisti Fininvest. Paolo Liguori c Giuliano Ferrara lo sfidano ad un dibattito pubblico su quelle «cinque ore di linciaggio fatte nella sua trasmissione a Silvio Berlusconi». Ferrara rincara la dose dandogli «dell'ubriaco» e - in risposta a Liguori che chiede come sia possibile combattere il «santorismo» - avanza una proposta: «Togliamo i filtri giornalistici c diamo al pubblico una "Tv documento", corno quella di Emilio Fedo che ha mandato in onda la diretta sulla convenction di Berlusconi a Roma». In difesa del servizio pubblico, si schiera il leader della Quercia Achille Occhetto. «Contro la Rai sostiene - è in corso una campagna vergognosa». E minaccia di disertare le trasmissioni Tv. Replica Demattè: «Se così fosse, studicromo attentamente i programmi o li presenteremo ai telespettatori. Magari con qualche sedia vuota. Una soluzione che potrebbe riguardare anche tutti gli altri politici che, prima del segretario pds, hanno fatto analoghe minacce». Mario Tortello Claudio Demattè

Luoghi citati: Ferrara, Roma