Parla una vittima degli strozzini

Un commerciante ha deciso di denunciare la sua odissea, oggi andrà all'Ascom Un commerciante ha deciso di denunciare la sua odissea, oggi andrà all'Ascom Parla una vittima degli strozzini Ultima minaccia: lo diremo in piazza col megafono Vittima degli usurai, si sente vittima due volte. Piergiorgio vive in provincia e in questi casi abitare in paese è peggio: «Il ricatto degli strozzini è più facile perché hai il terrore che tutti vengano a sapere». Pochi giorni fa gli hanno detto: «Se non paghi arriveremo in piazza con un megafono e spiegheremo in che stato sei». Piergiorgio, commerciante, ha deciso di raccontare nella speranza che qualcuno lo aiuti a trovare una soluzione. Oggi andrà all'Ascom. Andrebbe anche in questura, se trovasse il coraggio. «Dopo il primo protesto, il direttore della banca non mi ha più concesso assegni per pagare i miei fornitori. Ma per le finanziarie sì e quanti. Teneva il mio carnet insieme con quelli di altri clienti nelle mie condizioni nella cassaforte del suo ufficio: li staccava e datava lui. In quattro anni me ne ha dati a decine». Delle società di prestiti private, Piergiorgio è diventato cliente fisso. Uno di quelli che corrono da una all'altra per fermare la valanga. «Ma i danni maggiori me li ha procurati l'istituto di credito di cui ero cliente per il mutuo della casa. All'epoca della denuncia dei redditi avevo chiesto un prestito alla sua finanziaria, ma quando ho incominciato a pagare il mutuo l'istituto non l'ha accettato. Il direttore mi ha detto che in primo luogo dovevo restituire il prestito concesso dalla loro finanziaria». Tra breve la casa andrà all'asta. «Non c'è stato niente da fare». Piergiorgio abita in provincia, ma le società prestasoldi ai quali si è rivolto sono per lo più torinesi: sempre gli stessi nomi. Come quello della P. alle Vallette. Il titolare, una persona che «parla a stento l'italiano, che minaccia, che arriva accompagnato da certi ceffi tremendi» è stato segnalato a La Stampa da altre vittime di interessi astronomici e di gravi intimidazioni. «Mi ha prestato tre milioni, facendomi compilare assegni per cinque da restituirsi entro tre mesi. Alla fine avevo potuto rendergli solo due milioni. Così ha preteso cambiali che non ho avuto la possibilità di pagare. Questo tizio è riuscito a inserirsi in un pignoramento che mi faranno a fine marzo: pretende sette milioni, dice che non potrò mai dimostrare di non aver ricevuto anche denaro contante. Com'è possibile una truffa del genere?». Piergiorgio parla della figlia, un'adolescente talmente provata dal clima di insicurezza e di paura nel quale ha vissuto gli ultimi anni, da non parlare più. «Quando ha compiuto 18 anni non voleva nemmeno che le comperassimo un vestitino nuovo. Sembra che non voglia più vivere».