Addio Feyerabend, anarchico della filosofia
Addio Feyerabend, anarchico della filosofia Scomparso a 70 anni in Svizzera il pensatore austriaco, epistemologo del pluralismo Addio Feyerabend, anarchico della filosofia Attaccò i dogmi della scienza, le sicurezze della logica E morto in Svizzera, assistito dalla moglie Grazia Borini, Paul Feyerabend, l'uomo (non amava l'etichetta di filosofo) che negli Anni 70 aveva scosso l'asfittico mondo degli studiosi della conoscenza scientifica con le geniali provocazioni della sua epistemologia anarchica. Nato a Vienna nel 1924, coltivò lo studio della fisica senza abbandonare la passione per il teatro e la letteratura, tanto che Brecht lo volle, invano, come assistente. Questa capacità di travalicare gli steccati dello specialista e di trovarsi a proprio agio con la meccanica quantistica quanto con l'agopuntura o il cinema, divenne la cifra del suo stile brillante e anticonformista. Il libro che lo rese noto in Italia, procurandogli anche la sgradita fama di irrazionalista, è stato Contro il metodo del 1975, pubblicato nel'79 da Feltrinelli con l'introduzione di Giulio Giorello che da noi fu il principale alfiere delle sue idee. In una Paese ancora sotto l'effetto del '68 quelle tesi sembrarono incarnare la più generale critica delle istituzioni. Feyerabend osava dire che la scienza non era poi così diversa da una Chiesa che imponeva i suoi dogmi con subdola violenza. Contro chi considerava i problemi della conoscenza «sub specie aeternitatis», ricordava che le idee hanno una storia, una storia fatta da uomini. Contro il metodo cominciava con questa raffica: «L'idea di un metodo che contenga principi fermi, immutabili e assolutamente vincolanti come guida dell'attività scientifica, si imbatte in difficoltà considerevoli quando viene messa a confronto con i risultati della conoscenza storica. Troviamo infatti che non c'è una singola norma (...) che non sia stata violata in qualche circostanza. Diviene anche evidente che tali violazioni non sono eventi accidentali, che non sono il risultato di un sapere insufficiente o di disattenzioni che avrebbero potuto essere evitate. Al contrario vediamo che tali violazioni sono necessarie per il progresso scientifico». Era un attacco frontale alla cattedrale simmetrica e ordinata della scienza, si diceva che la scienza era molto più trascurata e irrazionale della sua immagine metodologica. Anzi che il «tentativo di rendere la scienza più "razionale" e più precisa ha... la conseguenza di spazzarla via». La storia della scienza è invece «un'avventura intellettuale che non conosce limiti e che non riconosce regole, nemmeno le regole della logica». Insomma, la scienza è un impresa «essenzialmente anarchica». Queste sciabolate provocarono un bel marasma e non solo nel club degli specialisti. L'autore fu subito accusato di oscurantismo e di irrazionalismo. Così racconta lui stesso la storia in Dialoghi sul metodo (Laterza): «Non mi sarei mai aspettato che Contro il metodo furoreggiasse (...) Science, per esempio, mandò un fotografo apposta per ritrarmi con il mio poster di King Kong sullo sfondo. (...) Ignoro la maggior parte delle critiche che mi sono state rivolte, perché non leggo le riviste intel¬ lettuali (...) Fui sorpreso e commisi l'errore di lasciarmi trascinare nel dibattito. E' stato uno spreco di tempo e di energie». Ecco il Feyerabend uiscolaccio, «puer aeternus», che a Berkeley interrompeva le lezioni per portare gli allievi nel parco a imparare una danza della pioggia Hopi. «Ma dietro quest'immagine - dice Paolo Rossi, docente di storia della filosofia a Firenze, tra i critici più r.sr ' dell'epistemologia anarchica - c ora un filosolo serio, robusto, importante. E un uomo dolce e umano, che °ra un po' il contrario dell'immagine aggressiva che uno poteva farsi dai libri. Se si considera soltanto la fase più provocatoria del suo pensiero, quella di Contro il metodo, si possono avere delle riserve e proba¬ bilmente l'accusa di irrazionalismo è fondata. Ma, se lo s'inquadra in un contesto più ampio allora certe posizioni anche irrazionalistiche si sono dimostrate stimolanti e hanno contribuito a dare un salutare scossone al dibattito sulla scienza». Per Simona Morini, docente di filosofia della scienza a Siena, «molte critiche a Feyerabend nascono da un equivoco sulle sue tesi. Ha combattuto i dogmi della scienza, non la scienza in quanto tale. Alla scienza-istituzione opponeva il pluralismo dei punti di vista come unica garanzia del progresso della ricerca. La sua insomma è stata una battaglia antidogmatica ma non irrazionalista». Claudio Gallo Diventò celebre con il saggio «Contro il metodo» nel 1975: fu un «dolce provocatore» Paul Feyerabend, il filosofo austriaco autore di «Contro il metodo»
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