Allo sportello cadono le teste, Barucci parte dalla Bnl

Allo sportello cadono le teste, Barucci parte dalla Bnl I NOMI E GLI AFFARI Allo sportello cadono le teste, Barucci parte dalla Bnl Momento solenne. Ecco a voi i due primi processi per insider trading. Imputati: Luigi Busiello, titolare di una agenzia Fideuram, e Giuseppe Gennari, già spericolato finanziere. Udienza il 17 marzo per il primo, rinviato a fine aprile il secondo, perché il presidente Giuseppe Tarantola è occupato con maxi-Enimont. Poco eccitante il caso Busiello. Assai intrigante il caso Gennari, accusato di «manipolazione». Per via di uno strano equivoco sorto con Giovanni Auletta Armenise sul controllo della Banca Nazionale dell'Agricoltura, che Gennari era convinto di aver acquistato. Trattativa che aveva avuto come testimone (o advisor?) Agostino Gambino, celeberrimo avvocamo™ cato romano, a l'autosospeso quel tempo commissario, insieme a Pompeo Locatelli, di Federconsorzi. Anch'essa storico azionista di Bna. Mentre sullo sfondo si stagliava, ma forse non era così, Mazzotta l'ombra del nei guai gruppo Montepaschi guidato da Carlo Zini, che da anni era di Gennari coraggioso supporter. Materia impalpabile l'insider. Che perfino negli Stati Uniti, patria d'origine, "ra riuscita a dare del bel filo da torcere al celebre Rudolph Giuliani. Ma l'insider non è tutto. Sempre in nome de'la famosa trasparenza dei mercati, il ministero del Tesoro si accinge ad abbassare al 2% di possesso azionario la soglia di comunicazione obbligatoria per la Coinit di Sergio Siglienti e il Credit di Natalino Irti. Un tetto che trova d'accordo il presidente della Consob, Enzo Berlanda. E' questione di ore. Poi dalla scrivania di Piero Barucci partirà un'altra letterina. Destinatari: i vertici della Banca Nazionale del Lavoro. Oggetto: convocazione di una assemblea straordinaria per rinnovo del consiglio di amministrazione. L'autosospensione del presidente Giampiero Cantoni non basta. A meno di tre anni dall'Atlantagate, ecco un altro mega-scandalo investire la più grande banca italiana, e ripercuotersi, a catena, sul buon nome dell'intera categoria. S'impone un segnale forte. Il segnale, su cui sono d'accordo con Barucci sia il governatore Antonio Fazio che il presidente del Consiglio Carlo Azeglio Ciam- Ventriglia lotta in casa Fazio il governatore pi, è che in Bnl bisogna voltare pagina un'altra volta. Completamente. Il vicepresidente «reggente», Rodolfo Rinaldi, già presidente del Banco di Santo Spirito, è uomo di formazione e squadra an- dreottiana. Non più spendibile. I due amministratori delegati, Umberto D'Addosio e Davide Croff, non hanno colpe ma, è chiaro, non hanno vigilato con attenzione. E poi: una rondine non fa primavera, una sola testa non fa un segnale forte. E fortissimo deve essere perché, giù per li rami della «moral suasion», riesca ad arrivare ad altre banche. Tanto per dirne una, alla Cariplo, e all'altro grande «autosospeso», Roberto Mazzotta. Ma anche al Banco di Napoli dove, approfittando dello star poco bene di don Ferdinando Ventriglia, i due amministratori delegati, Giampaolo Vigliar e Pietro Giovannini, si sono lanciati in una gara al sorpasso che, se San Gennaro non ci butta un occhio benevolo, rischia di far finire entrambi fuori pista. E magari, in modo più sommesso, quel tam-tam potrebbe bussare al San Paolo di Torino, e a Gianni Zandano, chiamato in causa da Roberto Caprioglio per la Rayton Fissore. Un'azienda alla quale, per amicizia, tanti buoni democristiani avevano versato degli oboli. E chissà che alla fine, per similitudine, l'eco non arrivi fino alla Cassa di Risparmio di Torino, e al tavolo del presidente Enrico Filippi. Se la vicenda sulla fusione e sui conti della Su- Savona balpina (cara a la gran voglia Sergio Cusani) andrà avanti. Insomma un avvertimento, quello di Bnl, che coincide con una sorta di testamento spirituale dell'ultimo governo della Prima Repubblica. Compito ingrato, e non facile. Dove pescare i buoni fattori per le nuove semine bancarie? Uomini laboriosi, che guardino alle carte e non alla fama? Non nel parterre dei ministri, per via della diabolica leggina del '53. Che impedirà a Paolo Savona di tornare banchiere, sulla poltrona di Giampiero Cantoni. Mentre i fuochi dei falò bancari illuminano la fine della legislatu¬ ra, un altro falò è già rinviato alla prossima. Le telecomunicazioni, piatto ambito. Non è un caso se il presidente dell'Iri, Romano Prodi, ha deciso di sospendere la nomina dei due advisor per la privatizzazine di Stet. Come nominarli, senza sapere quale preciso mandato dar loro circa i destini del gruppo presieduto (fino a quando?) da Biagio Agnes? Dove, tuttavia, non è nemmeno escluso che, a scanso di sorprese del post-voto e nel filone «deontologico» di lasciare la casa in ordine, sorprese di altro tipo non siano in agguato. Ma certo, molte cose sono ormai in agenda per il dopo elezioni. Ad esempio, i particolari del piano di riassetto della galassia che fa capo a Silvio Berlusconi, ora guidata dal «reggente» Fedek Confalonieri. Dove i sindacati, e i dipendenti, attendono col fiato sospeso grossi tagli di organici. Valeria Prodi Sacchi prende tempo Ventriglia lotta in casa Fazio il governatore

Luoghi citati: San Paolo, Savona, Stati Uniti, Torino