«Le armi Qui la crisi non c'è» di Cosimo Mancini

Al Salone di Brescia aria di ottimismo. E anche nello sport trionfa il made in Italy Al Salone di Brescia aria di ottimismo. E anche nello sport trionfa il made in Italy «Le armi? Qui la crisi non c'è» Crescono i fatturati, l'export resta da capogiro UN SETTORE CHE «TIRA» CBRESCIA OME vanno le armi in Italia? Bene per i produttori, male per gli importatori, dicono al salone di Brescia. «Il mercato interno è stato penalizzato dalla sospensione della validità del porto d'armi per tiro a volo ai fini dell'acquisto delle armi. Questa decisione del Consiglio di Stato ha provocato una contrazione del mercato superiore al 30 per cento. La legge finanziaria ne ha di nuovo ristabilito la validità. «Con una legislazione interna così ballerina - spiega Pierangelo Pedersoli, presidente del Consorzio armaioli bresciani - i produttori preferiscono rivolgersi al mercato estero che assorbe la maggior parte del fatturato». Pedersoli è specializzato nella riproduzione di armi antiche, ad avancarica, costruite con tecnologia moderna. «Le nostre armi dice il presidente degli armaioli bresciani - stanno vincendo a mani basse le gare di tiro in tutto il mondo e siamo vicini ad un fatturato di otto miliardi». E' stato di 180 miliardi, l'anno scorso, il fatturato della Beretta. Venti miliardi più del 1992. Il 70 per cento della produzione va all'estero. Un terzo sono armi militari, il resto sportive. Due le novità esposte: Essential, un sovrapposto dal prezzo contenuto ed un'automatica piccola e potente, la Cougar. Ottimismo anche alla Luigi Franchi, coinvolta nel fallimento del gruppo industriale di cui faceva parte. «Abbiamo ripreso l'attività il 14 settembre del 1992, con diciassette dipendenti - dice il direttore generale, Giampietro Merigo - dopo l'ammissione all'amministrazione straordinaria. L'anno scorso abbiamo fatturato quattordici miliardi e mezzo, per il 90 per cento all'estero. Ora l'organico è di 80 persone e 96 sono ancora in cassa integrazione. Tra poco la fabbrica sarà messa in vendita e ci sono già parecchie offerte. In settembre avremo una nuova proprietà e nuove iniziative». Va a gonfie vele la Fiocchi che, come spiega il direttore commerciale, Mario Ge, è presente in tutte le nazioni sia tramite controllate che partecipate. La gestione, in loco, viene fatta da personale della stessa nazione, in un clima più sereno. Soltanto in Italia la Fiocchi fattura 100 miliardi. Recentemente si è avventurata nella produzione di pistole da tiro dinamico col marchio Tecnema. In questo settore emerge un altro produttore italiano che negli anni passati era conosciuto per la sua produzione a basso costo, Tanfoglio. «Il trenta per cento del tiro dinamico mondiale - dice il titolare della fabbrica, Massimo Tanfoglio - è nelle nostre mani. Nel 1990 abbiamo vinto il campionato mondiale di questa specialità. Esportiamo il 95 per cento della produzione. Un terzo va negli Stati Uniti ed un terzo nei Paesi del Mercato comune». Per soddisfare le esigenze dei tiratori professionisti si sono sviluppate imprese artigianali come quella di Roberto Dallera, di Gardone, che costruisce pistole da gara su richiesta del cliente e Pardini, di Lucca, un ex tiratore. Con una delle sue pistole il tedesco Schumann ha scritto il suo nome nel libro dei primati, con 596 centri su 600. Cosimo Mancini

Persone citate: Beretta, Giampietro Merigo, Mario Ge, Pardini, Pedersoli, Pierangelo Pedersoli, Roberto Dallera, Schumann

Luoghi citati: Brescia, Italia, Lucca, Ome, Stati Uniti