E Rutelli fa la spesa tra nemici e ammiratori di Maria Corbi
E Rutelli fa la spesa tra nemici e ammiratori E Rutelli fa la spesa tra nemici e ammiratori UN SINDACO IN VETRINA ' ROMA Rutelli, ammazza com'è bello», inizia così, con il commento di una fan la domenica del sindaco in giro per negozi. Al seguito, oltre al codazzo di fedelissimi, i due figli Giorgio, undici anni, e il piccolo Francisco. E' con loro che alle undici Rutelli varca la porta del grande magazzino Coin e traccia un primissimo bilancio: «Ho visto un bellissimo clima per Roma, con tanta gente per le strade». Sì, la gente c'era ma, fa notare qualcuno al sindaco, le serrande di molti negozi, soprattutto al centro, non si sono alzate. «E' ancora presto, aspettiamo, vedrete che alla fine i commercianti capiranno». Fine della dichiarazione. Rutelli vuole parlare poco e non vuole firmare prima del tempo il bilancio dell'apertura domenicale. «Adesso devo comprare le posate per casa, me le ha chieste mia moglie». E così si addentra nei reparti di Coin seguito da supporter d'eccezione. Con lui a promuovere la «domenica shopping» sono arrivati anche i quattro attori della Premiata Ditta. «Attenti al sindaco che si frega le creme», urla Roberto Ciufoli, ma la battuta cade nel vuoto. La gente è troppo attenta a lui, al sindaco. Lo osservano con attenzione: alle mamme piace perché ha i bambini al seguito, alle ragazze perché è belloccio. Ma c'è anche chi non gradisce, soprattutto fra le commesse. «Noi qui a lavorare e lui se ne va in giro», si lamenta una di loro. Rutelli chiede di comprare le posate più economiche. Gliene portano di semplici, con il manico bianco, un servizio per dodici. Quasi non le guarda, ma vanno bene e il sindaco si accosta alla cassa per pagare: 113 mila lire. Parole di incoraggiamento arrivano dal direttore di Coin, Serafini: «Se l'esperimento va bene assumeremo altra gente per rendere meno duri i turni di domenica». Rutelli sorride: «Vedete che avevo ragione io?», e poi esce, sempre in un bagno di folla per andare a vedere cosa succede a Cinecittà due, uno dei grandi centri commerciali alla periferia della città. Per arrivarci si passa per una delle strade a maggiore concentrazione di negozi, via Tuscolana. E' vuota, e le serrande, tranne qualche rara eccezione, sono chiuse Una vera e propri? serrata. Ma per Rutelli è un successo comunque: «I romani vogliono i negozi aperti e glieli daremo», taglia corto. E qui in puro stile clintoniano è tutto uno stringere di mani, salutare, rassicurare. ((Approviamo, approviamo», urla una signora che quasi si getta fra le braccia del primo cittadino. Si avvicina a Rutelli anche chi a novembre ha votato per Fini. Qualcuno serra le labbra, guarda storto e gira i tacchi, ma altri si avvicinano. Come Sergio Palombi, presidente dell'associazione commercianti di Cinecittà due, titolare di un negozio di biancheria intima. «Ho votato Fini - ammette - ma comunque Rutelli non è stata una delusione. E' giovane e ha le idee chiare. Mi auguro di aver sbagliato». Tra i non entusiasti delle compere sette giorni su sette c'è il personale dei negozi: «Sindaco - chiedono le commesse di Max e Co - non ci faccia lavorare tutte le domeniche». Una supplica che convince Rutelli a dire qualcosa sui progetti futuri. «Vedrete, si arriverà a una forma di autoregolamentazione. Le strade e i centri commerciale alla fine si metteranno d'accordo a tenere aperto a turno». Nella gimkana fra la gente i piccoli Rutelli riescono a pilotare il padre in un negozio di giocattoli. E papà Francesco accontenta il piccolo Francisco e Giorgio che torneranno a casa con un gioco da computer e una coppia di robot. Poi è la volta di una libreria dove il sindaco acquista due copie della favola Aladdin. Qui un poliziotto in borghese con l'aria smarrita placca Rutelli: «Sindaco, mia moglie fa la commessa in questo centro, ho un figlio piccolo che non ne vuole sapere di allontanarsi dalla madre e a me, che ho solo la domenica per stare in famiglia, mi tocca girare tutto il giorno per questi negozi». Rutelli comprende, da una pacca sulla spalla, ma è sempre più deciso: «Roma non è un paesello, è una metropoli. Il turismo ha delle esigenze che noi dobbiamo rispettare, pian piano ci abitueremo tutti a questa nuova situazione». Ma i piccoli e medi esercizi commerciali potrebbero non abituarsi. A loro questa situazione non piace proprio, pensano sia un regalo alla grande distribuzione - che d'altronde è stata la vincitrice nella giornata di ieri - e un serio danno per i loro affari. «Quando gli abbiamo proposto la turnazione - risponde Rutelli - siamo stati più che responsabili. Loro hanno detto no. E allora abbiamo scelto quest'altra strada, che a cose fatte, devo dire, preferisco. Anche se andrà perfezionata con forma di autoregolamentazione». Nel pomerigggio per Rutelli ancora negozi. Lasciati i figli a casa, è toccato alla moglie Barbara accompagnarlo a Fontana di Trevi. Qui sono state poche le serrande chiuse. Su una di queste spiccava il cartello: «Chiuso per shopping di Rutelli». Ma la battuta finale, negozi a parte, è toccata a Anna, romana da sette generazioni: «A Francò, datte da fa' che qui te fanno morì se no». Maria Corbi
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