Come il '48?Ma oggi c'è la tivù di Alberto Papuzzi

Come il f487 Ma oggi c'è la tivù Come il f487 Ma oggi c'è la tivù Dalle battaglie in piazza al video-ring IL VOTO CHE SPACCA IL PAESE EL 1948 l'Italia era ancora una nazione povera e non aveva la televisione, né di Stato né di Berlusconi: ecco la vera differenza fra le elezioni di allora e di oggi. Ma anche allora si fronteggiavano due grandi schieramenti, uno socialcomunista e uno anticomunista, con massima incertezza sull'esito della battaglia. «E' un nuovo '48» ha detto Martinazzoli, sabato a Firenze. Ha ragione? Ha torto? Fino a che punto gli scontri di oggi corrispondono al clima di quella storica campagna elettorale, raccontata in un romanzo di Enzo Bettiza e nell'Orologio di Carlo Levi? Il Fronte democratico popolare, costituito da pei e psi, si sentiva già la vittoria in tasca, dopo i successi del '46 (Costituente) e del '47 (amministrative). Tre parole d'ordine: «Pace Liberà Lavoro». Per simbolo un mito nazional-popolare: Giuseppe Garibaldi (si diceva infatti: «Vota Garibaldi»). La Democrazia cristiana di Alcide De Gasperi, presidente del Consiglio, che chiamava a raccolta i cattolici contro la paura dello stalinismo, inventò allora lo scudo crociato, che in un manifesto difendeva l'Italia dai colpi di falce e martello. Sempre tre gli imperativi: «Patria Famiglia Libertà». I due schieramenti si contendevano la libertà come adesso fanno con la democrazia. Ma il golpe a Praga dei tempestivi compagni sovietici fu una pugnalata alle spalle per Togliatti e Nenni, che non osarono condannarlo. La de andò a nozze con un manifesto in cui un gigantesco soldataccio sovietico calpestava i marmi dell'altare della patria. Senza televisione, furono le piazze i teatri di quella campagna elettorale. Invece di sedersi davanti ai teleschermi per Milano, Italia o II rosso e il nero, la gente andava a sentire i comizi. Giovanni Leone, allora candidato alla Camera nel col- legio Napoli-Caserta ne teneva anche dieci al giorno, dal mattino a mezzanotte. Chiudeva con un ispirato «Mane nobiscum Domine», resta con noi Signore. Il comizio era arringa, invettiva, predica, plagio, bagno di folla, folclore e spettacolo. Una sua variante era il contraddittorio, in cui sulla stessa piazza si misuravano due campioni degli opposti schieramenti (get- tonatissimi i religiosi). Qui si suonava Bandiera rossa, là in genere Fratelli d'Italia. «E' disposto Togliatti - insinuava De Gasperi - a deporre le armi che tiene nascoste?». Il capo dei comunisti annunciò invece di aver ordinato «un paio di scarpe chiodate per cacciare De Gasperi a calci nel sedere». Ma più dei discorsi dei grandi leader contavano le migliaia di comizi normali, in cui la politica diventava vita quotidiana della gente, con una partecipazione accesa che solo i leghisti sanno riprodurre. Capitava che nei comuni rossi non si lasciasse parlare il candidato anticomunista e che nei paesi cattolici i parroci organizzassero, il giorno che parlava il Fronte, la processione con la Vergine o il Santissimo. Il «microfono di Dio» Luigi Gedda, dell'Azione cattolica, fu il grande eroe della mobilitazione della gente comune. Pei e psi avevano le sezioni, Gedda rispose coi comitati civici che videro scendere in campo i pii, i giovani, le mamme. Per togliattiani e nenniani erano soltanto «masse d'ordine» e «voto borghese», ma furono loro a sconfiggere l'astensionismo, che era il reale pericolo per gli anticomunisti. Il Fronte giocò le sue carte contro le ingerenze degli Stati Uniti: in un manifesto Garibaldi caracollava alla testa delle camicie rosse: «Si scopron le tombe. Si levano i morti. Va fuori d'Italia. Va fuori o stranier». Ma Giovannino Guareschi disegnò per la de uno straziante soldato italiano che dietro i reticolati sovietici invocava disperato: «Mamma vota per me»: la famosa speculazione sui militari scomparsi nella campagna di Russia. Poteva non vincere l'Italia anticomunista? Il 18 aprile '48 la de ottenne il 48.5 per cento, il Fronte si fermò al 31.03 per cento: un trionfo schiacciante. Alberto Papuzzi Il de Leone teneva ogni giorno dieci comizi Togliatti minacciava di prendere a calci Alcide De Gasperi m wgmmmmimmimm m Due manifesti del '48 nella campagna elettorale più infuocata per l'Italia