Elezioni fuoco incrociato Rai-Fininvest

Divampa la polemica sugli spazi ai candidati. Presentati 320 simboli, battuto ogni record Divampa la polemica sugli spazi ai candidati. Presentati 320 simboli, battuto ogni record Elezioni, fuoco incrociato Rai-Fininvest Occhetto: se continua così addio tv ROMA. La Destra e la Sinistra. Il clima infuocato. La crisi economica, la gente esasperata, scandali, arresti, soldi neri. E, soprattutto, la Televisione. E' lì che si gioca tutto lo scontro elettorale 1994. Con una Raitre che, fra satira, dibattiti e telegiornali, sempre più spesso attacca il Cavalier Berlusconi. E una Retequattro che ha concesso ore di diretta all'ex presidente, e a ogni pie sospinto accusa la tv di Stato di essere in mano ai comunisti. Ieri Occhetto è sbottato. «E' in corso una vergognosa campagna che vuole terrorizzare la tv di Stato, con il dire che il pds la farebbe da padrone nei principali contenitori e dibattiti tv». Pensa, il segretario del pds, alla pesante accusa di Berlusconi, che aveva detto: «Un ente che si sostiene con il denaro di tutti non dovrebbe essere l'organo ufficiale di un partito. Finita la lottizzazione, avviata la nuova repubblica, il Tg3 non può diventare l'organo del pds e della sinistra». Ma pensa anche alle dichiarazioni di Martinazzoli: «E' inutile che Santoro mi chiami: io non vado in quella fumeria d'oppio. Noi non siamo per la rissa tv. Vorrei che la tv ci riprendesse nei comizi mentre parliamo con gente vera e non mediati da mezzi busti o facce di bronzo». Ieri, evidentemente, Occhetto ne ha avuto abbastanza. «Affermazioni del tutto false, volte ad escludere il pds da ogni dibattito». La pietra dello scandalo, nei giorni scorsi, è stato un «Milano Italia» in cui il segretario del pds incontrava quattro donne per parlare di progressisti e politica femminile. «Uno spot elettorale» secondogli avversari. «Una trasmissione di carattere non strettamente politico» dice lui. E sottolinea che «per il resto non ho avuto modo di partecipare a confronti diretti con nessuna forza politica, né a Al voto al voto né al Rosso e nero né a Milano, Italia. Se questa campagna di falsificazione dovesse continuare, preferirei, piuttosto che partecipare al caotico arrembaggio dello schermo, ritirarmi da qualsiasi esibizione, in attesa di una chiara regolamentazione». La verità, secondo Occhetto, è che la campagna anti Raitre mira a far disertare i dibattiti. Risultato? «E' impossibile confrontare i reciproci programmi con i dirigenti nazionali e con i segretari dei diversi schieramenti». Ma la televisione vive di vita propria e sempre meno sta a sentire le opinioni dei segretari di partito. E così ieri, in barba ad ogni proclama di Rai neutrale, a «Tunnel» i due fratelli terribili Sabina e Corrado Guzzanti attaccavano allegramente il Cavaliere: lui impagabile imitatore di Emilio Fede che dai suoi tg fa smaccata propaganda. Lei un azzimato Silvio Berlusconi nel suo messaggio alla Nazione. Ma anche lo spot «Sforza Italia» e il «CaraLoche» che non risparmia il mito della Fininvest Fiorello. Intanto il folletto Fabio Fazio dal suo contenitore pomeri- diano «Quelli che il calcio...» non si stanca di parafrasare lo slogan di Forza Italia. «Forza Sampdoria, per un nuovo miracolo italiano». Battere il Milan, naturalmente. Lo scontro in video coinvolge anche i quotidiani, segnatamente «Il Giornale» che, in un editoriale di Vittorio Feltri, intitolato «Il banchetto degli sciacalli», stigmatizza il modo con cui molti organi di informazione hanno riportato la notizia dell'arresto di Paolo Berlusconi, in particolare «alla Rai di Milano l'edificio marmoreo è rintronato per gli scroscianti applausi degli imparziali e distaccati rappresentanti del servizio pubblico». «E' una malevola invenzione», ribatte Roberto Costa, vicedirettore della sede milanese. «Possiamo rassicurare il collega Feltri che qui nessuno ha applaudito per l'arresto di Paolo Berlusconi. Siamo solo attenti a fare bene il nostro mestiere e a non trasformare l'informazione in un campo di battaglia. E questa dovrebbe essere la preoc- cupazione di tutti». Feltri resta sulle sue posizioni: «L'applauso c'è stato e ci sono testimoni che lo possono confermare». E chiude sardonico: «Mi dispiace per Costa, che non l'ha sentito. Forse il dottore era fuori stanza». In confronto, il clima al Viminale ieri era idilliaco. Scadeva il termine per consegnare i simboli, se ne sono viste di tutti i colori: dallo stemma pugliese «Il vento del Sud - Viva Zapata», cui piace rappresentarsi con l'immagine di un «campesino» messicano completo di poncho e sombrero, che regge nella mano destra una colomba. Alla lista «Vespri siciliani»: una mano segnata dal lavoro nei campi che stringe un fico d'India. Nelle cinque bacheche in cui sono stati esposti risultavano presentati ben 320 contrassegni, un record storico. Il più speranzoso viene dalla Basilicata. «Cristianamente riprendiamo a dialogare» Raffaella Silipo | | Achille Occhetto e, a lato. Sabina Guzzanti nei panni del Cavaliere Feltri: applausi ariti-Berlusconi al Tg di Milano

Luoghi citati: Basilicata, India, Italia, Milano, Milano Italia, Roma