Perché mia sorella Jackie è la più grande delle First Lady

«Di Onassis certo non la attirava il denaro ma quel senso di potere che emanava» «Senza di lei John Kennedy non sarebbe diventato quel grande Presidente che è stato» Perché mia sorella Jackie è la più grande delle First Lady pi; IL FRATELLO RACCONTA WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Neppure «Yusha» sapeva. Spera di cuore che la malattia di Jackie non sia grave e chiamerà la sorella per farle gli auguri con un qualche imbarazzo, perché sa come lei detesti parlare di cose personali. «Non è un cliché, lei ha davvero un'ossessione per la privacy», dice al telefono dalla sua casa di Newport, in Rhode Island, Hugh Auchincloss III, detto Yusha. In fondo, è proprio per difendere la sua privacy che Jacqueline Kennedy Onassis ha reso pubblica la notizia del cancro che l'ha colpita e delle cure che sta seguendo: correvano già delle voci che, secondo lei, era opportuno ridimensionarle prima che i «tabloid» sparassero titoli sensazionalistici. Ha funzionato. A parte il «New York Post», i giornali americani hanno trattato la notizia con grande rispetto e toni sussurrati. Yusha, fratellastro di Jackie, l'ha appresa così e adesso la sua mente torna indietro a più di 50 anni fa. «Io vivevo con mio padre a Merrywood, la tenuta di famiglia a McLean, Virginia, quando mio padre cominciò a uscire con Janet». Janet Lee Bouvier, madre di Jacqueline e Lee, aveva divorziato da meno di un anno dal suo primo marito Jack Bouvier, uomo d'affari di buona famiglia, ma cacciatore di sottane e bottiglie. Di «Hudgie» Auchincloss, padre di Yusha, la affascinava la solida maturità, nonostante fosse di sette anni più giovane de! primo marito. «Janet venne a farci visita a Merrywood nel Natale di quell'anno con Jackie e Lee, la figlia più piccola», racconta Yusha. «Jackie aveva 12 anni e io un paio di più, che a quell'età ò parecchio. Era molto carina, ma anche estremamente simpatica o sveglia. Cosi, nonostante la differenza d'anni, confesso che provai una grande attrazione per lei. Poi diventammo grandi amici». Gli Auchincloss ricambiarono la visita andando a New York e infine, al matrimonio tra Janet e «Hudgie», Yusha fece da testimone per il padre nel corso di una cerimonia estremamente privata. Le occasioni per incontrare Jackie e rinsaldare l'amicizia aumentarono. «Era molto brava a scuola, con una particolare passione per storia e arte, oltre, ovviamente, all'equitazione. Tutti volevano stare con lei. Era bella, brava, aveva una grande gioia di vivere e ballava benissimo». Che cosa? «Il fox-trot, allora non c'era ancora il rock'n'roll. Io ballavo malissimo, ma con lei avevo addirittura la sensazione di guidare. Invece era lei che guidava, naturalmente». Che altro ricorda di allora? «Non andavo bene a scuola, a differenza di lei. Volevo mollare e andare nei Marines. Jackie mi scrisse una lettera. Mi incoraggiò a andare avanti e a lavorare duro. Fu molto importante per me. Da allora fu più un'amica che una sorella». Passaste molte vacanze in- sieme? «Sì, certo. Ma ne ricordo soprattutto una. Durante gli anni dell'università - erano i '50 - lei era a Parigi, alla Sorbona. L'andai a trovare, poi con amici comuni facemmo un viaggio in Scozia e Irlanda. La mia famiglia è di origini scozzesi, ma lei stupì tutti con la sua conoscenza della storia, una passione che aveva in comune con Jack». Quando e come incontrò John Kennedy? «Lei ottenne una seconda laurea a Washington, mi sembra all'American University. Poi le venne offerto un lavoro, come fotografa e giornalista per il Washington Times Herald. Una sera Charles Bartlett del Chattanooga Times organizzò una cena per il suo amico Jack e la invitò. Lei fu subito attratta da lui e viceversa. Poi andò a intervistarlo nel suo ufficio e cominciarono a uscire insieme. Lo aiutò molto nella sua carriera politica. Ho lotto parecchi discorsi che lei ha scritto per lui». Ma lei era democratica? «Niente affatto. Era repubblicana, come tutti noi, del resto. Ma le piaceva Jack. Intuì che sarebbe diventato un uomo importante. Ha sempre avuto una grande passione per gli uomini che fanno cose importanti. Allora ammirava molto il presidente Eisenhower e il generale MacArthur. In seguito ammirò molto il generale De Gaulle, che ricambiava con calore». Come fu il suo rapporto con la famiglia Kennedy? «Non credo certo provasse grande ammirazione per il padre e neppure per la madi e e probabilmente viceversa. Ma lei teneva loro testa. Non ha un carattere dispotico, ma forte si. E' un tipo che ha sempre detto quello che pensa. A parte Jack, era certamente molto legata a Robert, soprattutto dopo l'assassinio di Dallas. Senz'altro ha sempre considerato Ted una figura minore, rispetto ai due fratelli». Le piaceva essere first lady? «Sicuramente si, ma soprattutto perché era affascinata dall'impresa di far ridiventare la Casa Bianca come era alle origini. Fece grandi ricerche in merito. Più in generale, non credo che Jack sarebbe stato il presidente che è stato senza di lei. Non credo neppure che sarebbe diventato presidente senza di lei. E non lo dico perché le voglio bene». Cosa sapeva dei tradimenti di Jack? Ne soffriva? «Non me ha mai parlato, ma io credo che queste storie siano state molto esagerate. Insieme sembravano molto innamorati l'uno dell'altra». Fu sorpreso quando Jackie decise di risposarsi con Aristotele Onassis? «Francamente sì, anche perché non sapevo niente. Mio padre fu il primo a raccogliere delle voci». Cosa trovava in Onassis? «Tutti dicevano che fosse un uomo molto affascinante. Mi ricor¬ do che pranzai con loro al 21 di New York e che lui non mi fece affatto questa impressione. Ma stava già male e pochi mesi dopo morì. Credo che Jackie fosse paradossalmente attratta dalla grande privacy che la ricchezza di Onassis poteva garantirle. L'aereo privato, l'isola». Quindi era attratta dal suo danaro... «Innanzitutto, quando lo ha sposato, lei era molto ricca. No, penso fosse affascinata dall'uomo e dal potere che promanava». Poi il suo compagno attuale, Maurice Tempelsman: ricco sì, ma né famoso né potente. Cosa ha trovato in lui? «Un grande amico, una persona molto affettuosa, riservata e intelligente. Non so neppure fino a che punto sia amore. Lui è un ottimo compagno». Vuole dire che l'unico grande amore di Jackie è stato John Kennedy? «Non mi direbbe mai una cosa del genere, ma penso proprio di sì». Le risulta che Jackie stia scrivendo un'autobiografia? «No, che io sappia. Ma vorrei lo facesse. Sarebbe estremamente interessante sapere la sua parte della storia, proprio perché ha parlato e parla così poco. Ma, per adesso, le faccio solo tanti auguri. Immagino che cosa ha dentro. Lo sa che Jackie, a parte l'assassinio del marito, ha avuto una vita molto difficile? Le morì una sorella proprio di cancro. Lei diede moltissimo sangue per lei». Paolo Passarini «Di Onassis certo non la attirava il denaro ma quel senso di potere che emanava» «Ha l'ossessione per la privacy Io stesso ho saputo della sua malattia ieri dai giornali Ora dovrò chiamarla per farle gli auguri» Qui accanto una recente immagine di Jackie. A destra con il secondo marito Aristotile Onassis A destra Jacqueline First Lady A sinistra con il marito John Kennedy e la figlia Caroline

Luoghi citati: Dallas, Irlanda, New York, Parigi, Rhode Island, Scozia, Virginia, Washington