Berlino, killer russi per gli antiquari di icone di Emanuele Novazio

Berlino, killer russi gli antiquari di icone La mafia moscovita uccide chi non paga quarto pattuito per le opere trafugate dall'ex Urss Berlino, killer russi gli antiquari di icone Sindrome da Chicago Annido, con furiose sparatorie in strada BONN DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Due omicidi in poco meno di due mesi, e sempre nel pieno centro di Berlino. Due vittime scelte con cura, fra i principali galleristi specializzati nella compravendita di icone. Un bottino valutato in due milioni di marchi. E un sospetto sempre più fondato: la mafia russa all'assalto di una città già assediata da bande criminali di varia provenienza e da una delinquenza sempre più diffusa che ammette la polizia - ha fatto di Berlino la capitale tedesca del crimine. L'ultimo omicidio è di pochi giorni fa- la vittima, Abraham Gleser, era un ebreo russo di 56 anni. Due uomini l'hanno aggredito nella sua galleria sul K'Damm e l'hanno ucciso con tre colpi di pistola alla testa. Se ne sono andati con una settantina di icone. In dicembre, il primo omicidio: anche questa volta la vittima è un gallerista, Vitali Liachovski, cinquantacinque anni, immigrato in Germania dalla Russia e titolare di due negozi di antiquariato, a Berlino e a Milano. I killer lo hanno aspettato sotto casa e lo hanno ucciso - anche lui - con alcuni colpi di pistola alla testa. Secondo i vicini, negli ultimi tempi Liachovski aveva ricevuto «molte visite Qi oersone dell'Est Europa». Ma sono i colpi alla testa a togliere ogni dubbio: è questa la firma della mafia russa, sostiene uno dei responsabili della squadra omicidi, Manfred Vogt. La stessa che l'anno scorso ha segnato, in Russia, l'assassinio di diciott.o persone collegate con il traffico di icone. Una svolta potrebbe venire dall'arresto di un giovane russo di origine polacca, Anatol Roxmann, fermato la scorsa settimana a Berlino ma ricercato anche in Russia e in Austria: sarebbe lui l'anello fra la banda di killer - quasi certamente arrivati dall'estero e ripartiti subito dopo l'on:icidio - e i due galleristi. Uccisi, forse, per aver rifiutato di pacare la mazzetta agli abituali fornitori di icone, fatte uscire clandestinamente dalla Russia. Ma mentre gli altri venti mercanti russi di Berlino lavorano sotto la si retta protezione della polizia, la città teme un'inasprirsi della «guerra delle icone». Soltanto per caso alcuni passanti non sono stati feriti, durante l'assalto al negozio di Gleser. Mentre fuggivano, i due assassini hanno minacciato d; uccidere altri. E' da mesi, del resto, che Berlino si sente assediata dalla criminalità e deve sopportare sparatorie in pieno centro: dall'inizio dell'anno gli omicidi sono <;ati sedici, e a parte la mafia russa la capitale tedesca è sotto il tiro di quelle jugoslava e vietnamita (sono tre le sue vittime più recenti), che non esitano a regolare i conti per la strada. Se la criminalità organizzata diventa «sempre più violenta», come denuncia il capo della polizia Hagen Saberschimsky, è però l'esplosione di una violenza quotidiana estesa e gratuita ad allarmare soprattutto gli abitanti della metropoli tedesca. La maggior parte delle sedici persone uccise quest'anno sono vittime di giovani sbandati, di folli o di killer occasionali, incensurati: gente che non ha esitato a mutilare in modo orrendo le vittime, a decapitarle o addirittura farle a pezzi. E' accaduto a un barbone, a una ragazza di diciassette anni, a un vecchio di 85 anni che viveva in un ospizio. Adesso, c'è anche un numero verde: dà consigli a chi vuole difendersi. Emanuele Novazio

Persone citate: Abraham Gleser, Hagen Saberschimsky, Manfred Vogt