«li pci ho bisogno di miele»

«li pei ho bisogno ili miele» «li pei ho bisogno ili miele» Cusani: Formica ci consigliò di pagare IL FINANZIERE IN TV AL processo che porta il suo nome, «i politici, anche se non tutti, sono stati più sinceri dei manager, forse anche perché la loro posizione era più compromessa». Lo ha detto Sergio Cusani in un'intervista al Tgl, la prima rilasciata da quando è stato coinvolto nella vicenda della maxi tangente Enimont. Dottor Cusani, lei ieri ha presentato un memoriale di 74 pagine. Perché non ha fatto nomi? «Io ho impostato tutta la mia vita professionale sulla riservatezza. Mi sarebbe stato più facile fare il contrario, ma sarei entrato in conflitto con me stesso. Io un impegno l'avevo preso: di far quadrare i conti. L'ho mantenuto». Però un nome lo fa, è quello del pei. Perché? «Questa questione del pei riguarda uno spezzone di questo processo che porta il mio nome ed in particolare la defiscalizzazione. Berlini, fiduciario svizzero della famiglia, mi fece pervenire, su ordine di Cardini, un miliardo in contanti a MOano. Gardini mi disse che serviva per l'opposizione. Io portai questi soldi negli uffici di Roma di Gardini presso l'Ara Coeli. Questa questione qui del partito comunista è una questione che m'incuriosì; non mi quadrava, ma invece aveva una spiegazione, una logica che lui mi dette. Faccio un passo indietro. Mi aveva pregato di accompagnarlo dall'on. Rino Formica ministro delle Finanze. Il ministro Formica confermò l'impegno del governo a mantenere la pro¬ messa sulla sospensione d'imposta. Lo disse, bisognava cercare però uno strumento diverso, che non fosse quello del decreto legge, ma quello del disegno di legge sul quale coinvolgere anche l'opposizione. Questo per Gardini fu un grande risultato. E aggiunse che però ci voleva del miele, anche per le opposizioni. Aveva una logica Gardini. In effetti lui era stato imbrogliato dal governo e da partiti che facevano parte del governo. E quindi, in modo molto realista, giocava di sponda con l'opposizione. Ho letto la difesa del pei che dice che si è sempre opposto ai decreti leggi, ma c'è un momento fondamentale che era queUo del 21 dicembre 1989. Quel giorno si squagliarono tutti: maggioranza e opposizione. Fu il giorno dell'ignavia». Lei si è dichiarato disponibile a restituire all'autorità giudiziaria circa 35 miliardi. Si ritiene finito? «Dunque, per quanto riguarda la restituzione dei 35 miliardi, lunedi mattina verranno messi a disposizione del tribunale 20 miliardi; nel più breve tempo possibile verrà messo a disposizione anche il resto. Voglio chiarire che non sono soldi miei. Per quanto riguarda il problema della mia professione...». Del suo futuro... «...del mio futuro, certo, non mi mancano certamente le offerte e le proposte di lavoro, ma a me non interessano più. Intendo fare qualcosa di diverso da quello che ho fatto durante questi anni che sono stati anni stressanti per me. Ho condiviso certamente insieme con i miei clienti, non soltanto con Gardini, ma con tanti altri, le loro strategie, i loro disegni, ma questo è un gioco che proprio non m'interessa più. Intendo fare qualcosa per pagare quello che io ritengo un i debito sociale, a modo mio cercando di salvaguardare il rispetto della mia famiglia e dei miei amici». Ma com'era il Gardini che conosceva lei? «Io ho condiviso il sogno di Gardini. Mi sono allontanato da Gardini nel momento in cui lui si è sentito sconfitto sulla vicenda Enimont e ha cercato di inglobare il Gnippo Ferruzzi, che era di proprietà dei quattro fratelli, in una parte del suo Gruppo, Gruppo Gardini; un gruppo che lui voleva fondare con il suo nome. In quel momento io ho fatto una scelta di carattere professionale». [r. i.l Sopra, il finanziere Sergio Cusani intervistato ieri sera dal Tg I A destra, l'ex ministro Rino Formica

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