Hanno rubato «il grido» del mondo di Guido Ceronetti

Il quadro di Munch è, con «Guernica» di Picasso, uno dei dipinti più celebri Il quadro di Munch è, con «Guernica» di Picasso, uno dei dipinti più celebri Hanno rubato «il grido» del mondo SENTO che a Oslo, nel museo sicuramente ben protetto (fu inaugurato appena trent'anni fa) che la città ha dedicato all'artista, è stato rubato «Il grido» di Edvard Munch, uno dei quadri più celebri del mondo. E' un grido che tradirà i ladri, e non porterà fortuna allo stolto compratore; ma se anche non fosse ritrovato, «Il grido» è indimenticabile, e lo si trova dappertutto, sulle cartoline, sulle copertine... Ed è, insieme a «Guernica» di Picasso, uno dei più brutti quadri del mondo: ce ne sono pochi di così celebri e di così brutti. Anche «Guernica» è un grido, ma non della stessa for- za; «Guernica» non ha proiezione metafisica, «Il grido» è trascendente. E poi, un grido è di solito privo di bellezza. Più è autentico, meno è bello. «Dio mio Dio mio perché mi abbandoni?» non ha bellezza, eppure è un grido forte come la morte. Ci si trova di fronte ad un brutto quadro, ma ad una pienezza di significato che bene aiuta a sopportarlo. C'è qualcosa di magnetico in quella bocca ovoide che, in un paesaggio crudamente affrettato e febbrile, emette il suo grande grido visivamente trascritto in un vortice di linee ondulate che si dilatano infinitamente. Una parentela ideale, tra le pitture che fermano il meditante, ce l'ha col «Cielo stellato» di Van Gogh, dipinto due o tre anni prima, la cui grandissima bellezza diventa quasi trascurabile di fronte alla quantità di pensieri che sveglia, come diventa trascurabile, rispetto alla forza emanata, la bruttezza del «Grido». Munch, naturalmente, aveva ascoltato il dolore del mondo negli astri e negli alberi di Vincent, e l'aveva portato con sé, nel Nord. «Il grido» può essere definito una rivelazione acustica, registrata figurativamente. Era l'epoca dei primi cilindri incisi di Cros e di Edison: qui la registrazione è su tavola e le linee ondulate color sangue ne sono il tracciato visibile. Esiste qualcosa di simile? Non so, ma è poco probabile. Munch stava camminando, di sera, non lontano dalla città, in alto sopra il fiordo (visibile sul fondo), sotto nuvole di tramonto «che urlavano» e improvvisamente sentì un grido, nel silenzio del corpo, e quel grido che lo trapassava come la lancia di Longino si dilatava attraverso tutta la natura. Si tratta di una rivelazione assoluta, perché quel grido era senza specialità, non chiedeva, non invocava, non rimproverava, era grido soltanto, puro grido, niente altro che grido. Veniva da un abisso senza fondo, attraversava la vita, portava lontano lontano, dove nessuna sonda spaziale potrà mai arrivare, la sua testimonianza di lacerazione metafisica, di pena oscura comune, non soltanto umana. Questo fu nei 1893. Due anni dopo Munch no eseguì una litografia, anche questa al museo di Oslo, segno evidente che il grido di quella sera aveva inciso in profondità lui stesso, per primo. Un vero ascolto non è HiFi... Quel grido che attraversò Edvard Munch non è inudibile, si può acchiapparlo quando, per miracolo, i rumori che ci torturano cessano. 1 suoni delle foglie immobili e dello Pulsar sono una parte di quel grido, che non poteva essere umanamente registrato che a quel modo. Guido Ceronetti SERVIZI A PAG. 14

Persone citate: Cros, Edvard Munch, Munch, Picasso, Van Gogh

Luoghi citati: Oslo