Allarme discoteche «Così si chiude» di Gabriele Ferraris

Allarme discoteche «Così si chiude» Protesta contro i circoli privati Allarme discoteche «Così si chiude» L'han giurato: se le cose non cambiano sono decisi a restituire le licenze e chiudere bottega. «Mandando a spasso tremila dipendenti» aggiunge Enrico Cogerino, proprietario della discoteca «Bagatelle» e presidente provinciale del sindacato dei gestori delle sale da ballo. Causa della protesta il crescente malcontento contro le norme: la conseguenza è che entro l'anno i 92 dancing di Torino, e i 220 della provincia minacciano di abbassare le serrande. Per sempre. Lo dichiarano Cogerino e i suoi colleghi, «sramsma La rabbia nasce dalla curiosa situazione dell'«industria delle danze» in città: si sono moltiplicati i circoli privati che Cogerino definisce «sedicenti», e che - a suo avviso - altro non sono che normalissime balere. Tuttavia lo status «privatistico» li esenta dai lacci e lacciuoli che regolano l'attività dei ritrovi pubblici. «Noi - spiega Cogerino - abbiamo investito patrimoni per adeguarci alle norme di sicurezza; paghiamo le tasse fino all'ultima lira; dobbiamo rispettare orari di chiusura rigidi; adeguarci a ogni leggina. I circoli privati no. E mi sta benissimo se si tratta di vere associazioni culturali, sportive, politiche. Ma ci sono decine di aziende commerciali che offrono un servizio in nulla e per nulla diverso dal nostro, e godono della totale assenza di qelle norme che ci legano. Alcuni neanche rispettano le poche disposizioni vigenti: ad esempio, il divieto di esporre un'insegna, o di aprire un bar sulla strada, o di vendere le tessere associative insieme con il biglietto d'ingresso. Una concorrenza sleale insomma. I circoli privati a Torino sono almeno 250. Molti non appaiono - neppure al visitatore più attento - diversi da un'ordinaria sala da ballo. La polemica dura da anni: adesso pare che la misura sia colma. «Non rinnoveremo !e Eppi tornon rina diveincin cr ure nesi unciano rtirsi: assi scita licenze se entro il 30 novembre non arriverà una legge che distingua i circoli privati veri da quelli di comodo, facendola finita con questi ingiustificabili privilegi» ripete Cogerino. La protesta potrebbe estendersi a tutto il Piemonte e alle altre regioni. Oggi i proprietari delle discoteche hanno altri motivi di malumore: «E' Carnevale - dicono - e chiunque si sente in diritto di organizzare veglioni ovunque: si balla nei ristoranti, negli ipermercati, nei capannoni, nei saloni espositivi, negli alberghi. E noi, soltanto noi, dobbiamo pagare fior di imposte per svolgere la stessa, identica attività». Il bello è che nonostante la crisi - gli incassi del '93 restano soddisfacenti: «Potrebbero essere cresciuti, a una prima stima, di circa il 10 per cento rispetto al '92: e noi non aumentiamo i prezzi da anni. Anche se crescono le spese e le tasse». Che i torinesi non rinuncino a divertirsi lo confermano i dati di quasi tutti i settori dello spettacolo: il Teatro Stabile segnala una sostanziale tenuta degli abbonamenti (8150 quest'anno, 8500 nel '92), al Regio le presenze salgono da 114 mila spettatori a 150 mila, con quasi 900 milioni in più d'incasso. Al cinema è quasi boom: in settembre (alla ripresa della stagione) gli spettatori erano passati dai 216 mila del '92 a 281 mila (+ 29,92%), in ottobre da 354 mila a 397 mila (+ 12,11%), in novembre da 296 mila a 334 mila (+ 12,57%). Soltanto in dicembre c'è stato un calo: meno 9,76 per cento, da 1.368.634 presenze a 1.234.923. Ha suscitato malumore la decisione di alcune sale (si tratta di 14 schermi in città) di limitare le riduzioni Aiace ai soli giorni di martedì e mercoledì: è la prima conseguenza del ritorno dei torinesi al cinema? Gabriele Ferraris Eppure i torinesi non rinunciano a divertirsi: incassi in crescita

Persone citate: Cogerino, Enrico Cogerino

Luoghi citati: Piemonte, Torino