le traversie del tedoforo di Cristiano Chiavegato
le traversie del tedoforo le traversie del tedoforo Dalla caduta di Caroli a Cortina al saltatore Fidjestol in ospedale LILLEHAMMER DAL NOSTRO INVIATO Da quasi due anni attendeva con gioiosa trepidazione il suo grande momento: l'enorme folla con gli occhi rivolti al cielo, uno splendido volo nell'aria frusciante, l'atterraggio perfetto con la fiaccola accesa. Poi il passaggio del testimone al principe ereditario Haakon, che accende il fuoco olimpico in un tripudio di applausi. Ma il sogno si è infranto giovedì pomeriggio, quando Ole Gunnar Fidjestol è caduto goffamente nell'ultimo salto di allenamento dal trampolino di 120 metri. Una brutta botta. Forse oggi, se il collo non gli farà troppo male (è uscito solo ieri dalla clinica), riuscirà a vedere in tv Stein Gruben, il suo sostituto, chiamato in extremis per svolgere il compito di ultimo tedoforo di Olimpia. La storia dei Giochi invernali è piena di personaggi sfortunati o baciati dalla buonasorte. Fra gli spettatori dell'odierna cerimonia d'apertura ci sarà, come ospite d'onore, anche Birgen Ruud, altro saltatore norvegese. Lui sì che venne aiutato dalla sorte. Quando a Garmisch, nel 1936, vennero disputate per la prima volta anche le gare di sci alpino, gli venne chiesto di fare la discesa. Lui accettò e incredibilmente vinse, contro tutti i pronostici e scatenando anche l'ira di un certo Adolf Hitler, che poi venne nuovamente beffato dai successi di Jesse Owens a Berlino nelle Olimpiadi estive. Non andò tanto bene, invece, al pattinatore italiano Guido Caroli, che aveva il compito di tedoforo finale a Cortina nel '56, dopo le staffette di Zeno Colò e Roberto Lacedelli. Caroli doveva fare un giro di pista sui pattini. Anche lui si era preparato minuziosamente, ma non sapeva, poveretto, che ai Giochi debuttava la diretta tv: incespicò clamorosamente su un cavo teso a terra come una trappola. Fu bravissimo a riprendersi, ma che figuraccia. Più fortunata, ma anche abilissima, era stata 4 anni prima a Oslo la sciatrice americana Andrea Mead Lawrence, favorita dello slalom. Cadde, risalì di quattro passi e finì la 1a manche in netto ritardo. Ma nella 2a fece una discesa alla Tomba: miglior tempo e medaglia d'oro. Da libro Cuore invece l'episodio che nel '64 a Innsbruck vide protagonista il nostro Eugenio Monti. Al «rosso volante», noto per il suo caratteraccio, si rivolse il suo grande rivale, l'inglese Nash. «Eugenio - gli disse poco prima dell'ultima discesa -. Ho rotto un bullone del mio bob e, se non ne trovo uno di riserva, devo ritirarmi». «Te lo do io» rispose l'azzurro. Nash vinse e Monti fu terzo, preceduto anche da Zardini. Per questo gesto, Monti ebbe il premio Fair-Play De Coubertin dal Ciò. E 4 anni dopo, a Grenoble, prese l'oro nel bob a due e a quattro. In Francia nel '68 ci furono momenti di imbarazzo quando De Gaulle, incaricato di aprire i Giochi, si rifiutò di pronunciare la formula ufficiale «Proclamo l'apertura dei Giochi», dicendo invece «Apro i Giochi». Oggi, dalle 16, nella Cerimonia d'Apertura non dovrebbero invece esserci sorprese. Gli organizzatori hanno preparato una festa delicata. Ci sarà un ricordo per Sarajevo (ma non il minuto di silenzio proposto da Carraro), presente il sindaco della capitale bosniaca Muhamed Kresebljakovic. Spettacolare il lancio di due paracadutisti con una ban diera norvegese da 150 metri quadrati. Poi sfilata degli atleti l'arrivo della famiglia reale, discorsi, cantanti, lapponi, slitte cavalli, renne, danzatori. L'attrice Liv Ullmann e Thor Heyer dahl, che attraversò gli oceani con la zattera Kon Tiki, raccon teranno leggende nordiche. Poi gran finale con gli spiriti dei bo schi che invaderanno l'arena olimpica. E domani le gare. Cristiano Chiavegato
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