Oro l'iri se ne va da Comit di Valeria Sacchi

UN SECOLO DI AFFARI Oro l'Ili se ne va da Comit Un brindisi alla Scala saluta la vendita UN SECOLO DI AFFARI PMILANO LAZZA Scala - i davanzali addobbati con cuscini di fiori e bandiere al vento hanno accolto ieri il presidente dell'Ili, Romano Prodi, a Milano per presentare l'operazione «Comit privata». E tagliare il nastro di partenza per il road-show che porterà, nelle prossime due settimane, i vertici della Bin a incontri con investitori istituzionali, in tre continenti. Il grande giorno è arrivato, nell'anno del centenario, la più grande delle Bin va al mercato, data: il 28 febbraio. «L'avevo già detto in occasione della privatizzazione del Credito, ma lo ripeto» esordisce il presidente dell'Iri, presentando l'operazione alla stampa «Anche questo è un avvenimento storico. Storico il collocamento Credit, perché il primo. Storico il collocamento Comit, perché l'In esce dal comando della sua maggiore banca. E non è una cosa da poco». Fu proprio, infatti, la crisi del sistema ma soprattuto la crisi della Comit, a dare i natali all'Iri, anno 1933. E difatti, qualcuno chiede a Prodi: e ora Tiri cosa farà? «L'Iri nacque come istituto di ricostruzione. Oggi continuiamo ad essere elemento di ricostruzione, ma di un Paese nuovo e diverso» osserva il placido Prodi, e snocciola alcune delle privatizzazioni che aspettano, dagli Aeroporti di Roma al Sip e Stet. Ma il presidente della Comit, Sergio Siglienti, preferisce parlare di futuro, un futuro «più autonomo, più articolato, più internazionale». Un appuntamento al quale la sua banca si presenta con conti in ordine e ottime performance. E ratios che le consentono ancora di crescere. «L'utile 1993 non è influenzato da partite straordinarie» spiega Siglienti «né da risparmi fiscali. Anzi abbiamo pagato una astronomica imposta sul reddito: 700 miliardi» Guarda avanti, dunque, lai Comit, e conferma di «essere la banca delle imprese». Ma con prudenza. Puntualizza Luigi Fausti, amministratore delegato, che i sette maggiori gruppi non superano il 20% degli impieghi totali. Mentre l'altro amministratore delegato, Pietro Gandjacquet, prospetta una gestione che trarrà buona parte dei suoi utili, il 40%, dai servizi. Ma perché è stata scelta l'Opv, e non si è cercato, come in Francia, un gruppo di azionisti privati italiani, diciamo un 100 Benetton? Perché - parola di Prodi - non si sono trovati 100 Benetton disposti a pagare quello che si ricaverà da un'Offerta pubblica di vendita. Le vicende giudiziarie che hanno colpito i vertici di alcune banche, potranno penalizzare il collocamento di Comit? «La reazione sarà buona, non c'è stato nessun panico. Anzi, proprio le privatizzazioni hanno dato la scossa al mercato, dai cento miliardi di affari di sei mesi fa si è saliti in Borsa oltre il miliardo» risponde il presidente Iri, aggiungendo «L'effetto è stato perfino più clamoroso che in Francia». Non ha preoccupazioni nemmeno il direttore finanziario dell'Ili, Pietro Ciucci, il «venditore». Oltre 700 istituzioni internazionali, soprattutto americane, hanno chiesto chiarimenti, e gli incontri delle prossime settimane, in giro per il mondo, porteranno gli uomini Iri e della Comit ad incontrare altri 1500/1800 investitori. «Potremo scegliere», precisa Ciucci, «come già è ac- caduto per il Credit, i criteri di assegnazione seguiranno il principio della qualità». E Mediobanca? Cambieranno i rapporti dopo la privatizzazione? Ora tocca a Siglienti «con Mediobanca abbiamo rapporti da sempre molto stretti. Mediobanca è privata, è nostra figlia e i suoi azionisti sono nostri clienti. Non potremo che avere rapporti ancora più stretti». Avrete bisogno di aumenti di capitale? Non per altri sei mesi, e non subito, forse nel mediotermine. Cederete le banche che controllate? «No di certo, sono strumentali e integrano la nostra rete in Liguria, Lombardia e Sicilia». E il consiglio Comit, si dimetterà? Non subito. Infatti, l'assemblea di bilancio, fissata per il 12 marzo, vedrà ancora azionista di controllo Tiri, i titoli del collocamento non saranno pagati prima del 17 marzo. «La decisione sul consiglio» anticipa Siglienti «spetterà ai nuovi azionisti. Con i quali, entro l'anno, stabiliremo tempi e modi». Allontana con tatto, Siglienti, la questione dei due ex Comit inquisiti (Braggiotti e Palladino). Osserva «Sono inquisiti per fatti che non riguardano la banca, ma la loro attività privata». E già che c'è, ricorda quel 1990, anno dello scontro, e del divorzio, tra Raul Gardini e la Comit. Gardini, Siglienti non lo nomina, dice «lui», e sorridendo conclude che «grazie a quel litigio, ora sulle 10 banche più esposte siamo l'ultima della graduatoria». E' tempo per un ultima domanda a Prodi: è favorevole al voto di lista. Non esista il professore, e risponde «Sì». E scappa via, al Ridotto della Scala, dove un brindisi con duecento vip lo aspetta. Valeria Sacchi

Luoghi citati: Francia, Liguria, Lombardia, Milano, Roma, Sicilia