Il lungo autunno di Greta

L'amico racconta: sta per uscire in America la biografia degli ultimi 18 anni L'amico racconta: sta per uscire in America la biografia degli ultimi 18 anni Il lungo autunno di Greta Una vita clandestina, tra foto velate BONN DAL NOSTRO CORRISPONDENTE La prima volta che andò nel suo appartamento di Manhattan si accorse che tutte le fotografie erano coperte, qualcuna perfino impacchettata. «Perché?», chiese a Greta Garbo Sam Green, l'amico fedele di quegli anni, gli ultimi. «Altri ipnti la gente che entra qui le vl », rispose lei. «Ma che gente?», domandò stupito Green, che ben sapeva come Greta non vedesse più nessuno o quasi, e vivesse da eremita ormai. «Quella che viene a mia insaputa e mi ruba perfino le posate», fu la risposta. Green non insistette: capì che quelle foto erano il passato e la bellezza, e che era lei, la donna che un tempo era stata per tutti «la Divina», a volersene difendere, adesso che considerava la sua faccia «una mela rinsecchita». Per anni Green non parlò a nessuno di quella «finestra su una vita precedente» chiusa a forza, con rabbia e con violenza quasi da un'attrice che era stata soprattutto Mito. Fino alla morte della donna che per 18 anni, gli ultimi, gli aveva affidato confessioni e sfoghi, piccoli segreti e confidenze quotidiane. Quando, il giorno di Pasqua del 1990, Greta Lovisa Gustafsson - Greta Garbo per il cinema, la storia e per se stessa ormai - spirò in un ospedale di New York all'età di 85 anni, Sam Green decise: avrebbe reso pubblici i nastri delle conversazioni telefoniche che, ogni giorno e per 18 anni, aveva avuto con quella donna spaventata dalla vita e dalla curiosità degli altri. La stessa che gli aveva confidato: «La mia storia è fatta di porte segrete, di ascensori nascosti e di qualsiasi altro mezzo serva ad entrare o ad uscire da una casa senza esser vista». Nell'insieme sono cento ore di conversazione, confessa Green nella Biografia di Greta (curata da Barry Paris, uscirà in primavera in America), della quale la Sùddeutsche Zeitung ha presentato ieri un primo stralcio. Le cautele impostegli dall'attività di mercante d'arte l'obbligavano a registrare qualsiasi telefonata e lo aveva svelato a Greta, che non se ne preoccupava: ma quelle cento ore, oggi, raccontano l'autunno di una Diva e il mistero quotidiano dei suoi anni più segreti, le sue stravaganze innocue, le manie, le paure. Le stesse che Green scopriva quando l'accompagnava a passeggiare per le strade di New York o nelle rare occasioni formali che lei decideva ancora di accettare: dopo ripensamenti e cautele che le facevano cambiare umore all'improvviso, la rendevano sgradevole, avversa alle convenienze e alle forme. Una sera, racconta Green, erano in casa di vecchi amici: Greta era quieta, ma quando in tavola è arrivata un'aragosta si è rabbuiata e l'ha respinta. Poi ha aperto la borsa: irritata, nervosa. Ha preso una mela, l'ha mangiata ed è scappata, quasi: «Devo es¬ sere a letto alle nove in punto ha detto rivestendosi del suo cappotto nero - altrimenti non verrà più l'Omino della sabbia». Quello delle leggende del Nord Europa che fa addormentare i bambini versandogli sugli occhi un po' di sabbia. Ma neanche a Sam Green erano garantiti sempre confidenza e ascolto: ogni volta che lui telefonava - il numero dell'appartamento lo conoscevano pochissimi privilegiati - a rispondere era sempre Claire, la domestica che per trentuno anni si è occupata di lei e della sua casa (ma soltanto dal lunedì al venerdì, nei week end pensava a tutto Greta). Rispondeva sen¬ za dir nulla: «Dovevo presentarmi a questo Niente e aspettare», ricorda Green. Claire sussurrava il nome: se Greta abbassava il pollice riattaccava, se lo alzava le portava l'apparecchio. Allora i due amici potevano parlare: qualche minuto o magari un'ora, come il giorno in cui lei gli confessò che voleva comprarsi un paio di scarpe ma non poteva assolutamente entrare nel negozio, la sola idea la faceva tremare. O come quando gli confidò di avere un gran male ai denti, ma di non volere andare dal dentista per paura del condizionatore «che certo sarebbe stato in funzione nello studio». Green suggerì che sarebbe stato possibile disattivarlo, ma lei replicò che non avrebbe sopportato di aspettare insieme a dell'altra gente e «chissà che gente». Finì come forse non c'era alternativa: Sam combinò un appuntamento su una panchina all'angolo fra la 72a West e il Central Park, dove un nervosissimo dentista le medicò il dente. Quei diciott'anni, gli ultimi di Greta, sono fatti di storie come questa, di personaggi spesso senza un nome, di comparse che servono soprattutto a raccontare il crepuscolo di un Mito. A parte Green, mentore e guida, i comprimari sono pochissimi: c'è il fotografo Cecil Beaton, incontrato poco prima della morte a Londra e «riaccompagnato alla parola», dopo la sincope che lo aveva ammutolito, proprio da Greta Garbo. E c'è Valentina, la moglie di George Schlee, un ex amante dell'attrice. La storia vale mesi di confidenze e di conversazioni: dopo la morte del marito, Valentina aveva sviluppato una forte ostilità per Greta, culminata in un patto bizzarro forse ma di certo funzionale. Le due donne abitavano a pochi metri di distanza; per non incontrarsi, Greta si era impegnata a rientrare sempre entro le 6 del pomeriggio, Valentina ad uscire dopo quell'ora. Ha funzionato per anni, salvo una volta: quel giorno, ricorda Green, «per non vedere la sua nemica Greta si è tirata il cappello sugli occhi, si è portata la mano al volto ed è scivolata via sul fianco come fosse un granchio». Dopo tanti anni, forse, Sam Green pensava di aver sondato ogni mistero della donna che aveva fatto innamorare il mondo. Si sbagliava. Poco prima della fine gli è capitato di cercar qualcosa sotto un divano, nel salone affacciato all'Hudson: ha scoperto un pupazzetto in plastica, un Troll, un altro personaggio delle saghe nordiche. Si è stupito, ma si è meravigliato ancor di più quando, qualche giorno dopo, ha guardato di nuovo sotto il sofà: c'erano altri Troll, erano disposti in formazione. Da allora, ogni volta che ha guardato ne ha visti altri. Ogni volta disposti in una nuova formazione. Emanuele Novazio In lunghissime telefonate l'attrice confidò segreti e manie all'antiquario Sam Green Restituì la parola alfotografo Cedi Beaton E teneva ipupazzi Troll nascosti sotto Udivano Da sinistra Greta Garbo giovane e negli anni della vecchiaia. Qui accanto la «divina» nel film «La carne e il diavolo» Sotto, il fotografo Cecil Beaton

Luoghi citati: America, Londra, Manhattan, New York, Nord Europa