Cusani settanta miliardi per la «paglietta» ai partiti di Susanna Marzolla

Il finanziere scrive ai giudici: «Ne restituirò 35. Confermo, Gardini pagò anche pei e msi» Il finanziere scrive ai giudici: «Ne restituirò 35. Confermo, Gardini pagò anche pei e msi» Cusani: settanta miliardi per la «paglietta» ai partiti MELANO. «Con ciò ho svuotato tutta la mia memoria disponibile e le mie tasche. Con osservanza, Sergio Cusani». Finisce così il documento che il finanziere ha consegnato ieri al tribunale. Settantaquattro pagine da cui si evince che «le tasche» erano ancora piene dei soldi di Enimont: venti miliardi che Cusani dice di voler «solo restituire, voglio liberarmene» (e oltre a questi altri 15, investiti da Gardini nella sua società Imofin: in tutto 35). E, in quanto alla memoria, è «disponibile» soltanto in parte: nessun nome, dice che non vuole farli; la «maxitangente» resta ancora, nelle sue parole, senza destinatari. Un sola cifra quantifica: quel famoso miliardo «destinato al pei». Cusani cambierà forse idea quando sarà interrogato? Il suo avvocato, Giuliano Spazzali, preannuncia di no: «Se avesse voluto fare nomi lo avrebbe fatto fin dal 23 luglio scorso» (giorno dell'arresto). La controprova ci sarà il 17 febbraio, alla ripresa del processo che ieri, inaspettatamente, non si è tenuto: una delle giudici a latere si è ammalata; è saltata l'udienza. SOLO CARDIMI™ Solo lui, secondo Cusani, tutto sapeva, tutto poteva. E' questa la sintesi dell'intero memoriale. «Il mio unico referente - scrive infatti - è stato Raul Gardini, del quale sono stato fiduciario e di cui ho raccolto volontà ed eseguito compiti». E siccome, spiega ancora Cusani, lui ha un'opinione «radicata e inespugnabile» del suo lavoro che è «non tradire il mandato fiduciario», ecco spiegato il suo silenzio. Adesso però «il processo è giunto ad un punto tale che non ho più alternative»: per questo Cusani parla, e proprio di Gardini. «Capisco preavverte - che potrò apparire come uno che "scarica" su chi non può più negare»... LA «PROVVISTA». Finalmente Cusani quantifica quale fu la somma «accantonata» per pagare i partiti (e non solo): 150 miliardi e 288 milioni, cui si sono aggiunti una ventina di miliardi di interessi. Li ha tirati fuori l'im- mobiliarista Bonifaci ed erano «una tangente per potere accedere ai contratti» con la Montedison. Non erano, sostiene, soldi destinati alla società e, quindi, «il falso in bilancio non è mai esistito». Di questa «provvista» dà an- che una spiegazione «storica» ripercorrendo la vicenda Enimont: Gardini, secondo Cusani, si convince a pagare dopo il fermo delle azioni. Ma calcola i soldi con lungimiranza: «Una riserva appariva opportuna perché sempre sarebbe emersa la necessità di corrispondere una "paglietta": così la chiamava Gardini». LA «PAGHETTA» DI RAUL E va proprio a Gardini, sempre secondo Cusani, un terzo della «provvista»: 50 miliardi, più 13 di interessi. Avviene, spiega, «tra mar¬ zo e aprile del '93: Gardini decise di liquidare tutti i conti relativi alla provvista giacente». E Cusani, che dopo il divorzio, lavorava per la famiglia Ferruzzi, obbedisce e trasferisce i soldi a Montecarlo. «Una ricostruzione che non sta in piedi - taglia corto il legale dei Gardini, Marco De Luca - che contrasta con i fatti storici». QUANTO Al PARTITI? Poco più di settanta miliardi. Questo almeno stando ai conti di Cusani. Infatti togliendo i 20 miliardi rimasti in Lussemburgo e i 63 che sarebbero andati a Gardini, ne rimangono 84. E da questi ne vanno ancora tolti undici, destinati a Sama, Garofano, Bisignani e Lefebvre. Ma quanto a ciascun partito, o meglio «soggetto politico»? Cusani non lo dice. Ma lo sa? «Certo», risponde Spazzali. E aggiunge: «Noi non abbiamo mai detto che i soggetti individuati dalla procura erano sbagliati; abbiamo detto che i conti erano differenti». Quindi la «maxitangente», secondo Cusani c'è. Ancorché ridimensionata, ma non è una «maxiballa» come avevano sostenuto Craxi e Forlani. Ma se non hanno preso, rispettivamente 75 e 35 miliardi, quanto allora? E' proprio questo che Cusani non vuol dire. IL MILIARDO AL PCI. Unica cifra chiara, ma anche qui attenzione: Cusani si limita a riferire parole del defunto Gardini. Ecco il passo, testuale: «Non sono in grado di identificarne la destinazione finale (dei soidi per la «defiscalizzazione», ndr) se non ipotizzando che corrisponda al vero la dichiarazione a me fatta da Gardini secondo la quale, ricevuto da me 1 miliardo, questo importo fosse destinato al pei». «Ancora più generico di Sama», ribatte il pds. «Cusani è un autentico imbroglione», fa eco, dalla parte opposta, il msi. Cusani sostiene infatti che gli incontri «narrati da Sama» con il pei «sono veri, come sono veri gli incontri di Cragnotti con esponenti di un partito di parte radicalmente opposta al pei». Cusani però, di eventuali pagamenti da Gardini non seppe nulla; dice quindi: «Non sono in grado di sapere se altre somme fossero state destinate al msi». Pei e msi, comunque, sono le uniche sigle di partito citate nel memoriale. Per gli altri vale la sfumata formula «partiti di governo». Neanche la sigla Caf compare mai. E, men che meno, il nome di Craxi. «Di Cusani ero amico», aveva detto in aula l'ex segretario del psi. Susanna Marzolla «Ora ho la memoria e le tasche vuote Tangenti? Non dirò chi ha preso i soldi» I II finanziere Sergio Cusani, «fiduciario» di Raul Gardini. Sopra, l'avvocato Giuliano Spazzali, suo difensore al processo

Luoghi citati: Lussemburgo, Montecarlo