Paolo Berlusconi il giorno della paura

Donigaglia torna in cella Sei ore di interrogatorio per le tangenti Cariplo, in serata concessi gli arresti domiciliari Paolo Berlusconi, il giorno della paura «Ho pagato una mediazione» MILANO. Uno, due, tre, un po' per tutti. Gli ultimi arresti sembrano rispondere all'esigenza di non scontentare nessuno: manette numero 1 a Paolo Berlusconi per le tangenti Cariplo. Niente carcere, per lui. Dopo quasi sei ore di interrogatorio, e l'ammissione di aver pagato «una mediazione», finisce «come tradizione» agli arresti domiciliari. Ma la lista non finisce qui. Altre manette per altri filoni. C'è un ordine di custodia per l'ex top manager della Fiat, ora della Toro, Antonio Mosconi per un contributo illecito al pci-pds, e poi ancora manette per Giovanni Donigaglia, presidente di una cooperativa rossa nei guai per un versamento di 350 milioni alla de. Arresti annunciati quelli di ieri, ma non per questo meno clamorosi: il fratello del Cavaliere arrestato lo stesso giorno in cui Silvio Berlusconi si presenta a Milano accanto a Bossi, poi quei finanziamenti illeciti (100 milioni nel '90 e ancora nel '92) che dalla Fiat rialzano la temperatura sulle tangenti rosse. Smentite. Lunga la giornata ieri, per gli imputati. E pure per i magistrati. Da tre giorni Paolo Berlusconi, attraverso il suo legale Oreste Dominioni, cercava un incontro con i giudici. Per chiarire quei soldi girati alla Cariplo per la vendita di tre immobili, e soprattutto per evitare l'arresto. Tre giorni di «no» senza appello, di porte chiuse, di pochi minuti concessi senza successo. E già si sapeva dell'ordine di custodia cautelare, chiesto giovedì da Di Pietro, firmato in serata dal giudice Ghitti. Un fulmine sulla testa del fratello del Cavaliere. Alle 11 le agenzie «sparano» la notizia. E per Paolo Berlusconi sfumano le possibilità di una presentazione spontanea. E allora di corsa a Milano. Aereo Roma-Tangentopoli, e da Linate via verso l'ufficio dei legali. «Paolo Berlusconi è qui, è a disposizione», telefona l'avvocato Oreste Dominioni. Poco dopo, 13,20, l'ingresso (secondario) nella caserma della Guardia di Finanza di via Fabio Filzi, lontano dalla folla, lontano dalle telecamere. Poi due ore di attesa. Foto davanti e di profilo, impronte digitali, pure un caffè allo spaccio delle Fiamme Gialle. Di Pietro e Ghitti hanno altro da fare, sono a Torino per l'interrogatorio di Antonio Mosconi, al suo secondo arresto. Alle 14,50 nella caserma di via Fabio Filzi entra il pubblico ministero Raffaele Tito. Nessuno lo riconosce, i flash non scattano. Eppure è lui, ultimo del pool Mani pulite, che sta svelando i misteri delle tangenti volate sulla compravendita degli immobili da parte del Fondo pensioni Cariplo. «Buon giorno», «Buon giorno», stretta di mano. E il magistrato inizia la lettura dell'ordine di custodia cautelare. Corruzione, l'accusa. Legge: «Perché nella sua veste di responsabile della spa Cantieri Riuniti Milanesi, con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso prometteva e consegnava consistenti somme di danaro al fine di ottenere la stipula di contratti di compravendita che vedevano il Fondo pensioni come ente acquirente». ■ Pagava al 4% Paolo Berlusconi. 300 milioni nell'83, altrettanto nell'84, 310 milioni nell'86. E quei 910 milioni sono finiti una parte alla de e al psi, una parte a Giuseppe Clerici, il mediatore arrestato che per primo ha raccontato tutto ai magistrati, e a Luigi Mosca, segretario del Fondo pensioni. Nell'ordine di arresto per Berlusconi si parla di reati «in concorso con altre persone in attesa di identificazione». Chi? Non si sa, per adesso. Paolo Berlusconi spiega, fornisce carte, cifre. Alle 18,25 in via Fabio Filzi, piena di curiosi, arriva una Croma blu, lampeggiante e auto di scorta. Di Pietro e Ghitti, di ritorno da Torino, si infilano nella caserma per il loro secondo interrogatorio della giornata, il più importante, il più difficile. Paolo Berlusconi anche a loro snocciola numeri e spiegazioni. E infine ammette, dice che sì ci sono stati quei versamenti di danaro legati alla vendita degli immobili di Milano 3 alla Cariplo. Forse tira un po' sulle cifre: 500 milioni, lira più, lira meno i «versamenti» ammessi. Una mediazione ben contribuita, ripete il fratello del Cavaliere. Ma per l'accusa sarebbe una tangente, l'ultima scoperta a Tangentopoli. Sono quasi le 21 quando i magistrati escono dalla caserma. Non dicono una parola. Poi tocca all'avvocato Oreste Dominioni. Minimizza: «L'interrogatorio è andato molto bene, è stato tutto chiarito». Non c'è ragione, a questo punto, di trasferire Berlusconi in carcere. Chi ammette, «secondo tradizione», va agli arresti domiciliari. Di Pietro dice sì, Ghitti firma. Alle 20,58 una Mercedes 650 esce dalla caserma. Paolo Berlusconi è lì dentro. Si accodano u. altra Mercedes, e poi una 164. Otto uomini del «biscione» di scorta. Via verso Milano 2, là dove è nato tutto, da ieri sera cella domestica di Paolo Berlusconi. Fabio Potetti Paolo Berlusconi lascia la caserma della Guardia di finanza dopo l'interrogatorio

Luoghi citati: Milano, Roma, Torino