Non volevo fare gol a mio marito di Maurizio Caravella

Roberta Termali ha inviato un messaggio televisivo ai tifosi nerazzurri e molti hanno creduto che parlasse per conto di Zenga Roberta Termali ha inviato un messaggio televisivo ai tifosi nerazzurri e molti hanno creduto che parlasse per conto di Zenga Non volevo fare gol a mio marito «Quella lettera è mia, solo mia: veniva dal cuore » un amore nel pallone AMILANO LLO stadio fremo e soffro. Non riesco a stare ferma. Balzo in piedi e urlo. Mi definisca pure una sfegatata: così rende l'idea. In quei novanta minuti l'Inter è tutto. Ma poi la partita finisce e il pallone si sgonfia subito. Abbiamo vinto? Che gioia. Abbiamo perso? Che peccato. Niente drammi, per favore: i drammi della vita sono ben altri, basta guardarsi intorno e c'è da rabbrividire un giorno sì e l'altro anche. Siamo seri: il calcio alla fine è sempre un gioco. O dovrebbe esserlo: perché c'è gente che si diverte a scannarsi per un pallone, che non vede oltre il proprio naso. Così succede questo: io scrivo una lettera che esce dal cuore, ma proprio dal cuore, la leggo in televisione e nasce un putiferio. Mi dica lei: che mondo è questo?» Roberta Termali, moglie di Zenga, è nell'occhio del ciclone. Ma non le piace starci. Protesta. Ogni martedì conduce su Telelombardia «90° donne», una specie di salotto sportivo anche per signore: e durante la trasmissione legge una «lettera aperta» preparata dalla redazione. Stavolta l'ha preparata lei stessa: perché le usciva dal cuore, appunto. Era un messaggio ai tifosi interisti e si concludeva con queste parole: «Spero tanto che li rimpiangerete come meritano perché, con le vostre inutili parole, probabilmente otterrete il tanto sospirato allontanamento di coloro che hanno contribuito a fare grande questa squadra e senza i quali non sarà mai più la stessa». Non si facevano nomi, ma si riferiva chiaramente a Zenga, Bergomi e Ferri: la vecchia guardia, ora sotto accusa. Ma chi aveva scritto quella lettera? Quasi tutti hanno pensato: Zenga, naturalmente, che essendo in silenzio stampa aveva usato la bocca della sua gentile consorte per dire ciò che avrebbe voluto dire lui e non poteva. Insomma: una specie di addio all'Inter, con molti rimpianti, via etere e per interposta persona. E invece Zenga non c'entra, è stato preso in contropiede, proprio da sua moglie. Che però voleva aiutarlo, non voleva fargli gol. «Adesso molti diranno: ecco, la solita moglie impicciona, perché non pensa agli affari suoi invece di intromettersi in quelli pallonari del marito? Va bene, ho sbagliato: non lo farò più, tornerò nel mio guscio e starò zitta. Ma ha frainteso solo chi ha voluto fraintendere: faceva comodo. Io ho scritto ed io me ne assumo la responsabilità. Ho la registrazione. Ho detto chiaramente che era tutta opera mia. Vuol dire che in giro c'è gente in malafede, che nel caos ci sguazza. Perché il mio Walter parla a muso duro, guardandoti negli occhi: chi lo conosce, lo sa. Non si nasconde dietro sua moglie». Roberta gioca a tutto campo: un po' si difende, un po' attacca. Più che altro, però, attacca. Lei pensava di fare una cosa giusta ■ una specie di crociata contro i tifosi che fischiano, insultano, offendono. Perché nel calcio, come nella vita, non importa chi eri e che cosa hai fatto: importa chi sei e che cosa fai adesso, e se prendi un gol che non dovresti prendere diventi subito un brocco. Com'è ingrato questo mondo. «Senta, domenica ero allo stadio, come sempre. E quel gol che ha fatto crocifiggere Walter avrebbe potuto prenderlo chiunque: era mi pallone con effetto, gli è rimbalzato davanti. Siamo usciti insieme in macchina. Hanno trattato il mio Walter come se avesse ammazzato qualcuno: insulti, parolacce, che vergogna. Lui non ha parlato. Ma l'ho guardato negli occhi: era uno straccio. Tutta quella cattiveria, quell'odio, mi ha colpita. Non è giusto, mi son detta». E il lunedì sera Roberta si è messa a scrivere. Dice che lo fa sempre, è una sua mania: e lascia dappertutto bigliettini a Walter, magari soltanto con qualche frase, qualche pensiero. Lui ormai è abituato: li legge, sorride, poi magari le fa una ca¬ rezza. E' così tenera, lei. «Gli ho mostrato anche quella lettera. Walter l'ha letta, l'ha richiusa e me l'ha restituita: era commosso. Il giorno dopo gli ho detto: "La leggo in trasmissione". Non mi ha risposto, forse non ha dato peso alla faccenda. Ma poi, visto il casino che è successo, mi sono sentita male, ero spaventata. Non sono una moglie impicciona che fa passare il marito per imbecille. Lui ha capito. Ha capito che l'intenzione era buona. No, nessuna baruffa in famiglia. E spero che quei ti- fosi si siano vergognati di ciò che hanno fatto». Spera anche, Roberta, che Walter resti all'Inter e vinca qualcosa di importante, «perché ha vinto poco per la carriera che ha fatto». Lei continuerà ad essere in tribuna, balzerà in piedi e urlerà, come sempre. E continuerà a scrivergli lettere e bigliettini, Roberta è fatta così, prendere o lasciare e Walter se la tiene stretta, non è successo niente. Maurizio Caravella

Persone citate: Bergomi, Roberta Termali, Zenga