Alla ricerca del Lentìni perduto

Fa il «giro di Lombardia» con le amichevoli sperando di ritrovare se stesso le tappe della paur Fa il «giro di Lombardia» con le amichevoli sperando di ritrovare se stesso Alla ricerca del Lentìni perduto Ieri ha realizzato due gol a Varese Ma Capello: «Non è ancora pronto» VARESE DAL NOSTRO INVIATO Ormai, per vederlo all'opera con un numero sulla schiena che non sia quello delle riserve, bisogna battere i campi di provincia. Gallarate, Saranno, Legnano. Ieri tappa a Varese, giovedì gita a Pavia. Gianluigi Lentini sta disputando uno strano giro di Lombardia: manca sempre lo striscione dell'ultimo chilometro. E se manca, vuol dire che i conti non tornano. E difatti, per adesso, non tornano. Gigi è indietro - nel fiato, nella sensibilità di tocco, nel colpo d'occhio e forse per questo ha poca voglia di conversare. Dalla notte dello schianto sono già passati sei mesi, e lui è ancora lì, a metà del guado, il motore imballato, lo sguardo torvo, il morale scosso. Le ragazzine, quelle non lo hanno abbandonato. Lo aspettano dopo la doccia. Lo invocano. Lo circondano. Gridolini, autografi, bacetti. Come una volta. Lentini non pesa miliardi, oggi: pesa rimpianti, paure, angosce. «Ha soltanto bisogno di giocare» spiega Capello, il farmacista che ne dosa gli sforzi, ne esplora le reazioni, e stila ricette chirurgiche, la squadra prima di tutto, e di tutti. Allo stadio di Varese, sotto il sole, con le riserve del Milan. Un pomeriggio qualunque, una sfida simbolica, cinquemila a biglietto: e l'introito devoluto ai lavoratori dell'Aermacchi in cassa integrazione. Panucci, pic¬ coli dolori, rinuncia. In vantaggio ci vanno i dilettanti di casa, con Seveso. Ielpo para tutto, Lentini gioca di punta, in coppia con Simone, un altro convalescente. Sembra molle, Gigi. Gironzola, si mette a baccagliare con un drappello di tifosi, riceve urlacci dal suo precettore. Alla ripresa, il Varese mette in campo i pupi e il Milan dilaga: un gol di De Napoli, due di Lentini, il primo di possesso, con una sventola di destro, il secondo di testa, e imo di Simone, splendido, su passaggio del Gigi. Totale, 4-1. «Il problema - dice Vincenzo Pincolini, il preparatore atletico del Milan -, è che per Lentini la stagione non è mai cominciata. L'incidente risale al 2 agosto, in pieno rodaggio. E poi, se è facile salire da zero al settanta per cento della forma, guadagnare l'ultimo trenta per cento è sempre complicato, dipende da un sacco di sfumature». Siamo pessimisti perché abbiamo davanti agli occhi il Lentini di MilanParma, un'ora a rimorchio dello straripante Benarrivo. «Ma quella partita, borbotta Capello, fu un disastro per tutti, e non solo per lui». Ha bisogno di almeno dieci partite, proclamò l'allenatore in tempi non sospetti. Quella di Varese era la sesta. Nessun dubbio sul recupero globale. Ma sono i tempi che rendono inquieti. Domenica c'è Milan-Cremonese. O la panchina o la tribuna. Più probabile la tribuna, come a Roma. Un supplizio. Lentini vor- rebbe giocare: subito, sempre. «Se non gioco, come faccio a capire cosa ho recuperato, e cosa ancora no?» Capello frena. Il giocatore scalpita. Fra il popolo di Masnago, c'era Gedeone Carmignani. Non solo perché abita a Varese. Anche, e soprattutto, per «visitarlo» in diretta e riferire all'Arrigo. I Mondiali, oggi, sembrano persi. «Con il campionato non si scherza - precisa Capello -. Gioca chi è in forma». E Lentini non lo è. E' una corsa, la sua, contro il tempo, contro le tentazioni, contro i brutti pensieri. Il diario di bordo tende verso l'irascibile e lo sfiduciato. Come il Van Basten segregato ad Amsterdam: mai così nervoso, secondo gli ultimi dispacci. «Guardi, io mi sono preoccupato solo una volta - sorride Silvano Ramaccioni, il team-manager del Milan -. Ed è stato quando lo vidi arrivare a Milanello in doppiopetto color grisaglia. Sembrava un funzio¬ nario di partito. Oh Dio, mi sono detto, Gigi è ancora sotto choc. Poi, invece, ha ripreso a vestirsi come al solito: con le tende del suo tinello. L'altro giorno, sembrava un clown. Buon segno: c'è un solo Lentini, ed è quello». Borchie, speroni, cinture da cow-boy, palandrane, un buffo assortimento di orecchini. Per ora, il bel tenebroso vive di guardaroba. E le notti? Voce di popolo: quelle, per lui, non erano un problema prima, e non lo sono adesso. Figuriamoci. Ma non è questo il punto. A quando il grande ritorno? Nessuno, in società, si espone. Lo zuccherino arriva da Capello: «Con il Varese mi è piaciuto. Soprattutto nella ripresa. Novanta minuti di buona lena. Diamogli tempo». E invece lui pretende fiducia. «Le parole non servono», biascica. In un'intervista rilasciata al Guerin Sportivo, si dice innamoratissimo di Alexandre, una top model, l'ultima fiamma: «E an¬ che questo mi aiuta a essere ottimista». E' giù e lo capisco, confessa Capello. Deve tener duro, aggiunge Boban. Non è più questione di paura o di emozione, ma di riflessi e spavalderia: ingredienti che non si comprano al mercato. Ma che un rogo non può aver disperso. Non abbatterti, gli grida un ragazzo. A 25 anni, e con tutto quello che guadagna, sarebbe un delitto. Roberto Beccantini Sono passati sei mesi dall'incidente «Se non gioco come faccio a risalire?» «Ha ripreso a vestirsi come un clown, buon segno» fa rilevare Ramaccioni le tappe della paur 30 «NNA.0: a Bergamo, contro ^^^j^^ ^supplementari: in tutto, 55 tSASri^f?-^aliem™ Vl(allta di barrivo. Lentini (a sin.) ha disputato 90' a Varese nel Milan che ha vinto 4-1. Capello afferma: «Un buon test, dategli tempo». Ma Gigi vuol giocare in campionato