del weekend

del weekend Erotico Drammatico del weekend Di LIETTA T0RNABU0NI Se durante la settimana volete farvi rileggere queste schede telefonate al 144-66-0919 (952 lirafminutCHlVA) In collaboratone con Edit. 8. Marco Mtaire \tonuia «Robin Hood Un uomo in calzamaglia» MEL Brooks non è stato teleospite di «Striscia la notizia» per caso: li accomuna il gusto della parodia, la capacità d'invenzione, la vitalità comica, l'accumulazione irriverente, e anche una certa rozzezza di realizzazione, incurante del ben fatto e del buon gusto. Qui la parodia si esercita su un classico personaggio dell'avventura e del cinema, come Mei Brooks ha fatto in passato con Frankenstein, con il western e, in un serial televisivo parodistico di vent'anni fa, con lo stesso Robin Hood della foresta di Sherwood, difensore dei poveri, sostenitore di Riccardo Cuor di Leone contro l'usurpatore re Giovanni. ROBIN HOOD UN UOMO IN CALZAMAGLIA di Mei Brooks con Cary Elwes, Roger Rees, Dom De Luise, Amy Yasbeck; Usa, 1993 TRIESTE, Nazionale 1; VENEZIA, Excelsior (Mestre); TORINO, Adua 400, Eliseo Grande, Nazionale 1; MILANO, Corallo, Maestoso, Odeon 3; GENOVA, Lux; BOLOGNA, Metropolitan, Jolly; FIRENZE, Goldoni, Manzoni; ROMA, America, Caprtol, Giulio Cesare 1, King, Maestoso 2, Savoy 2; NAPOLI, Presiderà, Vittoria; BARI, Ambasciatori; PALERMO, Ariston «Il profumo della Papaya verde» in Vietnam nei 50 VINCITORE nel 1993 della Camera d'Or, il premio che il festival di Cannes riserva ai debuttanti, diretto da un regista vietnamita di 32 anni da tempo emigrato in Francia, girato tutto in uno studio francese che riproduce un quartiere di Saigon (oggi Ho Chi Minh) negli Anni Cinquanta, il film intelligente e sensibile ricostruisce gli anni di formazione d'una bambina contadina mandata a servizio presso una famiglia cittadina. La descrizione della condizione servile, della fatica d'un lavoro da schiavi, della durezza del vivere, si unisce molto bene al racconto del rapporto tuttavia famigliare e affettuoso con i padroni, del passaggio dall'infanzia alla adolescenza della protagonista: e non trascura l'analisi di quel tanto di pacificante, di quasi ipnotico, insito nella ripetizione quotidiana dei gesti domestici. Il profumo della papaya (che in Vietnam viene consumata come verdura quando è acerba, come frutta quando matura) è quello della memoria. Alla fine la ragazza andrà a servire in casa dell'uomo che ama da sempre e formerà con lui una coppia: per il regista, anche sceneggiatore, esiste una inscindibile analogia tra servitù e amore. IL PROFUMO DELLA PAPAYA VERDE di Tran Anh Hung con Tran Nu Yen-Khe, Truong Thi Loc, Nguyen Van Oanh; Francia, 1992 TORINO, Cinema Charlie Chaplin 2 MILANO, Anteo GENOVA, Corallo 2 BOLOGNA, Roma d'Essai FIRENZE, Alfieri Atelier ROMA, Fiamma 2, Greenwich 1 NAPOLI, Academy Astra BARI, Esedra «L'uomo che guarda» le donne «Mr. Jones» Richard Gere diventa matto PER chi ama Richard Gere può esere una festa: è sempre in scena, coi bei capelli bianchi lunghi, il sorriso vitale, la disperazione seducente. Ma è l'unica cosa: il film è un pastrocchio tedioso, forse destinato a legittimare Lena Olin come attrice drammatica. Mezzo parascientifico e mezzo pseudoamoroso, è il racconto, ambientato in un ospedale per malati di mente, del rapporto tra un affascinante maniaco-depressivo e una psichiatra svedese nevrotica e ferita, del nascere dell'amore tra curante e paziente, del conflitto per la dottoressa tra amore e etica professionale (lei lascia il lavoro e piglia Gere, naturalmente). MR. JONES di Mike Figgis con Richard Gere, Lena Olin, Delroy Lindo, Tom Irwin, Anne Bancroft; Usa, 1993 TRIESTE, Cinema Ariston VENEZIA, Centrale, Corso (Mestre) TORINO, Arlecchino MILANO, Colosseo Visconti, Mignon; GENOVA, Verdi; BOLOGNA, Capitol 1, Nosadella 2; FIRENZE, Astra 2; ROMA, Cola di Rienzo, Garden, Maestoso 1, Rivoli, Vip; NAPOLI, Abadir, Fiamma; BARI, Orfeo; PALERMO, Nazionale BELLISSIME ragazze nude, contemplazione soprattutto del sedere, erezioni maschili, genitali femminili aperti ed esibiti, masturbazioni anche al ristorante cinese, molti atti sessuali in varie posizioni, divieto ai minori di 18 anni. Il romanzo di Alberto Moravia pubblicato nel 1985, il conflitto tra un padre vitale e sessualmente vorace e un figlio più inerte e portato al voyeurismo, diventano un pretesto per contemplare nudità femminili e pratiche sessuali con una fotografia plastica, lustra e irrealistica, somigliante allo stile di «Penthouse» di Bob Guccione. Franco Branciaroli è inattendibile come vecchio padre, e la sua protesi genitale è venuta malissimo. L'UOMO CHE GUARDA di Tinto Brass con Francesco Casale, Katarina Vasilissa, Franco Branciaroli, Cristina Garavaglia, Raffaella Offidani; Italia, 1993 TRIESTE, Cinema Nazionale 3 VENEZIA, Palazzo 2 (Mestre) TORINO, Adua 200, Cristallo, Eliseo Blu, Nazionale 2 MILANO, Corso GENOVA, Universale 2; BOLOGNA, Manzoni; FIRENZE, Vittoria Atelier; ROMA, Astra, Eden, Quirinale, Rouge et Noir; NAPOLI, Adriano; PALERMO, Rivoli, Rouge et Noir Commedia Drammatico «La Famiglia Addams 2» riso nero Raul Julia E, più divertente della prima, questa seconda puntata della saga degli Addams, luttuosi e amabili, felici e lugubri amici dell'orrore e della morte. Sono nati nel 1933, disegnati per il «New Yorker» dal giovane Charles Addams come satira e capovolgimento della classica famiglia media americana; divenuti nel 1964 protagonisti d'un serial televisivo; arrivati al cinema nel 1991. Stesso regista; stessi interpreti, ai quali s'aggiunge una Joan Cusack di gran talento comico; stessa famiglia macabra, con in più un neonato venuto al mondo con gli stessi baffetti del padre. Stessa domanda retorica: chi è normale, e chi anomalo? LA FAMIGLIA ADDAMS 2 di Barry Sonnenfeld con Raul Julia, Anjelica Huston, Joan Cusack, Christina Ricci, Jimmy Workman, Christopher Lloyd; Usa, 1993 TORINO, Cinema Olimpia 2 MILANO, Odeon 2 GENOVA, Ariston 1 BOLOGNA, Olimpia ROMA, Royal PALERMO, ABC «Carlito'sWay» La malasorte di Al Pacino Ly ANEDDOTO tratto da due libri dell'ex giudice della Corte Suprema di New York Edwin Torres (editore Longanesi) è elementare, semplice quanto una didascalia. Al Pacino, famigerato gran trafficante di eroina, riuscito a tornare libero dopo appena cinque anni di prigione grazie ai metodi illegali usati dalla polizia nelle indagini per incriminarlo e grazie all'abile spregiudicatezza del proprio avvocato Sean Penn, decide di darsi ad attività legali, ma non riesce a sottrarsi al proprio destino criminale. Tutto il resto, nel film che dura due ore e venti minuti, è puro cinema di Brian De Palma, quando va bene; quando va meno bene, è puro riempitivo. La maestria del regista è così grande da far rimpiangere che non sia nutrita anche d'interesse sincero verso quanto racconta né d'emozioni. Tolgono il fiato le sequenze iniziale e finale che incorniciano la storia, ma soprattutto le grandi scene di locali notturni fragorosi di musica latina, affollati di ballerini e di ragazze bellissime. La violenza è meno sanguinaria che in «Scarface», meno ferocemente di massa, ma resta forte; il titolo «Carlito's Way» può significare sia «al modo di Carlito», sia «il percorso di Carlito». CARLITO'SWAY di Brian De Palma con Al Pacino, Sean Penn, Penelope Ann Miller, John Leguizamo, Ingrid Rogers, Luis Guzman; Usa, 1993 TORINO, Cinema Ambrosio 3, Empire MILANO, Excelsior GENOVA, Ariston 2 BOLOGNA, Marconi ROMA, Augustus 2, Madison 1 NAPOLI, Empire Commedia Drammatico «Storia di una capinera» di Zeffirelli E, una sorpresa che, a settantun anni, Franco Zeffirelli appaia quasi un anticlericale. La Chiesa cattolica e la famiglia risultano istituzioni dai comportamenti indegni e crudeli nel film tratto dal romanzo giovanile che dette la prima celebrità a Giovanni Verga, pubblicato nel 1870 a puntate sul giornale «La ricamatrice» e poi in volume, ispirato alla memoria d'un amore d'adolescenza dello scrittore, storia siciliana d'una passione impossibile e d'una ragazza costretta contro ogni sua volontà a farsi suora. La forma epistolare del romanzo viene trasformata in una narrazione oggettiva; mentre Verga fa morire la sua protagonista, Zeffirelli conclude il film con la separazione dal mondo in convento della ragazza, con la conferma cerimoniale del suo destino d'essere monaca per sempre. Ben raccontato, ricco d'una accuratezza e d'uno studio dell'inquadratura appartenenti a una tradizione del cinema italiano ormai dimenticata, «Storia d'una capinera» ha i difetti d'una fotografia kitsch, d'una musica invadente, di scenette di genere da palcoscenico d'opera lirica. Ma la vicenda drammatica rimane appassionante, forte, e si segue bene. STORIA DI UNA CAPINERA di Franco Zeffirelli con Angela Bettis, Jonathan Schaech, Sinead Cusack, John Castle; Italia, 1993 TORINO, Cinema Olimpia 1 GENOVA, Universale 3 FIRENZE, Odeon A, Teatro della Compagnia ROMA, Fiamma 1 PALERMO, Tiffany Animazione «Aladdin» favola araba con Genio-eroe Aladdin con l'amata principessa IL personaggio più divertente del Disney-film per Natale, il primo nel quale eroe ed eroina dell'animazione non siano dei bianchi, è il Genio che appare strofinando la lampada magica della favola di Aladino e che può realizzare tre desideri del suo momentaneo padrone: comico e commovente, fatto di fumo azzurro o rosso, trasformista capace di mutarsi in ape, in sommergibile o in turista, benissimo doppiato da Gigi Proietti. Altro gran personaggio è il tappeto volante, umanizzato e affettuoso: l'animazione è invece imperfetta e volgaruccia nella mimica facciale dei giovani protagonisti, Aladdin e la principessa Jasmine. ALADDIN di J. Musker e R. Ciements; canzoni di Ashman e Menken; Usa, 1993 TORINO, Charlie Chaplin 1 MILANO, Nuovo Arti BOLOGNA, Fossolo FIRENZE, Ideale ROMA, Barberini 3, Giulio Cesare 2 «Mrs. Doubtfìre mammo per sempre» è Robin Williams Robin Williams VESTITO e truccato da anziana governante, Robin Williams è un uomo, privato dei figli dopo il divorzio, che si maschera da donna per poter continuare a occuparsi di loro e appagare il proprio amore paterno in forma di lavoro retribuito alle dipendenze d'una padrona di casa, la sua ex moglie, troppo occupata a lavorare e a far carriera per accorgersi subito dell'inganno. Divertente, eccellente performance del trasformista Robin Williams, il film vuol dire che allevare ed educare figli è una vocazione, non un destino esclusivamente femminile: e chi non vorrebbe avere in casa quella governante così brava, affettuosa e provvida? MRS. DOUBTFÌRE MAMMO PER SEMPRE di Chris Columbus con Robin Wiiliams, Sally Field, Pierce Brosnan, Harvey Fierstein, Robert Prosky; Usa, 1993 TRIESTE, Cinema Excelsior; VENEZIA, Ritz, Corsino; San Marco (Mestre); TORINO, Doria, Vittoria; MILANO, Apollo, Cavour; BOLOGNA, Imperiale, Nuovo Splendor; FIRENZE, Odeon; ROMA, Academy Hall, Ariston, Barberini 1, Golden, Reale, Rhz; NAPOLI, Alcione, Arcobaleno; BARI, Royal; PALERMO, Gaudium Drammatico «The Innocent» Sangue e spie a Berlino nei 50 LETTERA a Berlino», il romanzo molto bello di Ian McEwan (editore Einaudi) da cui il film è tratto, oltre allo stile ha tre elementi appassionanti: la guerra fredda condotta attraverso lo spionaggio nella ex capitale tedesca divisa, con la realizzazione angloamericana d'un tunnel sotterraneo nel settore sovietico per installare apparecchi d'intercettazione telefonica; la diversità conflittuale tra americani e inglesi, alleati ma incompatibili per caratteri nazionali; l'amore d'un tecnico civile inglese per una giovane donna tedesca e il lungo racconto straordinario di come i due, ucciso il marito di lei, faticosamente ne tagliano a pezzi il cadavere per chiuderlo in due valigie e liberarsene. Nel film questo massacro è quasi censurato, l'atmosfera berlinese d'epoca è mal ricostruita, i significati si perdono. La storia viene evocata oltre trent'anni dopo, in un rincontrarsi dei due ex amanti (che combinazione) proprio nel giorno della caduta del Muro, in una pre-postfazione di rara goffaggine: e prevede una scena d'addio all'aeroporto ricalcata (ma che idea, che bravi) su quella conclusiva di «Casablanca», con Isabella Rossellini al posto di sua madre Ingrid Bergman. THEINNOCENT di John Schlesinger con Anthony Hopkins, Isabella Rossellini, Campbell Scott, Ronald Nitschke; Usa/Inghilterra, 1993 TORINO, Cinema Etoile MILANO, Odeon 6 GENOVA, Palazzo FIRENZE, Ariston NAPOLI, Mignon BARI, Splendor Thriller Drammatico «Malice» Cattiveria o Premeditazione N Nicole Kidman IL titolo si pronuncia «malis» o «melis», significa in inglese premeditazione e anche cattiveria, malignità. E' ammirevole la direzione della fotografia di Gordon Willis, il vecchio maestro di Woody Alien. La storia è originale nell'immaginare una truffa chirurgica, un intervento di asportazione delle ovaie e d'un feto appena formato, compiuto dal geniale chirurgo Alee Baldwin sulla propria amante: scopo finale venti milioni di dollari, ma a quale prezzo. Il film deludente vede per la prima volta in parte di criminale Nicole Kidman, l'attrice australiana bella, luminosa, dolce e ricciolina, moglie di Tom Cruise, prossima protagonista di Jane Campion. MALICE di Harold Becker con Nicole Kidman, Alee Baldwin, Bill Pullman; Usa, 1993 TORINO, Cinema Ideal MILANO, Ambasciatori, Plinius BOLOGNA, Arcobaleno 1 FIRENZE, Gambrinus ROMA, Augustus 1, Embassy, Excelsior, New York PALERMO, King Drammatico «Bronx» De Niro anche regista ROBERT De Niro, magnifico attore, debutta a cinquantanni come regista, con un film popolare simile ad altri: interessante, ben fatto, ambientato nei 60 nella parte italoamericana di New York, tratto da un testo teatrale di Chazz Palminteri che figura anche tra gli interpreti. E' la storia di una educazione alla vita. Il protagonista bambino e poi ragazzo è diviso. Prova affetto per il padre De Niro, conducente d'autobus del servizio pubblico che non intende mescolarsi ai mafiosi né vorrebbe che il figlio avesse nulla a che fare con loro, ma insieme lo disprezza perché è povero e perché «il lavoratore è un coglione». Prova ammirazione per Palminteri, il capo mafioso locale, per il fascino esercitato dal potere, dai soldi, dall'aura criminale, dalla violenza vincente. Il giovane uomo prodotto di questa doppia educazione risulterà più attrezzato del padre alla vita nel Bronx, ma onesto come lui. L'intento edificante non è troppo greve; le canzoni e l'ambientazione d'epoca sono toccanti; le scene d'azione violenta, molto ben condotte, sono più riuscite dei dialoghi didattici e sentimentali. Il film è dedicato al padre di De Niro, morto qualche mese fa. BRONX di Robert De Niro con Lillo Brancate Chazz Palminteri, Robert De Niro, Tarai Hick; Usa, 1993 TRIESTE, Cinema Nazionale 2 VENEZIA, Olimpia, Palazzo 1 (Mestre)- TORINO, Ambrosio 1, Fiamma MILANO, Odeon 1; GENOVA, Universale 1; BOLOGNA, Arcobaleno 2, FIRENZE, Astra; ROMA, Admiral, Ambassade, Etoile, Maestoso 4; NAPOLI, America Hall, Filangieri, Fiorentini; BARI, Kursaal Santa Lucia «Tra cielo e terra» in Vietnam VIA col vento» nel Vietnam. Oliver Stone, che ha ora 48 anni, arrivò a Saigon a diciotto anni per insegnare l'inglese in una scuola di preti, e rimase a combattere in quella guerra del Vietnam alla quale ha dedicato due film nauseati, «Platoon» e «Nato il 4 luglio». In questo terzo film, il regista s'impone di mettersi dalla parte del popolo vietnamita, adotta il punto di vista di una donna, rende omaggio alla religione buddhista a cui s'è da poco convertito. La pressione doveristica esercitata sulla propria natura e cultura è troppa: il film non riuscito risulta spesso edificante, tedioso, inzeppato di tirate predicatorie. Basandosi su due libri autobiografici della vietnamita americanizzata Le Ly Hayslip («Quando cielo e terra cambiarono posto» edito da Mondadori, «Figlia della guerra donna di pace» edito da Sonzogno), il film racconta in due ore e venti minuti la vita d'una ragazza contadina vietnamita sventurata e resistente. Dal 1953, francesi, vietcong, americani portano nel suo villaggio rurale distruzione e morte. Lei attraversa tutti gli orrori della guerra, emigra in America, diventa moglie e vedova d'un militare americano, apre un ristorante, sopravvive, vince. TRA CIELO E TERRA di Oliver Stone con Hiep Thi Le, Tommy Lee Jones, Joan Chen; Usa, 1993 TORINO, Cinema Romano MILANO, Ariston BOLOGNA, Embassy ROMA, Giulio Cesare 3, Savoy 1 NAPOLI, Santa Lucia PALERMO, Nazionalino Comico Commedia «Perdiamoci divista» con Verdone Asia Argento con Carlo Verdone VERDONE è una tv-star popolare quanto Baudo ma non gli somiglia (o magari solo per i capelli tinti), evoca senza davvero somigliargli Vigorelli, Magalli, Frizzi, Castagna. Ma «Terrazza italiana», uno di quei programmi televisivi che presentano sventure umane pretendendo d'essere commoventi e finendo spesso col diventare cinici, somiglia soprattutto alla tv raccontata da Fellini in «Ginger e Fred». Con questo primo tema e col secondo, l'amore tra il presentatore ipocrita e una ragazza paraplegica, Verdone punta alto: il film è imperfetto ma apprezzabile, lui e Asia Argento sono molto bravi. PERDIAMOCI DI VISTA di Carlo Verdone con Carlo Verdone, Asia Argento, Aldo Maccione; Italia, 1993 TRIESTE, Cinema Nazionale 4 VENEZIA, Agorà Mignon (Mestre) TORINO, Reposi MILANO, Astra, Metropol GENOVA, Orfeo; BOLOGNA, Me dica Palace; FIRENZE, Eolo 1, Excelsior; ROMA, Atlantic, Ciak, Eurcine, Europa, Gregory, Metropolitan. Paris; NAPOLI, Acacia, Delle Palme; BARI, Armenise; PALERMO, Igieia Lido, Metropolitan Psicologico