Vesuvio prove di un'Apocalisse di Piero Bianucci

Su «Nature» i risultati di un test simulato al computer da un vulcanologo americano Su «Nature» i risultati di un test simulato al computer da un vulcanologo americano Vesuvio, prove di un'Apocalisse «Se esplode un milione di morti in un quarto d'ora» Distruzione totale nel raggio di 7 chilometri e un milione di morti in 15 minuti. E' ciò che succederebbe se il Vesuvio si risvegliasse con una delle sue eruzioni esplosive. A disegnare questo scenario sul numero di Nature ieri in edicola a Londra è un vulcanologo americano, Flavio Dobran, da alcuni anni in Italia proprio per dedicarsi allo studio del Vesuvio. Lo raggiungiamo all'Università di Pisa. Ormai parla un ottimo italiano, e lancia un allarme: «Dobbiamo domandarci dice Dcbran - quali responsabilità noi avremmo se avvenisse un'eruzione così catastrofica. In altre parole: si è fatto tutto il possibile per prevedere entro i limiti del possibile un tale evento e per limitarne le conseguenze? Io credo di no, e devo confessare la mia rabbia quando non riesco a convincere di questo i politici italiani o certi funzionari della Protezione civile». Dobran è professore di vulcanologia alla New York University. In Italia collabora con i colleghi delle Università di Roma e di Pisa. «Abbiamo fatto spiega - un modello fisico-matematico di ciò che si nasconde sotto il Vesuvio. Per disegnarlo ci siamo serviti di dati sulle precedenti eruzioni e di analisi delle rocce intorno al vulcano. Le equazioni, risolte dal computer, ci dicono che nel caso di una eruzione come quella che distrusse Pompei nel 79 dopo Cristo avremmo prima una colonna di materiale che si espande verso l'alto, poi questa colonna si appesantisce, collassa e calano dei flussi piroclastici alla temperatura di mille gradi e con la velocità di cento metri al secondo. Le conseguenze è facile immaginarle...». Si può prevedere un tale cataclisma? «Non prevedere in senso stretto. Ma si può sviluppare un modello matematico interdisciplinare per calcolarne le probabilità. Il Vesuvio ha una grande eruzione a intervalli di un migliaio di anni, una media eruzione circa ogni 500 (l'ultima fu nel 1631) ed eruzioni minori, come quella del 1944, a intervalli più brevi. Possiamo individuare le zone più a rischio e prendere provvedimenti di ingegneria e di urbanistica per evitare danni alla popolazione». Franco Bàrberi, responsabile della Protezione civile per il rischio vulcanico, era ieri a Torino ospite di «GiovedìScienza» al Teatro Colosseo. «I modelli sono certo utili per capire che cosa succederebbe in caso di eruzione. C'è però anche il problema di tenere sotto controllo il vulcano con una rete di monitoraggio per prevedere il fenomeno eruttivo. E nel caso del Vesuvio non servirebbero barriere per deviare le lave perché in ogni direzione ci sono centri abitati». Piero Bianucci Il Vesuvio, una «bomba a orologeria» su Napoli. Una sua eruzione causerebbe un milione di morti in un quarto d'ora e la distruzione di tutto nel raggio di sette chilometri. Lo sostiene in un articolo su Nature il vulcanologo Dobran

Persone citate: Flavio Dobran, Franco Bàrberi

Luoghi citati: Italia, Londra, Napoli, Pisa, Pompei, Roma, Torino