Il calvario del giudice redentore di prostitute di Enrico Benedetto

Ordine del giudice Vendere la squadra campione d'Europa e simbolo della sua scalata da cantante a miliardario e ministro L'Eliseo lo grazia, ma il Csm non lo reintegra Il calvario del giudice redentore di prostitute PARIGI DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Le puttane un giudice può condannarle, e nessuno troverà mai nulla da eccepire. Oppure redimerle, e forse alcuni cominceranno a storcere la bocca. Ma di sposarle proprio non se ne parla. L'incauto che si azzardi al matrimonio si ritroverà un paria fra i colleghi. I quali lo espelleranno per «aver leso l'onore della magistratura». Dopo 5 anni alla maceria, un Presidente lo grazierà. Tuttavia neppure lui può fargli ottenere la reintegrazione, malgrado la moglie abbia smesso il vecchio mestiere. Così il villaggio in cui risiedono il reprobo e la sua sventurata compagna, commosso dalla love story, scende in piazza. Il lieto fine sarebbe d'obbligo, ma far breccia nel Csm con il buon cuore è un arduo compito. Dunque la suspense continua. E' storia vera, con l'allure di favola moderna. Protagonista un Paese - la Francia - che primo in Europa si levò contro l'oscurantismo. Ma le benemerenze storiche non sempre hanno la meglio sul corporativismo. E il giudice Philippe Le Friant ne paga le conseguenze. Personaggio singolare. Oggi ha quasi cinquant'anni. Quella per una giustizia equa e misericordiosa fu la sua vocazione giovanile. Scendeva per strada ad aiutare i tossicomani. E la spinta redentrice continuò in toga. A Lione gli rifilarono il dossier prostituzione. Appassionante. Frequentava le «putes» in aula ma anche fuori, il giorno e - pare - la sera. Dietro ogni samaritano può esserci un peccatore, e viceversa. I magistrati lionesi preferirono tuttavia ignorare il primo, sanzionando il secondo. Quelle frequentazioni individuali - dissero - infangavano un prestigio collettivo. Le Friant si vide notificare il trasferimento. La nuova destinazione era cittadina troppo piccola per alimentare i commerci carnali. Sollievo. Ma il giudice rimedia portandosi a casa una prostituta. Così almeno dipingono l'affaire i suoi avversari. In realtà, Marie Arbant fuggiva uno sfruttatore con il vizio delle botte. Pensò che dal giudice era al sicuro. Lui le diede una stanza. Poi, con le settimane, le relazioni cambiarono e fu amore. Per la grande provincia francese - che crede ancora di vivere in un romanzo balzacchiano l'occasione era ghiottissima, lo scandalo indifferibile. Siamo nell'Anno Domini 1988. Le Friant perde l'incarico, gli vietano anche di fare l'avvocato e il professore. Lavorerà come chauffeur, poi operaio. Ma un incidente sul lavoro - e qui la vicenda sfiora Zola - lo mutila della mano. Vive con 600 mila lire il mese di pensione minima. Lei fa la radioestesista, però le fortune sono alterne. Insieme, decideranno che l'unica via per uscirne è ribaltare l'iniqua sentenza. Ma ben due verdetti la confermano. Allora Le Friant si rivolge a Francois Mitterrand. Che assume le informazioni necessarie. Poi decreta l'amnistia individuale. A fianco, troviamo la firma del Guardasigilli. Ma neppure l'Eliseo può - si direbbe - modificare la situazione. L'ultima spes è che il 22 marzo il Csm versi una lacrimuccia sul caso trovando un posticino per il puttaniere cuor d'oro. A tal fine, da Trévas - ove i coniugi risiedono - sono arrivati 1500 appelli. Tra i firmatari, l'Abbé Pierre e il cardinale Decourtray. Decisamente, la Chiesa comprende meglio dello Stato chi bazzica le peccatrici. Enrico Benedetto

Persone citate: Decourtray, Francois Mitterrand, Marie Arbant

Luoghi citati: Europa, Francia, Parigi