I popolari: a destra per poler sopravvivere

I popolari: a destra per poler sopravvivere I popolari: a destra per poler sopravvivere le ragioni dello scontro PROMA ER scoprire la vera ragione della lite tra Segni e Martinazzoli sulle candidature di Sergio Mattarella e Nicola Mancino bisogna accompagnare Roberto Formigoni, coordinatore della de lombarda e esponente sanguigno dei popolari moderati, nei corridoi della Camera e stare attenti a quello che dice quasi sottovoce. «Siamo seri! - spiega - Queste vicende sono essenzialmente politiche. Qui bisogna evitare che si presentino alle elezioni una serie di personaggi che già puntano all'accordo con la sinistra. Mi riferisco ai vari Mattarella, Mancino, Gargani, visto che De Mita si può considerare già fuori. Speriamo che Segni tenga. Certo il personaggio è quello che è, bisognerebbe fargli le iniezioni di cemento». Formigoni passeggia su e giù per il Transatlantico mentre sussura queste frasi. Cammina a modo suo, svolazzando tra un crocchio di deputati e un altro di giornalisti, poi all'improvviso riprende il filo del discorso e tenta di chiarire qual è la vera posta in gioco. «I sondaggi - dice partendo da lontano - sono quelli che sono: come ppi siamo al 12%, Segni invece continua a scendere, adesso è sul 6%. In queste condizioni noi, in Lombardia, al massimo riusciremo a portare a casa 6 deputati attraverso il recupero proporzionale. Un po' in tutto il Nord siamo in queste condizioni. Ecco perché non possiamo permettere che al Sud, dove si prenderanno sicuramente più seggi, la sinistra de la faccia da padrona. Dobbiamo riuscire ad avere una rappresentanza parlamentare per lo più moderata. Se, infat'.' Bossi e Berlusconi non ce la faranno ad avere da soli la maggioranza assoluta, per noi si potrebbe p.prire una grande occasione. Per sfruttarla, però, non possiamo stare appresso agli strilli di Mattarella contro le alleanze a destra. Altrimenti, come è successo in questa vigilia di campagna elettorale, non combineremo niente: noi, infatti, dovevamo puntare ad avere Berlusconi alleato e casomai usarlo contro un Bossi che scende nei sondaggi, perde un punto al giorno. Invece non c'è stato verso di convincere quegli altri». Un attimo di pausa e, quindi, Formigoni ricomincia con un'imprecazione: «Spero che adesso, puttana galera!, queste elezioni dimostrino finalmente che l'elettorato su cui può contare ancora il partito popolare è tutto schierato su posizioni moderate. Inoltre è fondamentale avere liste con una massiccia presenza di esponenti dell'ala moderata del partito per arrivare forti al congresso di maggio, dove bisognerà decidere da che parte stare». Così, senza peli sulla lingua, Formigoni spiattella i motivi degli ultimi contorcimenti del «centro» di Martinazzoli e Segni. Su quei dissidi si stanno già ipotecando le future alleanze: per gli equilibri dello schieramento centrale non è cosa di poco conto accettare la candidatura di quel personaggio più attento alla destra, o bocciare il nome di quell'altro più sensibile al rapporto con la sinistra. Se nelle elezioni, infatti, né il polo di Occhetto, né quello di Berlusconi riusciranno ad ottenere la maggioranza assoluta, la partita sarà decisa dall'anima del «polo di centro» che riuscirà a garantirsi una maggiore rappresentanza parlamentare (e a vincere, quindi, anche il congresso di maggio del ppi). Di questo Martinazzoli e Segni sono consapevoli, come lo sono anche gli uomini simbolo dei due schieramenti interni: Mattarella e Rosy Bindi, per i moderati di sinistra; Buttiglione e Formigoni, per i moderati di destra, che nella partita, ovviamente, sono alleati con un Segni che punta le sue residue «chance» di diventare premier sull'ipotesi di una maggioranza che metta insieme il polo di «centro» e parte di quello di «destra». La battaglia, visto che la posta in gioco è grossa, va avanti da dieci giorni senza esclusione di colpi. Segni e i suoi agitano, soprattutto, la questione morale. Nel giro di una settimana sono fioccati una serie di veti: prima a De Mita; poi, a Mattarella, Mancino e Gargani. Martinazzoli non ha difeso granché De Mita, mentre si è impuntato sugli altri. E lo scontro ha avuto momenti duri come quando, tre giorni fa, il segretario ppi ha guardato negli occhi il leader dei pattisti e alla presenza di Giorgio La Malfa gli ha detto: «Caro Mario, io non accetto lezioni da nessuno sul rinnovamento. E visto che ne parli tanto perché non lo favorisci anche tu? Io ho deciso di non candidarmi, perché tu non fai lo stesso visto che stai in Parlamento dal '76?». Da quel giorno Martinazzoli e Segni hanno litigato e fatto pace non si sa quante volte, sia guardandosi in faccia, sia parlandosi per telefono. L'argomento «candidature spinose» è tornato anche ieri nel pranzo che i due hanno avuto con Amato e La Malfa. Qualcuno dei commensali ha anche suggerito una possibile soluzione: De Mita viene lasciato a casa, mentre Mattarella e Mancino entrano nelle liste «proporzionali» del ppi. La proposta buttata lì non ha, però, convinto Segni. E' probabile, quindi, che il braccio di ferro andrà avanti. E non riguarderà solo Mattarella e Mancino (che Martinazzoli continua a difendere), ma anche altri. «Qui - avverte, ad esempio, Bodrato - la questione morale comincia ad essere usata strumentalmente. Viene usata per emarginare nel partito quelli che sono più chiusi verso la destra». Del resto la battaglia nel polo di «centro» è troppo decisiva per essere sottovalutata o dimenticata. Se ne sono accorti anche gli stati maggiori degli altri due «poli», di «destra» e di «sinistra», che nelle varie regioni stanno tentando di favorire i candidati del «centro» a loro più vicini: a Belluno e in alcune zone dell'Emilia, ad esempio, il pds sta promuovendo accordi elettorali con candidati di Martinazzoli che vedono di buon occhio l'ipotesi di una maggioranza con la sinistra; nel Lazio, invece, il pattista Lavaggi, uomo di Segni, gode dell'appoggio di Berlusconi. Insomma, anche gli avversari tentano di assicurarsi un «centro» amico. Augusto MIrizolini A sinistra Mino Martinazzoli A destra Sergio Mattarella e Ciriaco De Mita

Luoghi citati: Belluno, Emilia, Lazio, Lombardia