Fu un'esecuzione della mafia cinese di E. Mas.

Pragelato, rabbia e proteste Una pista precisa per l'omicidio del giovane trovato chiuso in un sacco a Millesimo Fu un'esecuzione della mafia cinese S'indaga nel mercato dell'immigrazione clandestina Forse non voleva pagare il suo debito. I soldi di un viaggio della speranza che lo aveva portato, clandestino, dalla Cina in Italia. E per questo prima è stato massacrato di botte con un bastone. Poi costretto ad inginocchiarsi. E mentre implorava pietà finito con un colpo di pistola alla nuca, a bruciapelo. Il corpo di quel giovane cinese, 25 anni, è stato infilato in un sacco della spazzatura e gettato sulla statale che da Millesimo porta a Montezemolo, alle porte di Roccavignale. Lo ha trovato un automobilista la scorsa settimana. Le indagini di carabinieri e polizia hanno collegato quel delitto a recenti indagini su un drammatico mercato di uomini. Dieci milioni per inseguire un grande sogno. Clandestini dalla Cina: un viaggio lungo cinque settimane, nascosti dentro un Tir, sotto sacchi di frumento o stracci. Poi l'obbligo di lavorare giorno e notte. Nel silenzio. Per pagare quel debito. Chi sgarra, viene ucciso. Come il giovane gettato per strada nell'entroterra savonese. Sarebbe stato identificato ma gli inqui- renti non ne rivelano il nome. Ora si sa che il delitto è stato compiuto probabilmente a Torino. Il cadavere sarebbe poi stato trasportato nel baule di un'auto. E' questa l'ipotesi sulla quale lavorano procura, carabinieri e squadra mobile di Savona e di Torino. La svolta nelle indagini è arrivata dalla nostra città. La vittima aveva in tasca due biglietti ferroviari: tutti e due in partenza da Torino. Uno per Firenze, via Milano. Forse sapeva di essere in pericolo e stava tentando di fuggire. Il vicequestore Salvatore Longo, capo della sezione omicidi, per ora si limita a dire: «Siamo in un momento delicato dell'in- chiesta». E il capo della squadra mobile di Savona, il dottor Roberto Arneodo, ammette: «Seguiamo alcune piste precise». Ma tutti fanno riferimento all'inchiesta del settembre scorso che fece scoprire quel mercato clandestino di uomini dalla Cina. Indagini della Digos e dell'ufficio stranieri, sviluppatesi poi in tutta Italia. Si erano mosse dopo l'arresto di un ingegnere malese: in una sacca da ginnastica trasportava quattro lanciarazzi anticarro. Armi capaci di perforare una lamiera di 30 centimetri. Anche un'auto blindata. Arrivavano dalla Jugoslavia, forse destinati alla mafia siciliana. Un traffico di armi e morte. Quell'inchiesta portò a tre arresti. E alla scoperta di soldi e documenti. Veri i primi, falsi i secondi: servivano per il traffico clandestino. Allora ci si chiese se l'organizzazione era legata alla grande mafia d'Oriente. Alla setta del Tao, la mafia del sole rosso, considerata dall'Fbi «la più temibile associazione criminale del mondo»? [e. mas.]

Persone citate: Montezemolo, Roberto Arneodo, Salvatore Longo