Miliardi a un vicecapo del Sismi

L'inchiesta sulle tangenti pagate dai Blangino per i premi Cee sulla carne L'inchiesta sulle tangenti pagate dai Blangino per i premi Cee sulla carne Miliardi a un vicecapo del Sismi Ma l'ex 007 con igiudici tace Miliardi di tangenti emergono dalla truffa delle carni. Nel provvedimento di arresto del vicecapo del centro Sismi di Milano, trasferito da pochissimi giorni da Bologna, si parla di corruzione aggravata. E si quantificano anche le somme pagate dagli imprenditori Blangino per ottenere i premi Cee che non spettavano loro. Dal segreto istruttorio e trapelata solo una cifra indicativa: «molti miliardi». Fra lunedì pomeriggio e ieri, prima di essere trasferito in un carcere militare, il dirigente del Sismi non è venuto meno alla fama degli agenti segreti: con i magistrati che lo hanno fatto arrestare il dottor Gianni Ciliberti non ha quasi aperto bocca. Ma è quel «quasi» sfuggito al segreto istruttorio a inquietare più di una persona, «in alto loco». Per il momento, l'inchiesta sembra puntare verso non identificati dirigenti amministrativi. Un dato di fatto: a dicembre il pm Alberto Pcrduca aveva fatto perquisire alcuni uffici del ministero delle Finanze, a Roma, e di dogane, fra Trieste e Napoli, sul cui asse correva la truffa ipermiliardaria dei filetti. Truffa alla Cee che - in soli diciotto mesi, dal gennaio '92 al giugno 1993 - si era tradotta in premi per le esportazioni di qualità riconosciuti ad un'impresa della famiglia Blangino per più di cinquanta miliardi. I primi accertamenti hanno consentito di appurare che almeno la metà furono ottenuti con l'inganno dagli imprenditori torinesi: anziché filetti, i Blangino esportavano frattaglie verso i Paesi arabi. Ieri, di fronte al gip Silvana Podda, l'agente segreto avrebbe almeno ammesso di aver favorito gli industriali nel metterli in contatto con gli ambienti giusti: avrebbe fatto da intermediario fra i Blangino e l'«alto loco». Ma senza fare nomi. Altro importante particolare: il servizio segreto militare (che ieri ha sospe- so il suo dirigente) non sarebbe coinvolto nella truffa se non di riflesso. Ciliberti avrebbe abusato dei molti contatti che gli derivavano dal delicato ruolo per fare anche un po' il faccendiere. E dividere qualche miliardo. Con chi? I cronisti sono già in agitazione in parecchie città italiane. Si mormora di un colonnello della Finanza coinvolto - circostanza smentita dal pm - e di più sottufficiali trasferiti in tutta fretta. Per ora si sa con certezza di un maresciallo, spostato dal comando torinese. L'avvocato Aldo Perla, difensore di Ciliberti, è al solito gentile, ma questa volta non va oltre un paio di mezze frasi. Così gli altri protagonisti. La sensazione che, con l'arresto dell'agente segreto «Colipatti», l'inchiesta sia entrata nel vivo, ma pure che «gli eventi» debbano maturare: le truffe alla Cee avevano padri e madri, che adesso devono saltar fuori. Dipenderà molto dalla tranquillità con la quale i magistrati e i finanzieri potranno lavorare nelle prossime settimane. La truffa delle carni è stata intuita dalla pignoleria della sezione di polizia giudiziaria dei vigili urbani. Che furono molto attenti, un anno fa, nel controllare una segnalazione, proveniente da un macello privato della Lombardia, di alcuni capi di bestiame «già colpiti dall'afta». La verifica portò alla scoperta che il timbro di accompagnamento di un veterinario del servizio sanitario pubblico era falso. L'inchiesta si estese. Arrivò nel Casertano, dove, a Pignataro Maggiore, la famiglia Blangino (il padre Felice e i figli maggiori Luca e Oscar) avevano aperto uno stabilimento per la macellazione delle carni. Per quell'impianto dovevano passare migliaia di capi importati provvisoriamente dall'Est europeo (perciò in esenzione d'Iva) per essere «trasformati» in filetti destinati ai mercati orientali. Ma a Malta le navi invertivano quasi regolarmente la rotta e tornavano nel porto di Napoli con gli stessi carichi nei freezer: quintali di frattaglie. Le complicità istituzionali dovevano per forza di cose essere assai estese. Alberto Gaino Gianni Ciliberti, il funzionario arrestato, era stato trasferito da pochi giorni a Milano Il pm Alberto Perduca (a sinistra) L'imprenditore Felice Blangino (a fianco) e i figli (sopra, da sinistra) Oscar e Luca

Luoghi citati: Bologna, Lombardia, Malta, Milano, Napoli, Pignataro Maggiore, Roma, Trieste