Le colpe? Sono tutte di Bagnoli di Marco Ansaldo

30 Il presidente Pellegrini presenta Marini e mette all'indice il suo predecessore Le colpe? Sono tutte di Bagnoli L'Ernesto: «Mossa necessaria per ritrovare credibilità Di cosa mi pento? Di aver speso tanto senza risultato» LE RAGIONI DI UN DIVORZIO APPIANO GENTILE DAL NOSTRO INVIATO Molti anni fa andava di moda un motivetto che più o meno faceva «la colpa non è mia, è colpa del balon». Era una rumba insulsa, più o meno come quella che ci è parso di ascoltare ieri mentre Ernesto Pellegrini, detto Robespierre per la straordinaria facilità con la quale ha fatto rotolare in questi dieci anni le teste dei suoi collaboratori, parlava del cambio di allenatore all'Inter. Al fianco del presidente c'era il nuovo tecnico Giampiero Marini, alle sue spalle l'ombra del divorzio da Bagnoli che in sé non sarebbe scandaloso se qualcuno l'avesse voluto spiegare. Ma all'Ernesto francamente è chiedere troppo. Lui - ha spiegato - si rifiuta da sempre «di scaricare le colpe e indicare i colpevoli, almeno in pubblico». In realtà Robespierre ha montato con le sue risposte elusive il più banale atto di accusa contro l'Osvaldo della Bovisa: «In estate tutti dicevano che l'Inter era fortissima, avevamo una credibilità assoluta che adesso abbiamo perso. Se qualcosa non ha funzionato, era mio dovere intervenire». E sbloccare il freno, ripristinare la macchina delle meraviglie. Perciò ha levato di mezzo il fragile Osvaldo. «Un capo deve saper trasmettere certe cose», questa è l'accusa: la colpa non è mia, è colpa del Bagnol. Un po' semplicistico però. Perché insieme ai difetti dell'anziano tecnico, che sicuramente non ha saputo dare un gioco all'Inter, l'onestà avrebbe dovuto imporre al presidente di citare anche le castronerie commesse sul mercato insieme ai suoi consulenti. «Se mi rimprovero qualcosa? Di aver speso i miliardi che dite voi senza avere i risultati» ha rimbeccato Pellegrini, come se sprecare i soldi fosse un'attenuante. E una parolina non l'avrebbero meritata pure gli eroi della domenica? Per loro invece soltanto caramelle. Pellegrini ha completa fiducia nel Trio della Nostalgia (Zenga-Bergomi-Ferri), difende il pallido Bergkamp («paga l'ambientamento e dovreste chiedervi perché non ha funzionato come ci aspettavamo»), assolve Dell'Anno portatogli in dote dal d.s. Mariottini. Le colpe alla fine ricadono sul carattere dell'Osvaldo. Infatti l'unica richiesta che Pellegrini ha fatto pubblicamente a Marini è stata di «trasmettere alla squadra la positività, la grinta, l'ottimismo, l'entusiasmo che gli riconosco». Pinna d'Oro, alla prima esperienza in serie A, dovrà pensare insomma al morale più che a un'idea di gioco che non c'è. «Non stravolgerò nulla. Però prima di occuparmi dell'assetto tattico voglio parlare ai giocatori», ha promesso il nuovo allenatore. Certamente i nemici di Bagnoli ne trarranno giovamento. Sarà rivalutato Dell'Anno «una delle mezzepunte più forti che ci siano in giro, confido parecchio in lui», ha detto Marini. A Bergkamp chiederà qualche gol in più. E i vecchi? «Ma quali vecchi? Con Zenga, Bergomi e Ferri ho giocato e non ci saranno problemi. Possono durare benissimo per molti anni: io sono arrivato in Nazionale quasi trentenne per vincere il Mondiale. Forse sono troppo ottimista, ma credo che usciremo bene da questa situazione, la squadra ha capacità tecniche straordinarie. Non si può avvicinare alla situazione che vissi nel mio ultimo anno da giocatore, quello della staffetta tra Castagner e Corso». Marini non ha detto molto di più. La sua Inter manterrà un'impronta tradizionale, buona anche per l'anno prossimo visto che il Trap è tornato in pole position. «Ha detto che siamo forti? - ha affermato il presidente - Lui se ne intende. Una squadra buona tre mesi fa non può essersi imbrocchita. E per il futuro, nonostante i contratti in scadenza e quello che si dice in giro, non penso proprio di fare una rivoluzione». Per domenica a Piacenza (dove non andrà perché si cresima sua figlia Valentina) Pellegrini si attende una diversa carica agonistica e noi capiremo se i nerazzurri in silenzio stampa tiravano davvero contro il tecnico. Dell'Osvaldo non c'è più nulla. Dal bar hanno levato persino lo sciroppo d'orzata fabbricato da un Bagnoli suo omonimo. Resta solo l'auto lasciata su un piazzale, mentre sulla nuova Inter si diffonde il sonetto del vicepresidente Abbiezzi: «Uni e trini/ Pellegrini, Marini, Mariottini/ e la squadra s'intende/ piegheranno il destino che ci offende». Eppure Montale si fidava di lui. Come commercialista. Marco Ansaldo Il nuovo allenatore rilancia Dell'Anno «Usciremo dal tunnel» Sopra il presidente Pellegrini A destra primo allenamento di Marini

Luoghi citati: Appiano Gentile, Marini, Piacenza