Sergio Rossi scende in campo con Giribaldi

Ieri fumata nera nell'incontro con il curatore fallimentare, mentre Mondonico & C pensano alla Coppa LE DUE SFIDE Ieri fumata nera nell'incontro con il curatore fallimentare, mentre Mondonico & C pensano alla Coppa Sergio Rossi scende in campo con Giribaldi Ma il buco dei debiti si allarga, i compratori si spaventano TORINO. Sergio Rossi a fianco di Luigi Giribaldi. Per cercare la salvezza del Toro. L'ex presidente, da tempo rimpianto, è stato chiamato dall'amico e ha risposto sia pure fra cento perplessità. Insieme, ieri sera, hanno incontrato Piero Aime, curatore fallimentare della Gima, e Banone che svolge lo stesso ruolo per la Miller & Benson, l'altra società del crack Borsano. Giribaldi e Rossi sono usciti dal colloquio perplessi. La voglia di Toro, Luigi Giribaldi l'ha confermata più volte, ma - ecco l'atteggiamento inatteso, preoccupante - ha chiesto tempo per fare la sua offerta allo stesso Aime per le azioni del Torino. La cui stima dovrebbe essersi attestata sui 14-15 miliardi. Che è accaduto? Giribaldi, affiancato dal dottor Albino Quaglia uomo di fiducia, è parso sorpeso dalle cifre ufficiali del dissesto societario granata. Debiti con le banche, ipotesi delle multe per i «neri» del passato, tasse non pagate e altro. «Chiedo sette-otto giorni di tempo per valutare a fondo la situazione con i nostri legali». Nostri? Appunto, suoi e di Sergio Rossi che sta lottando fra passione e ragione. Il consigliere di Rossi è il dott. Ne- sci, giovane come Quaglia e dubbioso come lui: non è facile affrontare certi bilanci se non si hanno spinte tifose nel cuore. Goveani ieri è rimasto fuori dai discorsi. Il Notaio darà il suo assenso alla vendita delle azioni, discussa la cifra che vuole come ritorno di quanto impegnato, a suo dire, nel Toro. E' un discorso difficile. Anche l'ultima gestione presenterebbe ombre. Comunque non è il passaggio di consegne che turba Giribaldi. Sul valore delle azioni ha detto ai giornalisti: «Avete parlato di 12 o 25 miliardi, fate più o meno una cifra media». Che non lo spaventa. Il resto, invece, piuttosto. «Ho ricevuto solo oggi (ieri ndr) il rapporto ufficiale sulla reale situazione finanziaria del Toro. Documentazione corposa, situazione molto pesante. La immaginavo difficile, ma non così. La trattativa però va avanti. Datemi una settimana di tempo per decidere». Potrebbe ritirarsi? «Non ci penso affatto, ma lasciatemi riflettere». Ha parlato con Goveani? «Una volta sola e brevemente. Non ritengo di abbandonare la via tradizionale, la controparte è il dottor Aime. Ho scelto una strada nuova, non critico nessu¬ no ma non voglio affiancarmi con nessun personaggio del passato societario granata». Sergio Rossi ascoltava, scuotendo il capo, diviso fra la voglia di tornare e la paura di ricadere in un calderone che già l'ha bruciato. «Questa è una città che non perdona...». E uno sfogo accorato: «Sono sbalordito. Per portare alla fine la stagioni e ripulire la società dai danni sabiti nel passato occorrono cinquanta miliardi, una follia. Ho detto a Giribaldi che si rovina». Ma subito una riflessione più pacata: «Se proprio vuole andare avanti, solo non lo lascerò». Ma alla domanda, sta pensando a suo figlio Marco vicepresidente?, un'altra battuta amara: «Se viene a sapere che sono stato qui, mi fa interdire». Giribaldi più fiducioso, e certo di avere Rossi al suo fianco. Che percentuale di speranza lascia ai tifosi, che ormai puntano su J' lei? «Ottanta per cento, foipiù, per la nostra volontà di sa vare il Toro, un po' meno per la complessità della cosa. Stia tranquillo chi immagina un mio esilio dorato a Montecarlo. Da settimane penso solo al Toro. Sino a perdere la voce al telefono». Che cosa l'ha spaventato nella documentazione consegnatagli da Aime? «L'ho detto, l'ho solo sfogliata. E così spessa che ci vuole tempo per capire. C'è tutta la vita contabile del Toro. Piena di sorprese». Lei pone un tetto al suo impegno economico per salvare la società granata? «Ogni cifra deve avere un tetto. A me interessa il futuro, invece prima c'è da pulire il passato». Bruno Perucca

Luoghi citati: Montecarlo, Torino