In mani straniere il 30% di Montedison di Zeni

Alessandra Ferruzzi si dimette da tutte le cariche nel gruppo Alessandra Ferruzzi si dimette da tutte le cariche nel gruppo In mani straniere il 30% di Montedison MILANO. Mille voci. Tante ipotesi. E ora la prima conferma ufficiale: un 4% della Montedison è stato acquistato dalla sconosciuta società londinese Codeluf. Dunque, nel capitale della società di Foro Buonaparte è veramente successo qualcosa di importante: la gran corsa a Montedison scatenata in piazza Affari nelle passate settimane, con milioni e milioni di titoli passati di mano, qualcosa come un terzo abbondante del capitale finito da un vecchio a un nuovo azionista, ha prodotto un vero e proprio ribaltone nel libro soci. Niente scalate, come qualcuno in Borsa aveva subito fantasticato. Ma ribaltone sì. La sorpresa Codeluf. Non tutti i nuovi azionisti hanno ancora nome e cognome. Lo avranno, forse, dopo il 28 febbraio, giorno della liquidazione di Borsa, quando i titoli acquistati dovraimo essere pagati dall'acquirente: a quel punto, tempo 48 ore, tutti gli acquisti superiori al 2% dovranno essere comunicati alla Consob. Ma già ieri, su pressione della Consob, il primo neoazionista ha alzato la mano dichiarando la propria identità: Codeluf e C. Lt.d di Londra. «Alla prossima scadenza del 28 febbraio - ha spiegato un comunicato della società - acquisirà un 4% circa del capitale sociale avente diritto di voto della Montedison spa, nonché 380 milioni di warrant». Dunque, un 4% subito più un altro 2% circa che potrà arrivare con l'eventuale conversione dei warrant: quanto basta per individuare nella sconosciuta Codeluf uno dei maggiori singoli azionisti in Foro Buonaparte. Ma ecco l'interrogativo: chi c'è dietro questa società londinese costituita nel 1979 con sede a Jersey nelle Channel Island e controllata dall'altrettanto misteriosa Mavilli Establishment del Liechtenstein? Nei giorni scorsi, negli ambienti finanziari milanesi e londinesi era- no circolati due nomi. Il primo, subito smentito dal diretto interessato, era quello di Sergio Cragnotti, il finanziere che avrebbe controllato la Codeluf attraverso la sua merchant bank Cragnotti & Partners e la Cominvest UK nel frattempo ceduta ai manager. Il secondo nome, finora mai smentito, è quello di un trentaseienne finanziere milanese di casa a Londra e dal blasone nobile, Luca Padulli di Vighignolo, consigliere e azionista della Cementeria di Merone. Sarebbe lui, il conte Luca Padulli, il gestore in Italia di questa Codeluf (attiva sia a Londra che a Gibilterra) nonché l'investitore europeo che ha rilevato, insieme ai manager della società, il controllo della Cominvest UK di London. Il peso dell'estero, da Soros alle vedove scozzesi. Pian piano, insomma, la nuova geografia del capitale Montedison prende corpo. Al vertice c'è Ferfin, azionista di maggioranza relativa, come previsto dal progetto di riorganizzazione preparato da Mediobanca per salvare il gruppo dal disastro Ferruz¬ zi. E fin qui nessuna nuova: dell'aumento di capitale da 2900 miliardi la Ferfin non ha sottoscritto quel tanto che basta per portarla a quota 30% in Montedison. Ma sotto Ferfin? Chi, a parte la Codeluf, ha fatto 0 suo ingresso nei giorni della gran bagarre in piazza Affari? E, altra domanda, quante azioni resteranno in mano al sistema delle banche creditrici? Ebbene, anche se per le conferme si dovrà attendere chissà quanto (per gli acquisti inferiori al 2% non è necessaria alcuna comunicazione, si potrebbe quindi sapere qualcosa solo nel corso della prossima assemblea), qualche importante movimento risulta sicuro. Cominciando dal più clamoroso di tutti: la quota maggiore di Montedison, quota che oscilla tra il 30 e il 40%, è in mano a fondi inglesi e americani. Una fetta ben distribuita che vede presenti molti grandi nomi tra gli investitori istituzionali d'Oltremanica e d'Oltreoceano. In maggioranza gli inglesi: i fondi delle vedove scozzezi, gli Scottish widow molto attivi in Italia in que¬ st'ultimo periodo tanto da risultare acquirenti del Credit e aspiranti compratori di Imi, ma anche i fondi Fleming, Mercury, Mg, il Fidelity. In minoranza gli statunitensi: dai fondi Quantum dell'onnipresente George Soros ai fondi Templeton, Dreyfus, Vanguard, al Fidelity Magellan found. Insomma, una Montedison molto richiesta e comprata dall'estero. E una seconda sorpresa sul fronte italiano: l'esigua percentuale di titoli rimasta in mano alle banche creditrici e a Mediobanca. Fatti i conti, tra il 6% e il 10%. L'ultima dei Ferruzzi. Alessandra Ferruzzi ha dato le dimissioni da tutte le cariche che ancora ricopriva all'interno del gruppo Ferruzzi-Montedison. Lo ha fatto con una lettera inviata al presidente Guido Rossi e all'amministratore delegato Enrico Bondi. L'ultimogenita di Serafino era l'unico membro della famiglia Ferruzzi ancora all'interno di alcune delle prinicpali società del gruppo. Armando Zeni Alessandra Ferruzzi

Luoghi citati: Gibilterra, Italia, Jersey, Londra, Merone, Milano