«Dopo il voto vìa Scalfaro »

6 La Lega atea il tiro: non può battezzare la seconda Repubblica «Dopo il voto, vìa Scalfaro » Maroni: è stato eletto con i voti di Craxi eAndreotti E Speroni apre a Fini: a patto che sostenga il federalismo portantissime da fare». E sul tema più ampio delle alleanze torna, modificando il tiro dopo il congresso di Bologna (chiuso con l'ormai celebre «mai con i fascisti» urlato tre volte da Bossi) Francesco Speroni, presidente dei senatori: «Se Fini si dichiara federalista, i rapporti tra Lega e An potrebbero cambiare. Noi ci siamo già dichiarati a favore dell'unità nazionale. Aspettiamo che adesso lui sostenga il federalismo». Quanto al prossimo incontro tra Berlusconi e Fini, Speroni commenta: «Se è, come dicono, a porte aperte, sentiremo cosa si diranno». Dall'arcipelago-Lega si alzano anche altre due voci: Bossi tuona contro i giornalisti, mentre Miglio sposa la proposta della Fondazione Agnelli per un decentramento dei ministeri. «I mass media non hanno saputo cogliere il vero significato del congresso della Lega preferendo esaltare alcune insignificanti briciole di cronaca ispirate alla provocazione». Così scrive il leader del Carroccio nella sua lettera settimanale, prendendosela con «i trombettieri del regime, i pennivori, colpevoli di non aver capito che a Bologna abbiamo confermato la nostra funzione determinante quale piattaforma di lancio per il polo liberaldemocratico, in contrasto con i tentativi gattopardeschi del cosiddetto polo progressista, inventato da Occhetto, da Cossutta e dai policromi calabroni cattocomunisti». Invece la Lega «non solo ha il merito di aver posto la pietra tombale sul centralismo partitocratico» ma anche quello di aver superato la «ristretta visione nazionalistica» e di aver fornito «indicazioni concrete per risolvere definitivamente i secolari problemi del Mezzogiorno». Miglio, infine, oltre al decentramento dei ministeri, ne propone la limitazione a sei: Esteri, Difesa, Giustizia, Tesoro, Ricerca Scientifica e Interni, anche se fortemente ridimensionato perché è il ministero di polizia e con grandi poteri. Per il resto, solo dipartimenti per il coordinamento con i poteri». [r. int.] Miglio favorevole al decentramento dei ministeri Il leader della Lega, Umberto Bossi se l'è presa con i giornalisti ROMA. Via Scalfaro dopo le elezioni, apertura ad Alleanza Nazionale, se Fini sosterrà il federalismo, sì al decentramento dei ministeri, ma a patto che vengano ridotti a sei. La Lega alza il tiro. E spara: «Oscar Luigi Scalfaro è stato eletto con i voti di Andreotti, di Craxi e di Forlani. Questo sistema non esiste più, il prossimo parlamento inaugurerà la seconda Repubblica. E' normale e naturale, quindi, che si possa decidere di dare alla seconda Repubblica un Presidente diverso». Poche, chiare, parole e il capogruppo del Carroccio alla Camera, Roberto Maroni, in un'intervista a MF chiede il rinnovamento al Quirinale: «E' chiaro che Scalfaro per un atto di sensibilità deve dare le dimissioni. E' un problema istituzionale, che non tocca la persona. Per me può anche essere riconfermato nell'incarico, ma deve farlo il nuovo Parlamento. Non gli faremo l'impeachment, perché speriamo che capisca e si adegui alla svolta politica». Maroni specifica: «Siamo stati tra i pochi a difendere Scalfaro quando era uscita la vicenda del Sisde, perché sentivamo puzza di bruciato. Oggi mi interessa più il problema politico-istituzionale che c'è al Quirinale, che non il fatto che Scalfaro abbia intascato o meno soldi dal Sisde». Maroni spiega poi che presto «il polo liberista annuncerà la propria squadra di governo. Sarà un governo politico, non tecnico, perché ci sono scelte politiche im-

Luoghi citati: Bologna, Roma