L'ultima occasione per la pace poi il raid
Clinton vuole provare ancora con la diplomazia, Parigi replica: atti concreti o ritiriamo i soldati Clinton vuole provare ancora con la diplomazia, Parigi replica: atti concreti o ritiriamo i soldati L'ultima occasione per la pace, poi il rajd L'America avverte la Bosnia BRUXELLES DAL NOSTRO CORRISPONDENTF Gli ambasciatori dei sedici Paesi dell'Alleanza atlantica avrebbero dovuto lanciare oggi l'ultimatum nei confronti delle milizie serbe che assediano Sarajevo, fissando la data oltre la quale, in mancanza di un ritiro delle artiglierie, la Nato avrebbe fatto partire i caccia-bombardieri. Sabato scorso il peso delle 68 vittime della strage al mercato della capitale bosniaca aveva fatto precipitare gli eventi, convincendo i Dodici dell'Unione europea a fare per la prima volta la faccia dura contro i serbi. Le divisioni che per due anni hanno bloccato la capacità di reazione dell'Occidente sembravano superate almeno per un obiettivo proposto dai francesi ed accettato, sembrava, anche dagli americani: ritirare le artiglierie a trenta chilometri da Sarajevo e porle sotto amministrazione Onu. Per l'occasione Manfred Woerner, il segretario generale della Nato costretto da tempo in ospedale per un tumore, aveva garantito la sua presenza. Ed i francesi, sicuri della possibilità di mostrare i muscoli della «Armée», avevano annunciato per stamane la partenza da Tolone della portaerei Foch, con 20 bombardieri a bordo. Ma ieri sera la portavoce della Casa Bianca, Dee Dee Mayer, ha nuovamente spostato le 16 palle sul biliardo della Nato, annunciando una «iniziativa diplomatica» che punta sugli attacchi aerei, ma sembra discostarsi molto dallo scenario accettato dagli europei. Risultato: alla riunione di oggi i sedici ambasciatori dell'Alleanza atlantica dovranno ancora una volta cercare con equilibri diplomatici di arrivare alla quadratura del cerchio. La Mayer non ha fornito dettagli, ma sembra che l'ambasciatore Usa alla Nato, Hunter, spingerà per rendere realistica la minaccia degli attacchi aerei, appe- Uniti si impegneranno d'ora in poi direttamente nel processo di pace, che proprio oggi riprende a Ginevra con una riunione dei Paesi confinanti con l'ex Jugoslavia, per proseguire domani con i leader delle tre fazioni del conflitto. Ieri sera a Bruxelles c'era chi, per spiegare la svolta compiuta dalla Casa Bianca, ricordava che Clinton ha annunciato un intevento con cui ridefinirà la filosofia Usa nei confronti dell'Onu: accettare un'amministrazione internazionale a Sarajevo, secondo questa ipotesi, significherebbe confermare un'onnipresenza delle Nazioni Nnite che gli americani non accettano più. Le perplessità che alcuni Paesi membri della Nato esprimevano nei confronti del piano francese, del resto, non vengono certo fugate dalla mossa di Clinton. In particolare i canadesi temono che, in caso di attacchi aerei, i serbi possano scatenare rappresaglie contro i caschi blu presenti sul terreno. I britannici condividono in gran parte questi timori, mentre i greci seguono la loro linea pro-serba. Inoltre, al quartier generale della Nato sono iniziati ad arrivare i rapporti dei servizi d'informazione, e secondo qualcuno ci potrebbero essere «sorprese» sulla responsabilità della strage al mercato di Sarajevo: un'ipotesi che metterebbe in dubbio ogni possibile azione decisa. Forse per rispondere a Clinton, forse per tagliare corto con ogni possibile alibi all'inazione, il manistro degli Esteri francese Alain Juppé ha comunque messo in chiaro almeno una cosa: «o la Nato prenderà una posizione netta, oppure la Francia ritirerà i propri caschi blu», i più numerosi in Bosnia. Fabio Squillante Un F-16 si prepara al decollo [FOTO ANSA] santendola con la proposta di «altre misure militari per difendere i civili di Sarajevo». Senza parlare però di una futura amministrazione Onu per la capitale bosniaca, né del ritiro delle artiglierie dalla città. La portavoce della Casa Bianca ha aggiunto che gli Stati
Persone citate: Clinton, Fabio Squillante, Manfred Woerner
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