Cinema museo per il secolo

Cinema, museo per il secolo A cent'anni dai Lumière, un centro internazionale nella Mole Antonelliana Cinema, museo per il secolo Unico in Italia, tra i primi al mondo DTORINO IECI anni di polemiche e li dimostra tutti. Ma per festeggiare la magia di un I secolo fa, quando i fratelli Lumière conquistarono Parigi con le loro immagini in movimento, guadagnerà il tempo perduto. Riaprirà, infatti, nel '95, il Museo del cinema di Torino, chiuso nell'84 «per inagibilità dei locali». Unico in Italia, era stato costretto a spegnere le luci nonostante vantasse la più importante collezione di attrezzature precinematografiche del mondo. Seimila apparecchi e oggetti d'arte, 14 mila manifesti e 120 mila materiali pubblicitari vari, 140 mila fotografie, 4500 film, muti e sonori, 13 mila libri e 2 mila testate di periodici, una fonoteca di 1500 pezzi, usciranno dalla clandestinità per essere esposti in uno scenario spettacolare: la Mole Antonelliana, dove, tra l'altro, era stato fondato, ned '41, da Maria Adriana Prolo. Nei progetti, il salto di qualità è tale da proiettare la nuova galleria ai livelli del Musée Langlois di Parigi e del Museum of Moving Image di Londra: 2700 metri quadrati di esposizione ripartiti tra la costruzione ottocentesca e il settecentesco Palazzo degli Stemmi. Stoccolma, Montreal, Potsdam e Madrid stanno aprendo nuovi musei del cinema, Parigi sta pensando di crearne un altro parallelo a quello già esistente. La scommessa italiana è grande. Anche perché «quello che assolutamente non vogliamo è ridurre il tutto ad uno spazio di oggetti da guardare - spiega Paolo Beitetto, direttore scientifico del museo -: intendiamo invece trasformarlo in un laboratorio in cui gli oggetti esposti possano interagire con i visitatori, si possano sperimentare, dalle prime macchine settecentesche ai computer. La galleria avrebbe poco senso se non riuscissimo a riprodurre la spettacolarità propria di quest'arte, a sfruttare la potenzialità di realizzare avventure». «La Mole consentirà di proporre, da un lato, la magia del prc- cinema e, dall'altro, la fascinazione del cinema» continua Bertetto, che nell'elaborazione del progetto è affiancato da Giuseppe Tornatore e David Francis, direttore del settore cinema della Library of Congress di Washington, ideatore del Momi di Londra e massima autorità mondiale in materia. Nella Mole è prevista una «galleria delle meraviglie», dove lanterne magiche e altri strumenti sette-ottocenteschi riprodurranno intatto lo stupore dell'epoca. Si creeranno effetti identici a quelli con cui Robertson, durante il Direttorio, inquietò i francesi con le sue fantasmagorie, in pratica il primo horror: immagini proiettate nel buio o sul fumo che esalava da sarcofaghi. Stessa attenzione per il cinema. Proiezioni simultanee saranno proposte allo spettatore consentendogli di percepire i film come insieme di differenze linguistiche: su un grande schermo sul soffitto, ad esempio, un film muto degli Anni 20; su schermi laterali il classico americano; su altri monitor la Nouvelle Vague, Fellini, Godard, Eisenstein o Ford. Nel Palazzo degli Stemmi sarà allestito invece un set cinemato¬ grafico dove registi faranno dimostrazioni pratiche e i visitatori potranno sedersi dietro la macchina da presa, ma anche realizzare simulazioni al computer. Il Palazzo sarà inoltre la sede della biblioteca e della videoteca, e saranno previsti spazi di sperimentazione per la musica e il teatro. Attorno al progetto, che sarà licenziato a giugno con la valutazione dei costi, si consuma comunque l'ennesimo paradosso dei musei italiani. La galleria del cinema di Torino può essere paragonata, per la sua ricchezza, al Musco egizio. Eppure, dopo dieci anni di chiusura, continua ad essere un'«iniziativa» esclusivamente piemontese, lasciata ai problemi e alle polemiche locali. Dal '93 è una fondazione a cui partecipano il Comune, la Provincia, la Regione, la Cassa di Risparmio di Torino e l'Associazione Museo del cinema. Il bilancio attuale è inferiore ai due miliardi, per metà pagati con i biglietti delle programmazioni cinematografiche. Ma l'apertura del museo comporterà costi tre volte superiori all'attuale disponibilità. La cosa curiosa, dato che le cifre non sono esorbitanti per un patrimonio di questa portata e per gli effetti pubblicitari di ritorno, è che nessun ente, privato o pubblico, nazionale ha mai fatto passi per partecipare, almeno come sponsor, all'iniziativa. Nemmeno la Rai o la Fininvest che, sul cinema, fondano una parte importante della loro attività. Inoltre, i finanziamenti dell'ex ministero del Turismo e dello Spettacolo sono sempre arrivati con ritardi inaccettabili, «mentre, ad esempio, nel caso del museo di Amsterdam, il governo ha addirittura anticipato i costi di gestione di due anni», commenta Bertetto. Nonostante queste difficoltà, si avrà, nel '95, un primo museo «in sintesi» alla Mole, che darà il via alla grande kermesse dei cento anni del cinema. Il completamento è previsto per i due anni successivi. Nella clandestinità in cui è stato relegato, il materiale è in fase di restauro e catalogazione. «Ora partecipiamo anche ad aste pubbliche per colmare le carenze del museo - spiega Roberto Morano, presidente della Fondazione -, non abbandonandoci più, come in passato, alle donazioni di amici». Magia dei fratelli Lumière. Pier Luigi Vercesi Nella galleria delle meraviglie lanterne magiche e macchine del 700 E per il pubblico pronto un set dove «imparare» a girare i film La «lanterna magica» in un dipinto settecentesco. In alto, il manifesto del primo stereoscopio, ombre cinesi e la Mole Antonelliana: sarà la sede del Museo del cinema