Giraudoux? Dimentichiamolo, è troppo intelligente

Giraudoux? Dimentichiamolo, è troppo intelligente Maretta alla Comédie-Francaise per un anniversario mancato: il grande drammaturgo non è più attuale Giraudoux? Dimentichiamolo, è troppo intelligente La tv ci ha disabituati al teatro, pochi seguirebbero le sue acrobazie [/\||E' un po' di maretta, in I i T questi giorni, intorno alla Comédie-Francaise a proI i posito di un cinquantenaI rio mancato. Lunedì scorso cadeva, infatti, il cinquantesimo anniversario della morte d'uno dei drammaturghi più amati, un tempo, dai francesi: Jean Giraudoux, scomparso a sessantadue anni al colmo della celebrità. Orbene, il nuovo amministratore generale della Comédie, JeanPierre Miquel, non ha annunciato alcuna messinscena di drammi di Giraudoux in occasione della ricorrenza: mentre ne erano stati allestiti nell'illustre teatro, già di Molière, per il venticinquesimo e trentesimo anniversario della scomparsa e per il centenario della nascita. «Sembra che il nuovo amministratore non voglia lasciarsi influenzare, nell'approntare il suo programma, dal calendario delle celebrazioni», ha scritto, con un'ombra di malinconica ironia, Jacqueline Piattier su Le Monde. Ma gli spettatori cosiddetti «decani» della Comédie hanno già fatto osservare che novo delle sedici commedie scritte da Giraudoux fanno parte del repertorio del «loro» teatro. Chi ha ragione, Miquel o il pubblico? E' molto difficile dirimere questioni del genere: perché in fatto di scrittura teatrale, ancor più che in quello di scrittura letteraria, nessuno ha la verità in tasca. Se dovessi reagire d'istinto (che sappiamo, tuttavia, essere sovente traditore), direi che Miquel non ha torto. E cerco qui di spiegare il perché. Jean-Louis Barrault, che nel novembre 1953 mise in scena al Théàtre Marigny l'ultimo, postumo dramma di Giraudoux, Pour Lucrèce, scrisse nel programma di sala che il drammaturgo «oscillava tra Marivaux e Racine»: volendo con questa lapidaria formula suggerire che Giraudoux aveva cercato di comporre in un'inedita sintesi le due anime della civiltà francese, la sensibilità e la ragione, la fantasia e il rigore intellettuale. Questo tentativo è alla base di un particolarissimo stile, che nell'ambiente teatrale venne detto, non senza affabile ironia, «giralducien»: una scrittura di straordinario nitore, eppure formicolante di squisite trovate intellettuali, di deliziosi paradossi, di irresistibili boutades. La verità è che Giraudoux, anche se non sottovalutava affatto il potenziale affettivo e persino comunicativo insito nelle passioni umane, credeva fondamentalmente nel primato dell'intelligenza e il suo linguaggio teatrale è lo specchio, di conseguenza, di questa convinzione: rigoroso e ad un tempo brillante, fermo ma, a tratti, inattesamente provocatorio, con punte di deliberato «fumismo». Vogliamo dire che lo stile di Giraudoux è troppo intelligente per il pubblico d'oggi? Non arriveremo a proclamarlo: certo è che la televisione ci ha disabituati molto a quella ginnastica mentale, a quel vero e proprio acrobatismo cui la prosa, spesso vertiginosa nell'altalena serrata delle repliche, di Giraudoux ci costringerebbe, se qualcuno oggi ci invitasse a riassistere ad una replica di un suo dramma. Anche qualche intellettuale parigino, devoto a Giraudoux, deve essersene reso conto se invece che ostinarsi a chiedere a Miquel o a qualche altro responsabile di teatri pubblici la ripro¬ posta di Lapazza di Chaillot o di La guerra di Troia non si farà o di Intermezzo o di Anfitrione 38, ha preferito ripiegare su altre iniziative. Il figlio dello scrittore ha inaugurato a Versailles la Fondazione Giraudoux, mettendo la propria casa a disposizione degli studiosi di manoscritti e documenti del padre; la cittadina di Bellac, nella Haute-Vienne, dove I Giraudoux nacque nell'ottobre 1882 e dove tra il 1954 e il '90 l'intero suo teatro è stato messo in scena durante un festival estivo, prepara un nuovo congresso internazionale a lui dedicato, a Montreal, nel 1995; mentre Gallimard sta per pubblicare nella Plèiade il secondo volume delle Opere narrative. Certo convegni ed edizioni non sono spettacoli. Ma consoliamoci con una constatazione del predecessore di Miquel e di Lassalle alla guida della Comédie, il compianto Antoine Vitez, che ebbe un giorno mestamente a scrivere, a proposito del precoce logorio dei testi teatrali: «Il teatro è eminentemente un'attività testamentaria...». Guido Davico Bonino Il figlio dello scrittore «Parigi addio, ti celebrerà Montreal» ii di d i Il celebre drammaturgo francese Jean Giraudoux

Luoghi citati: Montreal, Parigi