Carroccio tv e fiammella quasi un matrimonio a tre

Antisnobismo, gadget decisionismo: «collanti» per andare alle urne Carroccio, tv e fiammella quasi un matrimonio a tre DIZIONARIO DI UN'ALLEANZA B: ROMA OSSI, Berlusconi e Fini. Che poi vuol dire - nel migliore dei casi - Miglio, Urbani e Fisichella. E quindi il Carroccio, la tivù e la fiammella. Uomini e simboli mischiati per forza dal nuovo sistema elettorale. Supermeroti, bar, sezioni. Un populismo elettronico e mediatico, a occhio, che parla e canta in dialetto. Una Lombardia, magari, travestita da Stati Uniti con un che di Sudamerica. Può piacere o meno, l'ibrido. Si vedrà. Più interessante è capire anche al di là delle elezioni se i pezzi possono stare insieme. Qual è il mastice, intanto, e quali sono i collanti di questa nuova - ebbene sì - de- ANTISNOBISMO Addirittura liberatorio, si combina con la più sorda avversione per gli intellettuali che pretendono invano di dettare legge su ogni cosa, dall'abbigliamento alla decisa, talvolta rivendicata zoticaggine di qualche frammento neoconservatore. ATTREZZATURA 0 supporto di gadget propagandistici (a cui la sinistra ha sostanzialmente rinunciato dopo l'esperienza craxiana). A destra, invece, né il msi, che ha rilanciato i pupazzoni di peluche, né la Lega, con mutande, profumi, passaporti e francobolli, né tantomeno Berlusconi, inventore del «kit del presidente», concepiscono la battaglia a mani nude. Con il risulto che l'antisnobismo di cui sopra sfocia coerentemente in una esibizione di kitsch moltiplicata per tre. COSTUMI Ovvero dell'inconciliabilità abbigliatoria. Forza Italia è azzimata (giacca blu, pantalone grigio, notabili le scarpe Church color radica di pipa). La Lega variamente sciamannata (i colori di Speroni, i pon pon di Miglio, il verdolino di Bossi). Alleanza nazionale si colloca in una terza dimensione tipo Facis o Lebole, ma senza speranza alcuna di mediazione. EREDITA' Che scotta. Più che del fascismo Fini sente il peso di quella, sempre più ingombrante, di Almirante (su cui vigila donna Assunta). Berlusconi se la deve vedere con il vitalissimo fantasmone dell'hotel Raphael che gli ha regalato la legge. Bossi è più libero. Però rischia di essere rincorso dal ricordo di come era (e forse non riesce più ad essere). FARDASÉ' Il triplice decisionismo da self made man, dalle orchestrine in crociera alla Scuola Radio Elettra, si riverbera in una straordinaria sicurezza bilanciata da enorme, anche legittima diffidenza. «Ecco la cassetta del mio annuncio» dice Berlusca ai tg. «Ma è troppo lunga» ribattono. «La taglio io e gliela restituisco». IMMAGINE Televisione e affini. Scuola e palestra, rodeo e ring, memoria e futuro, insomma una realtà a parte. Vado in onda ergo sum. LIBERTA' Con i comuni derivati del pervasivo «liberismo» e dell'immancabile «liberal-democrazia» (senza contare che un figlio di Bossi è stato battezzato «Roberto Libertà»). Di tradizione perfino ottocentesca e comunque scippata, con «democrazia», a una certa sinistra anni Quaranta e Cinquanta, l'arrivo di tutta questa libertà s'accompagna alla quasi cacciata di due non più evergreen della destra come «patria» (ora «Italia») e «ordine» (sostituito dal più moderno «sicurezza»). PATERNITÀ' Evoluzione del familismo democristiano. Modello d'autorità Anni Novanta, anche a bilanciare certi eccessi (veri o presunti) di virilismo, celodurismo, machismo e quant'altro. La foto della famiglia, perciò, davanti alle telecamere. Battage e videocassette sul matrimonio. Mogli educate in primo piano. Prole esibita ai congressi. Su un altro piano, paternalismo. «Un imprenditore - dice Berlusca come un buon padre di famiglia...». PAURE Un elenco nutrito, il vero cemento di questa destra. Il comunismo, com'è ovvio, «che non è morto affatto». Poi il governo delle sinistre, le politiche sociali, le tasse, i sindacati, Mediobanca, la grande industria, le protezioni clientelali, l'archivio di Andreotti, Scalfari, il cardinal Martini, Violante, la Rete e un po' pure Di Pietro. POPOLO Con il suo fratellino cattivo, «Populismo». Umori e sudori leghisti, rivalse e demagogie missine, trasmissioni e sondaggi «azzurri». Le tre distinte macchine emotive ancora stentano ad assemblarsi. Si ritrovano solo sul fatto che gli altri sono «una minoranza». Qualcuno ha lanciato l'infausto: «Vinceremo». SIMULAZIONE Ossia la tattica al posto della verità. Fini, aprile 1993: «Il msi non si scioglie affatto». Berlusconi, novembre 1993: «Il mio partito esiste solo sulle pagine di qualche giornale». Di Bossi è stranota la velocità con cui cambia idea. Meglio perdere l'anima che l'Italia. TECNICA L'aristocrazia delle professioni (leggi anche corporazioni, e in qualche modo anche federazioni geografiche) come garanzia di buongoverno. A differenza dell'intellettuale, il tecnico - ideale continuazione del «ragioniere a capo dello Stato» che invocava il leader dell'Uomo Qualunque Guglielomo Giannini - «sa» e «fa». Per il bene di tutti. Filippo Cec carelli Antisnobismo, gadget decisionismo: «collanti» per andare alle urne Da sinistra, il segretario msi Gianfranco Fini con la moglie, il leader storico dei neofascisti Giorgio Almirante e il Caudillo argentino Juan Domingo Peron

Luoghi citati: Italia, Lombardia, Roma, Stati Uniti, Sudamerica