Nasce la Destra «smoderata» di Pierluigi Battista

Da Arcore a Pontida l'ex maggiorarla silen2iosa ora sta alzando la voce Da Arcore a Pontida l'ex maggiorarla silen2iosa ora sta alzando la voce Nasce la Destra «smoderata» Dallo Stato vuole più sicurezza e meno tasse ROMA. Indro Montanelli dice di non sopportarla, questa nuova Destra «abusiva»: la Destra del fiorito linguaggio da «taverna» di Bossi e quella «cotonata» e «candeggiata» di Silvio Berlusconi. E pensare che quando la Destra si chiamava «Italia moderata» proprio lui, Montanelli, ne era il campione. Con la «maggioranza silenziosa» che si abbeverava ad ogni suo fondo, acquistava ogni suo libro, si deliziava a tutti i suoi «controcorrente». E adesso? Ora, da silenziosa che era, quest'Italia di Destra si è fatta chiassosa, rutilante, sgarbata, disinibita. Talvolta persino sboccata. La Destra è venuta allo scoperto. Ha fatto Vouting. Ha ritrovato l'orgoglio di sé. Adopera con disinvoltura parole un tempo tabù, come «liberismo». E' diventata di massa, ha perduto il complesso d'inferiorità nei confronti della sinistra, non ha timore di esibire con franchezza i propri tratti populistici. «E' nato il polo del populismo di destra», dice il politologo radicale Massimo Teo- dori. E questa Destra ha spezzato i legami con il «moderatismo», con lo stile che si considera tipico del conservatorismo, con quel mondo della Destra perbenista e rispettabile che si faceva un vanto dei propri costumi severi al confine dell'austerità. La Destra dei gentiluomini un po' retro. La Destra elitaria e minoritaria che coltivava le memorie del Risorgimento, che pronunciava con deferenza il nome di Luigi Einaudi. E che aveva trovato in Montanelli il proprio aedo. Oggi questa Destra non riconosce più il suo Montanelli. Ma soprattutto è Montanelli che non può più riconoscersi in questa Destra. Lui, il grande Indro, ricorda Prezzolini e la sua «società degli apoti». Oggi è Gianfranco Funari che rende inconsapevole omaggio al prezzolinismo quando fissa sornione la telecamera e dice sfrontato: «Io rum la bbevo». La nuova Destra non borbotta più contro l'esosità del fisco. Oggi dichiara apertamente guerra alle tasse e sceglie come suo profeta Antonio Martino, l'economista che già in passato si era messo alla testa di una rivolta fiscale (subito abortita). La Destra moderata poteva ancora illanguidirsi nel ricordo dell'Italia dei Savoia. E guardava con un certo fastidio all'unica Destra che si presentava apertamente come tale: la Destra radicale, di schietta matrice fascista. Oggi la Destra parla di «presidenzialismo» e di «federalismo» e intanto il tabù dell'«antifascismo» si sta sgretolando. La Destra, un tempo, era bonaria. Guareschi scudisciava a sangue i «trinariciuti» ma un po' di bene a Peppone, in fondo, gliene voleva. Oggi la Destra di massa trova in Vittorio Sgarbi il suo megafono. Senza remore. Un tempo il moderato considerava la televisione una cosa «stupida». Oggi senza la televisione sarebbe politicamente inimmaginabile. La Destra che è nata tra Arcore e Pontida, e che nel Sud assume le sembianze di Gianfranco Fini, detesta ì'intelligentsija «radicalchic», che considera schifiltosa e salottiera ma che ritiene abbia preso il timone della carta stampata. E infatti nella convention di Roma non tributa un trionfo a Giuliano Urbani. Che è sì ^ideologo» di Berlusconi ma è un po' freddino. L'uomo di destra è anticomunista: e questa non è una novità. E' per la famiglia, senza essere di familisti fanatici. Come afferma Livio Caputo, un montanelliano che si trova a suo agio nel nuovo Giornale feltriano, «è forse più restio a sfasciare il mondo degli affetti e degli interessi familiari e certo meno portato a "sperimentazioni" di avanguardia». E' dunque tendenzialmente cattolico, ma non si entusiasma quando il Papa fa un po' troppo il pignolo sui costumi sessuali e quando parla troppo male del capitalismo. E' per l'economia di mercato e detesta lo «statalismo» almeno quanto il comunismo. Dallo Stato pretende polizia e pulizia, sicurezza e protezione, «law and order» contro la grande ma anche contro la piccola criminalità. Ma quando si parla di soldi, di «impresa», di «proprietà», di «imprenditoria» è meglio che lo Stato si faccia più in là e permetta finalmente la Grande Privatizzazione. Diffida della «solidarietà» (e, quando è colta, apprezza la demolizione del solidarismo di un Sergio Ricossa). Ma rivaluta la «carità». La Destra diffusa, televisiva, arrabbiata è anche «ecologista» e contro 1'«inquinamento» ma odia il «khomeinismo» (parola frequentatissima) contro le pellicce e non sopporta tutti gli strepiti degli anti-caccia. E' una Destra che talvolta, come diceva una volta Leo Longanesi, per reazione è capace di suscitare anche nel moderato irrefrenabili «fremiti bolscevichi». E contro l'«imbecille di destra» ha perfino tuonato un settimanale «di destra» come l'Italia. E' la Destra che plaude al preside che caccia da scuola due studenti che si tenevano per mano. Anticaglie: oggi la Destra si è fatta più smagata. Pierluigi Battista Il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi durante la convention di domenica a Roma