Gli Usa a Ghali siamo pronti
Gli Usa a Ghali: siamo pronti Gli Usa a Ghali: siamo pronti «Apriremo il fuoco un 'ora dopo l'ordine» NEW YORK NOSTRO SERVIZIO Boutros Ghali chiede alla Nato di «prepararsi», Bill Clinton dichiara apertamente di appoggiare quella richiesta, i membri del Congresso sia democratici che repubblicani chiedono di «punire» i serbi; i generali del Pentagono dicono che dal momento in cui l'ordine arriverà le forze dell'allenza atlantica saranno in grado di bombardare «entro un'ora»: il groviglio di annunci, dichiarazioni, impegni che si è dispiegato nella mattinata di ieri sembrava indicare chiaramente che l'attacco aereo in Bosnia per porre fine al verificarsi di episodi come la strage di Sarajevo di sabato era ormai vicino. Ma la sostanza ha ancora una volta avuto ragione della forma, e andando a vedere le cose da vicino si scopriva che la disperata esortazione lanciata ieri dal rappresentante della Bosnia Muhammad Sacirbey, «che altro deve succedere perché vi decidiate?», era tutt'altro che retorica. Sì, il segretario generale dell'O¬ nu ha scritto al segretario della Nato Manfred Woerner per chiedergli di «prepararsi ad attaccare», ma non in seguito al micidiale colpo di mortaio che ha ammazzato 68 persone nel mercato di Sarajevo, bensì nel caso di «attacchi futuri contro i soldati delle Nazioni Unite». In sostanza, il problema rimane sempre quello delle due operazioni che i «caschi blu» devono compiere, la rioccu¬ pazione dell'aeroporto di Tuzla e la sostituzione a Srebrenica dei soldati canadesi con quelli olandesi. La possibilità che i serbi cerchino di impedirle con la forza è considerata «molto alta» e quindi ci si vuole regolare di conseguenza, facendo di tutto perché i serbi si convincano che se attaccheranno ci sarà «davvero» una risposta. E la rappresaglia per il colpo di mortaio nel mercato di Sarajevo che tutti sembrano invocare? Per compierla, hanno ancora una volta ripetuto ieri gli uomini di Boutros Ghali, i problemi sono due. Uno è che l'Onu non è in grado di indicare con certezza gli autori di quel massacro. I serbi, come si sa, hanno formalmente smentito di essere stati loro «e non ci sono prove per accusarli di avere mentito»; l'altro è che le risoluzioni esistenti che autorizzano l'uso della forza «coprono» soltanto gli attacchi diretti contro le forze dell'Onu, non episodi come il colpo di mortaio di sabato (il quale - viene spiegato con precisione - non è in nulla diverso dalle migliaia lanciate contro Sa¬ rajevo da due anni a questa parte, anche se ha avuto conseguenze infinitamente più gravi). Il Consiglio di Sicurezza, intanto, è stato l'unico organismo che nella grande agitazione di ieri è rimasto silente. I rappresentanti dei suoi membri occidentali Stati Uniti, Francia, Gran Bretagna e Spagna - si sono incontrati col rappresentante della Bosnia Sacirbey, questo ha rivolto loro l'esortazione di cui si diceva e ha chiesto di convocare una riunione, ma almeno fino al primo pomeriggio di ieri nessuna convocazione era stata resa nota. Il Consiglio di Sicurezza ha un problema: che la Bussia - paese con diritto di veto - è contraria agli attacchi aerei. Il governo russo, dicevano ieri off record i diplomatici occidentali, ha il problema Zhirinovski, se si schiera con noi nel deliberare i bombardamenti, il leader nazionalista troverà ancora più gente disposta a starlo a sentire. Così, di convocazione del Consiglio di Sicurezza, almeno per ieri, non se ne parlava. Franco Pantarelli li presidente americano Clinton
Persone citate: Bill Clinton, Boutros Ghali, Clinton, Franco Pantarelli, Ghali, Manfred Woerner, Muhammad Sacirbey, Sacirbey
Luoghi citati: Francia, Gran Bretagna, New York, Sarajevo, Spagna, Stati Uniti
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