All'Auditorium il 9 con un programma che va da Mozart alla Sonata a Kreutzer di Leonardo Osella

UTO UGHI E BRUNO CANINO IN DUO UTO UGHI E BRUNO CANINO IN DUO All'Auditorium il 9 con un programma che va da Mozart alla Sonata a Kreutzer UTO Ughi e Bruno Canino in duo. E' l'appuntamento della settimana all'Unione Musicale e il pienone è garantito. L'appuntamento è per mercoledì 9 alle 21 nell'Auditorium Rai ed è caratterizzato da tre pagine molto famose, nelle quali è piacevole andare alla ricerca del particolare, della sfumatura inedita, dei punti in cui l'affiatamento tra gli esecutori si fa più stretto e sfocia nell'ineffabile. Cominciando con Mozart non si sbaglia mai. Ed ecco quindi, in apertura di serata, la «Sonata in si bemolle maggiore K. 378». L'opera, a quanto si è accertato, risale al 1779, nel periodo in cui Mozart, allora ventitreenne, era tornato a Salisburgo dopo il viaggio a Parigi. La sonata, sottolinea Hermann Abert, «di scrittura alquanto virtuosistica, si attiene ancora ai modelli antichi, anzi presenta, nello sviluppo del primo tempo basato interamente su idee nuove, un appassionato rincorrersi di progressioni nello stile di Schobert». Ed ecco la grande «Kreutzer», ossia la «Sonata in la maggiore op. 47» di Beethoven, dedicata appunto al violinista francese Rodolphe Kreutzer del quale Ughi ha ereditato il prezioso strumento «Stradivari 1701». Kreutzer nel 1804 era a Vienna L'to L'shi all' Auditorium. Sotto: Umberto Benedetti Michelangeli Schizzata nella tarda primavera del 1847 e rappresentata a Lipsia tre anni più tardi, La Genoveva di Robert Schumann rappresenta l'unico esempio compiuto di opera teatrale del grande musicista tedesco: fin dal suo esordio il lavoro fu accolto da un successo molto misurato probabilmente a causa del libretto, basato su un dramma già lontano dai gusti del pubblico ma la qualità musicale della partitura è alta e lascia presagire i futuri sviluppi dell'opera wagneriana soprattutto nell'abbandono definitivo della forma chiusa e nell'utilizzo del leitmotiv in funzione espressiva. Le due successive pagine in programma appartengono alla produzione non particolarmente al seguito del generale Bernadotte, ambasciatore di Francia, e in una lettera all'editore Simrock il musicista spiega la simpatia che provava per lui: cosicché gli dedicò la Sonata, che originariamente era stata destinata al violinista mulatto George Polgreen Bridgetower, ma con il quale Beethoven aveva litigato pare per una questione di donne. «Mai prima d'ora - scrive Giovanni Carli Ballola - la dia¬ lettica concertante tra pianoforte e violino era stata così fìtta, esasperata e tesa fino allo spasimo, né la scrittura dei due strumenti aveva raggiunto un tale grado di splendore virtuosistico e di pregnanza espressiva». E aggiunge, a proposito del «Presto» iniziale: «Vi domina la travolgente e impetuosa ispirazione degli anni del volontarismo eroico beethoveniano, con in più un brivido d'inquietante demonismo e di oscura passione dato dall'onnipresente voce del violino, terribilmente calda e avvincente come il richiamo del re degli Elfi». La serata musicale troverà infine brillante conclusione nel Prokofiev della «Sonata in re maggiore op. 94 bis». Quel «bis» rivela una curiosa circostanza: originariamente la pagina era stata scritta per flauto ed eseguita per la prima volta a Mosca nel 1943. Successivamente il compositore elaborò una versione per violino con il contributo tecnico di David Oistrak, che la presentò nell'anno successivo con Lev Oborin al pianoforte. E' un lavoro tipico di Prokofiev, un alternarsi di momenti scattanti, ironici e quasi caricaturali, con ampie parentesi meditative e liriche. Leonardo Osella

Luoghi citati: Francia, Mosca, Parigi, Salisburgo, Vienna