LE LY: RITORNO IN VIETNAM DOPO L'INFERNO DELLA GUERRA di Ernesto Gagliano

LE LY: RITORNO IN VIETNAM DOPO L'INFERNO DELLA GUERRA LE LY: RITORNO IN VIETNAM DOPO L'INFERNO DELLA GUERRA dai soldati americani, finirà per uccidersi senza pronunciare una parola di odio: «La guerra è sfortuna, cattivo Karma». Le Ly affronta i duri interrogatori dei sudvietnamiti: la prendono a calci, la mettono in una gabbia di bambù, la legano a un palo, cosparsa di miele, su un terreno coperto di piccole formiche nere. E i vietcong? Non le danno una medaglia, anzi sospettano di lei perché gli altri l'hanno rimessa in libertà. E una sera due «istruttori del servizio di pattuglia» vanno a prelevarla, la portano a un processo segreto («Il tribunale del popolo seguiva un solo copione») e quindi in una palude solitaria. L'atmosfera dell'esecuzione è evocata con profonda sensibilità e un alito religioso. Le puntano una canna di fucile alla tempia, lei pensa che le sue ossa diventeranno «parte della Madre Terra» e il suo spirito «un ululato nel vento». Si prepara a morire. Magari per tornare poi «nel pozzo delle anime e rinascere, in un altro luogo e momento, a una vita migliore». Ma non viene uccisa. I due la violentano e la lasciano andare. La storia della donna direi ila la americana che ha ispiralo il film di Storte «Tra cielo e terra» L'infanzia è un quadro felice a Ky La, piccolo villaggio presso Da Nang nel Vietnam centrale, tra bufali d'acqua, galline e maiali. Lì coltivano il riso, venerano gli antenati su un piccolo altare domestico. Uno scenario pacifico che presto si incendia. Il luogo è conteso dai «governativi» del Sud e dai vietcong. Questi arrivano di notte, insegnano ai contadini canti patriottici per Ho Chi Minh («Zio Ho, ti auguriamo lunga vita») e collaborazione («Che cosa farete quando il nemico dormirà nelle vostre case?» «Gli ruberemo armi, viveri, medicine!»). L'appa- rizione degli americani in elicottero ha un sapore di fantascienza. «Avevano occhi azzurri e portavano sempre occhiali da sole, perciò alcuni di noi pensavano che fossero ciechi. Alle loro spalle li chiamavamo mal meo, occhi di gatto, e 'nasi lunghi"». La ragazzina ruba qualche granata, aiuta i vietcong, deve segnalare alle sentinelle appostate in fondo alla foresta l'arrivo di governativi e americani. Ma non è un gioco. Si susseguono le incursioni, i bombardamenti, metà di Ky La viene spianata. Il padre di Le Ly, picchiato IHI II Ir Il resto è una lotta per sopravvivere. Le Ly va a fare la cameriera a Da Nang (dove il padrone di casa la rende madre), campa trafficando nel mercato nero, fors'anche in marijuana, frequenta militari e tecnici americani. Qualcosa dentro di lei è mutato. «La linea divisoria tra amici e nemici, tra i miei affini e i barbari invasori tendeva sempre più a confondersi...». L'orizzonte si allarga oltre il villaggio, oltre le fazioni. Respinta e maltrattata, lei si arrangia per mantenere il bambino, cercando una nuova vita. Non cade nel giro della prostituzione, tra le «ragazze dei bar», ma confessa di aver accettato una volta 400 dollari per l'amplesso di due marines in un bunker. E' una donna schietta, complessa, contraddittoria. Oscilla tra affetti e compromessi, le disavventure non la inaridiscono, la fanno crescere. Alla fine, appena ventenne, incontra un tecnico americano che la sposa e nel 1970 la porta in California. Ricca, elegante, e un po' ansiosa, rieccola dopo sedici anni in Vietnam per rivedere la vec¬ chia madre, il fratello che è un funzionario comunista, le sorelle. Gli incontri sono prima raggelati dalla diffidenza e dalle regole burocratiche, ma poi si riscaldano nell'intimità. E la «pecora nera» diventa di nuovo l'amata figlia di un tempo. Dalla valigia di Le Ly spuntano regali e un messaggio: rispettare il passato, ma superare i vecchi rancori. «Sessantatré milioni di vietnamiti - scrive soffrono ancora le conseguenze della loro "vittoria"». Bambini nati deformi a causa del napalm, mutilati, gente inabile per infermità causate dalla guerra, figli di americani e vietnamite che attendono una famiglia, poveri e denutriti. E' un elenco di piaghe, un appello agli aiuti (lei ha fondato l'associazione «L'Est incontra l'Ovest»), un invito a troncare la vendetta, abolire l'embargo. Questa donna, sospesa tra due culture, non sciorina solo le sue peripezie per farne un bestseller, offre anche una morale: perdonare il fratello è perdonare noi stessi. Ernesto Gagliano

Persone citate: Ricca

Luoghi citati: California, Da Nang, Vietnam