«Squadra Italia», quando la tradizione ha undici voci di Marinella Venegoni

«Squadra Italia», quando la tradizione ha undici voci A Sanremo Nilla Pizzi sarà il capitano di Jimmy Fontana, Wilma Goich e soci: «Il nostro nome? Berlusconi non c'entra» «Squadra Italia», quando la tradizione ha undici voci Valzer accompagnato da una fisarmonica, tutto sponsorizzato da Cutugno MILANO. Sono già i più chiacchierati e si può giurare che saranno i più discussi, quando la macchina infernale del Festival di Sanremo si metterà in moto. Se non altro perché sono in undici, come nel gioco del calcio: si chiamano infatti «Squadra Italia» e ogni riferimento anche lontano al partito di Berlusconi è pura fantasia. «Squadra Italia», capitanata da Nilla Pizzi, porterà sul palcoscenico dell'Ariston un Paese che le cronache musicali e di costume non registrano più, ma che resiste tenacemente nella provincia sperduta e senza voce, nei teatrini messi su alla bell'e meglio per la Fesla del Santo Patrono, fra i fans di «O.K. il prezzo è giusto» e di Mengacci, fra i nostalgici dei Cinquanta che ricordano l'Italia dipinta nel testo: «Terra di grano e di fiori, di sole, di vino, di spine e di allori». «Una vecchia canzone italiana» è il titolo del brano, che almeno porterà una ventata di novità nelle rare osterie d'antan sopravvissute alla civiltà degli ipermercati di massa: va infatti considerata un tardo epigono del repertorio posi prandiale, quello che prende quota quando le voci si uniscono nella mollezza della digestione e la musica di tradizione torna a fiorire spontanea, senza l'aiuto di alcun Fiorello. Patron e 'ideatore dell'operazione «Squadra Italia» è l'impresario Dino Vitola, un solido passato di casting per Raiuno («Piacere Raiuno», «Domenica In»), manager di Toto Cutugno e della vincitrice in pectore Laura Pausini, da sempre vicino alla Balena Bianca appena scomparsa: «Avevo invitato tutti questi divi storici a farmi da giuria al Festival di Castrocaro - spiega - ho visto quanta simpatia riscuotevano, li ho messi insieme proprio come una squadra di calcio. La canzone è nata in un baleno, Cutugno ne è l'editore musicale. Andava arrangiata in modo etnico, anzi folk, e ho chiamato a farlo Adriano Centofanti, l'arrangiatore di Venditii e dell'ultimo Celentano». Il criterio della scelta? «Ognuno dei componenti rappresenta una regione o una situazione. Per esempio, Landò Fiorini è "er core de Roma", Merola la Napoli dei bastimenti e degli emigranti, Rosanna Fratello la classica donna del Sud, Wilma Goich viene dalla terra di Liguria di cui spesso San¬ remo si dimentica, Toni Santagata è il vero re del folk pugliese, Manuela Villa è stata scelta perché figlia del reuccio e in omaggio a lui». Si aggiungano Gianni Nazzaro ex bellone eternamente conteso da due mogli, Jimmy Fontana che nei Sessanta spopolò con «Il mondo», l'ex frate Cionfoli e Wess, già appendice di Dori Ghezzi in tempi quasi dimenticati: «Lui darà una note di colore, non di pelle, ma musicale», incalza Vitola. E infine lei, la regina Nilla Pizzi: «Senza la quale Sanremo non sarebbe nato». Tanti come sono, potranno cantare e sfogarsi ben poco. Ma anche a questo s'è pensato: il testo - che gronda amore per questa terra natia che Bossi vorrebbe tripartire - è stato adattato, in ogni verso, alla personalità di chi canta. Così, sul valzerino con tanto di fisarmonica (che ricorda nel ritornello la veneranda «La spagnola sa amar così») si sentirà per esempio Nazzaro intonare «Ma che cos'è una canzone è una storia che nasce da ogni emozione» (lui ne ha tante); «E ci accompagna la vita da quando si nasce a quando è finita», proseguirà Cionfoli ricordandoci gl'impegni ultraterreni, mentre Wess si citerà con «Terra di mille stranieri che trovano amore e non partono più». Racconta ancora Vitola: «Fra loro c'è un clima goliardico, sembrano i reduci di "Quelli della notte" e anche Arbore si è detto molto divertito dell'idea». Però Vitola sa che quest'ammucchiata è considerata pittoresca, non teme le critiche di passatismo? «Sa cosa le dico? Sono gli altri, che sono sbagliati su quel palco. Non certo loro, che rappresentano la Storia: quest'anno è come se il Festival rinascesse, io stesso non ho dovuto raccomandarmi a nessuno; ed è giusto ricominciare con loro». Si dice anche che questa è un'operazione nata fra impresari di feste di piazza, per sbarcare il lunario nella stagione estiva. «No, anzi... Questi sono tutti alla ricerca, di un impresario. Se si esclude Fiorini, che per partecipare a Sanremo ci rimette duecento milioni perché deve chiudere il suo locale; e se si esclude Merola che le sue serate le fa comunque, tutti è come se ripartissero da zero. Anzi, Rosanna Fratello ha trovato un contratto discografico grazie a questa uscita». Però Nilla Pizzi lavora senza sosta, anche all'estero. «Sì, ma lei è la regina». Certo «Squadra Italia» avrà poco appeal fra gli acquirenti di dischi, e fra i ragazzi fra i 14 e i 24 che voteranno nelle due serate intermedie del Festival. «Beh, in quelle serate lì non prenderemo voti. Ma su 20 milioni di telespettatori, ce ne sarà uno al massimo che compra dischi. E loro, solo cantando, hanno già vinto». Marinella Venegoni Nilla Pizzi