Metti un benedettino in testa alla top ten di Gabriele Ferraris

l Arriva in Italia il disco di canti gregoriani che in Spagna ha venduto trecentomila copie Metti un benedettino in testa alla top ten Battiate: «Ci sono suore che pregano con le mie canzoni» l N Spagna ha venduto 300 mila copie, ed è rimasto in vetta alle hit parade per settimane. Adesso la casa discografica Emi progetta di imporlo in tutta Europa - in Italia è già nei negozi - e negli Stati Uniti. Non è l'ultimo album di Ramazzotti: lo stracciaclassifiche dell'anno s'intitola Las Mejores Obras del Canto Gregoriano, è un compact disc di canti gregoriani. Autentici. Ed eseguiti da autentici monaci, i benedettini del monastero di Santo Domingo de Silos. Capita, ogni tanto, che un brano di musica classica venga rispolverato, imbellettato, «modernizzato» e spedito a far sfracelli sul mercato. E' succes- so con l'Inno alla gioia di Beethoven, complici il sintetizzatore di Waldo de los Rios e l'insana passione del Malcom McDowell di Arancia meccanica per «Ludovico Van». E' successo, sempre ai danni di Beethoven, con Per Elisa, stravolta dalla psichedelica follia dei Vanilla Fudge. E' successo, in versione «lagna che vince», con Anonimo veneziano. Per non dire dei saccheggi firmati «Rondò», i simil-Vivaldi per serate in salottini Aiazzone. Ma stavolta è diverso: il gregoriano dei benedettini spagnoli è puro e duro, senza concessioni alle bellure commerciali. Il fenomeno non stupisce un compositore quale Azio Corghi, che nel canto gregoriano riconosce «un archetipo della nostra storia musicale, della stes- sa civiltà europea: la modalità e le scale del gregoriano sono passati, dalla tradizione liturgica, al canto popolare, fino agli stessi Beatles. E' qualcosa che tutti ci portiamo dentro. E mi sembra utile riscoprire oggi, in un'Europa divisa e inquieta, quelle comuni radici». Concorda padre Bonifacio Baroffio, preside del Pontificio Istituto di Musica Sacra: «In ogni epoca le menti più avvertite ricercano l'essenzialità - ha dichiarato a Radiotre -. Il fascino del gregoriano è che esso ci parla della fede in modo essenziale, e dunque vivo». Compiaciuto ma vigilante, monsignor Luciano Migliavacca, direttore della Cappella musicale del Duomo di Milano, av¬ verte su Avvenire: «Mi rallegra la diffusione del canto gregoriano, purché sia proposto correttamente: questa musica è preghiera, l'unica musica che la Chiesa consideri propria della liturgia. Non può essere usata come fatto estetico o d'atmosfera». Sì al gregoriano, insomma: ma per favore, alle feste di compleanno ascoltate gli 883. La raccomandazione di monsignor Migliavacca coincide con le considerazioni del più mistico dei nostri cantautori, Franco Battiato. Un artista che condivide con i monaci di Santo Domingo de Silos l'insolito privilegio di aver spedito in vetta aile classifiche pop un'opera classica: la sua Genesi qualche anno fa debellò la concorrenza della musica usa-e-getta inserendosi saldamente nei top-ten, i dischi più venduti in Italia. E proprio in Genesi si ascolta un canto gregoriano «trattato» con la tastiera elettronica. «Ho alterato il timbro del brano originale - spiega Battiato in Tecnica mista su tappeto, - e ho armonizzato il gregoriano, che è monodico. Può sembrare un'operazione intellettualistica, ma è assolutamente musicale». Battiato, tanto nella sua attività di compositore colto, quanto in quella di autore di canzoni, ha frequentato con innegabile rispetto la grande tradizione della musica religiosa, non solo cristiana. E confessa d'essersi «molto commosso al pensiero d'aver spinto, almeno a giudicare da quel che mi dicono, dei giovani al ritiro in convento. Non penso di essere stato un fattore determinante per scelte così importanti: al massimo, la goccia che ha fatto traboccare il vaso. E mi ha colpito la lettera di alcune suore che mi raccontavano di pregare ascoltando una mia canzone, L'ombra della luce». Anche per la recente Messa Arcaica Battiato s'è rifatto alla grande tradizione liturgica: «Non mi sento un "compositore di Dio". Però sono convinto che la Musica venga dal Cielo. Io, uomo mediocre, tento di esprimerla con i miei poveri mezzi». Gabriele Ferraris // maestro Corghi: «Un archetipo di cultura». Mons. Migliavacca: «Ma non dev'essere tradito». La musica colta finora aveva scalato le classifiche, solo in versioni arrangiate

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