Auto, ora trema anche Piech (Vw) di Emanuele Novazio

Aulo, ora trema anche Piech (Vw) Accusato per le perdite Audi Aulo, ora trema anche Piech (Vw) BONN DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Il caso «Audi» costerà il posto anche a Ferdinand Piech, da tredici mesi alla guida della capogruppo Volkswagen e fino all'anno scorso presidente della consociata oggi in difficoltà? Voci raccolte dalla Frankfurter Allgemeine Zeitung parlano di malumori e di pressioni convergenti, all'interno del consiglio di amministrazione della prima casa automobilistica europea. Ma se è diffusa convinzione che Piech non lascerà - mentre il gruppo è aggredito dai problemi, al centro e nelle consociate molti analisti concordano: il numero uno della Volkswagen non potrà non venire direttamente coinvolto nella crisi Audi, culminata la scorsa settimana nelle dimissioni del suo presidente Franz-Josef Kortuem, subito costituito dal capo del settore sviluppo Herbert Demel. Troppe sarebbero infatti le sue responsabilità dirette in una vicenda che - a poche settimane del cambio al vertice di un'altra consociata Volkswagen, la spagnola Seat - conferma il disagio di un'azienda alle prese con un calo nelle vendite e perdite fortissime (nel '93 quelle dell'intero gruppo sono state di due miliardi e 300 milioni di marchi), confrontata con una rivoluzione nell'orario di lavoro (la settimana di 28,8 ore, decisa alla Volkswagen per evitare oltre 3000 licenziamenti) e aggredita dal sospetto che il braccio destro di Piech, Ignazio Lopez, sia coinvolto in una vicenda di spionaggio industriale ai danni della «General Motors». Kortuem ha lasciato la guida della Audi dopo appena un anno, e subito dopo aver presentato i conti del '93: un calo nelle vendite di oltre il 25 per cento e un crollo nei profitti (perdite per quasi 200 milioni di marchi, dopo che l'azienda aveva realizzato guadagni per 508 milioni l'anno precedente), le prime perdite dopo quindici anni. Ma, notano molti analisti, è davvero tutta colpa di Kortuem, o dietro la caduta verticale registrata nel '93 ci sono anche gli errori di Piech? Alla Audi, l'anno scorso, il calo delle vendite è stato superiore a quello fatto registrare dalla domanda di auto nel suo insieme. Ma, si nota, Piech ha preparato la strada alla disfatta quando ancora era a capo della «Audi»: nel '92, quando già si intravedevano segnali di crisi nel settore, l'attuale capo della Volkswagen ha spinto al massimo l'acceleratore della produzione, per raggiungere ad ogni costo cifre record che lo avrebbero favorito nella corsa alla presidenza dell'intero gruppo. A queste critiche, da Wolfsburg finora non è arrivata risposta. Ma quali che siano le responsabilità di Piech nella crisi Audi, il modo in cui la si è affrontata conferma almeno una novità di strategia, in casa «Volkswagen». Herbert Demel - portato alla Audi proprio da Piech nel '90, e come lui austriaco - non avrà la stessa qualifica del predecessore. Nel comunicato ufficiale che conferma la sua nomina si dice che sarà «portavoce» del consiglio di ammali-, strazione, non «presidente». Non è una differenza da poco: vuol dire che - come già il caso della Seat aveva fatto capire la casa madre di Wolfsburg intende riportare sotto il suo diretto controllo le consociate, o che vuole almeno aumentare la sua «presa diretta» su di esse. Sulle conseguenze che questa strategia potrà avere, gli analisti non sono unanimi: ma tutti concordano nel ritenere che l'intero gruppo stia avviandosi a uno scossone nei vertici manageriali, dopo aver cominciato a ristrutturare e tagliare i costi. C'è naturalmente un'altra incognita, un'altra variabile a rischio sul futuro di Ferdinand Piech: la posizione di Ignazio Lopez. Se la magistratura dovesse ritenerlo davvero colpevole di spionaggio ai danni della General Motors - la casa per la quale lavorava prima di passare alla Volkswagen - anche Piech, è opinione prevalente, dovrebbe andarsene. Emanuele Novazio Ferdinand Piech è da tredici mesi alla guida della Volkswagen ma adesso il suo posto sembra vacillare a causa della crisi dell'Audi