America scettica sul raid «Bombardare, e poi?»

America scettica sul raid «Bombardare, e poi?» America scettica sul raid «Bombardare, e poi?» I DELL'ALLEANZA ■WASHINGTON L presidente americano Bill Clinton ha consultato ieri i suoi più stretti collaboratori per studiare una risposta all'ultimo massacro di Sarajevo. Secondo il ministro del Tesoro Lloyd Bentsen, «tutte le possibilità sono state esaminate, compresa quella di attacchi aerei». Ma se una decisione è stata presa, non è stata resa nota. Una fonte della Casa Bianca si è limitata a ribadire che «la prima cosa da fare è individuare con sicurezza i responsabili. Il governo americano non crede alle affermazioni dei serbi, che hanno cercato di fare ricadere sui musulmani la colpa del bombardamento. Tuttavia occorrono le prove prima di sferrare operazioni punitive». Clinton è incalzato dall'opposizione repubblicana, che lo accusa di passività. Il capogurppo repubblicano al Senato, Bob Dole, ha chiesto al Presidente di concordare con gli alleati Nato una risposta offensiva. Ben più cauta la posizione espressa dal neo segretario alla Difesa William Perry di ritorno dalla riunione Nato svoltati a Monaco di Baviera: «Se gli attacchi aerei sono l'atto primo di un nuovo melodramma, dobbiamo chiederci che cosa sarà l'atto secondo, l'atto terzo e poi il finale?». Un raid, ha detto ancora Perry, avrebbe potuto sortire effetti deterrenti nel 1991, all'inizio del conflitto. Ma ormai le cose sono andate troppo oltre perché una singola azione militare possa avere efficacia. Inoltre, bisogna «tenere presente il pericolo che un attacco aereo rappresenterebbe per i circa 28 mila caschi blu di stanza nel Paese», possibili bersagli di ritorsioni da parte dei 200 mila combattenti delle varie fazioni schierati sul posto. Oggi a Bruxelles anche i dodici ministri degli Esteri dell'Unione europea discuteranno di eventuali attacchi aerei selettivi sulle cintura di postazioni militari che assedia la capitale bosniaca. Ieri a Monaco l'ammiraglio Jacques Lanxade, il capo di stato maggiore delle forze armate francesi, ha però osservato che «la maggior parte delle perdite (18 morti e 300 feriti) finora registrate dai caschi blu francesi in Bosnia vanno attribuite ai musulmani, mentre i francesi sono schierati a difesa proprio delle popolazioni musulmane». Ad ogni modo, in una conferenza stampa congiunta a Parigi il ministro degli Esteri francese Alain Juppé e il suo collega della Difesa, Frangois Léotard, hanno fatto sapere che al prossimo vertice della Nato la Francia chiederà che sia posto «chiaramente un ultimatum ai belligeranti» in Bosnia, senza peraltro indicarne il contenuto. Il più deciso nel chiedere un raid aereo è stato l'altro giorno il ministro degli Esteri belga Willy Claes, che ieri ha preso contatti in proposito con i colleghi europei che fanno parte del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. In vista del consiglio Esteri di oggi, il ministro tedesco Klaus Kinkel ha avuto consultazioni telefoniche con Juppé e il collega britannico Douglas Hurd. Quanto alla Russia si dichiara «indignata» per il massacro al mercato di Sarajevo ma all'atto pratico si limita a chiedere «un'inchiesta rapida e obiettiva». Lo dice un comunicato del ministero degli Esteri di Mosca diffuso dalla Itar-Tass. C'è però qualcuno che nella tragedia dell'altro giorno vede possibili ricadute positive: secondo il negoziatore europeo per la Bosnia, David Ovven, «la strage al mercato di Sarajevo potrebbe indurre le parti in causa ad accettare la smilitarizzazione della martoriata città e il suo passaggio sotto il diretto controllo delle truppe dell'Onu». Il negoziatore europeo ha messo in risalto che i musulmani di Bosnia sono a favore del controllo Onu e che un accordo per la smilitarizzazione di Sarajevo sarebbe un grosso passo verso una soluzione totale di pace». «Vedo una luce in fondo al tunnel» ha detto ancora Owen, il quale ha ribadito la sua contrarietà ai bombardamenti aerei come mezzo di dissuasione contro la ferocia serba. «Sono tutti bravi a criticare l'Onu e a trasformarsi in esperti istantanei: il problema di base dell'Onu è di restare imparziale. Un raid aereo - ha proseguito - non servirebbe ad altro che a intensificare la guerra, e rendere molto più difficile una soluzione negoziata. Dopo il blitz verremmo visti come sost anitori di una parte, diventeremmo combattenti». [e. st.] Il segretario Usa alla Difesa, Perry

Persone citate: Bill Clinton, Bob Dole, Clinton, David Ovven, Douglas Hurd, Jacques Lanxade, Klaus Kinkel, Lloyd Bentsen, William Perry, Willy Claes