Per chi votano Dio e il diavolo di Filippo Ceccarelli

IL PALAZZO IL PALAZZO Per chi votano Dio e il diavolo ON tutto il rispetto dovuto agli uomini di Chiesa, come alle teen-agers più o meno teleguidate di «Non è la Rai», bisognerà che prima o poi si chiariscano monsignor Luigi Bettu-'zi e Ambra Angiolini (e forse pure Boncompagni, che oltre alla vita in tv le dona anche la favella). Dovranno chiarirsi tra loro, in nome del più fertile confronto, e poi magari anche spiegare definitivamente a quale lista o alleanza è iscritto Dio e a quale il diavolo. Perché se tra un sorrisino e un occhiolino Ambra s'è detta certa che Domineddio (per dirla con Scalfaro) sta con il padrone televisivo Berlusconi, dopo qualche giorno il vescovo di Ivrea, già corrispondente di Berlinguer, ha arruolato Gesù tra i progressisti. E già a quel punto, in surreale commistione di partiti, show girl e cartoni animati, garanti Santanielli e filosofi Buttiglioni simmetricamente chiamati a discettare sulla legittimità propagandistica e l'opportunità morale di tali collocazioni, ecco, ormai il coinvolgimento dell'Ultraterreno nell'agone politico s'era comunque compiuto; e al di là dei suoi aspetti più strambi resta aperta la questione di Dio e del diavolo, dell'abuso che se ne continua a fare per fini impropri. Princìpi del bene e del male da utilizzare come randelli, a colpi di «Gott mit uns» e «Vade retro Satana!». Intensamente e variamente tirato in ballo, in questa fase, pare soprattutto Satanasso, alla faccia di muri crollati, confini scaduti e ghiacciai ideologici in via di scioglimento. Proprio quando, cioè, ci sarebbero le condizioni per un dibattito civile, sulle cose, si restaura la fabbrica del Maligno. Come se fosse rientrata in produzione una demonologia strisciante e prètà-porter che prescinde dai tradizionali moniti wojtyliani, va al di là dei dotti richiami di padre Ravasi sull'Avvenire, oltrepassa le meticolosissime ricerche sui testi rock e forse pure le colpevolizza- nire 1 sissi | e fo: zioni del trombettista nero Masakela che non sarà certo uno stinco di santo, e tuttavia per i Carrisi, non c'è dubbio, «è Satana». Ecco infatti, in politica, che insieme al Nuovo s'avanza una specie di furbo fondamentalismo trasversale che mescola consumisticamente Sacro e Profano. Per cui può succedere che il cardinal Palazzini attribuisca al demonio la scissione di Casini, Mastella e D'Onofrio mentre il laico Occhetto, sull'altro fronte, ma con la stessa vertiginosa sproporzione sostiene che votare per il ppi è «peccato mortale». E sarà una battuta, anzi saranno due battute (tre con Ambra, comunque, e quattro con Bettazzi), ma viene lo stesso da chiedersi se questa effervescenza teologica un po' buffa e aggressiva, questo vezzo di candidare verità supreme nella propria lista sia in qualche modo un riflesso residuale o un fenomeno elettorale. Appare anche meno allegro, oltretutto, questo diavolo maggioritario a turno unico, dallo sfacciatissimo Belzebù-Andreotti che Craxi evocava nei primi Anni Ottanta (e con cui poi finì per allearsi). «Per certe scelte che abbiamo fatto - ha poi riconosciuto l'ex divo Giulio meritiamo l'inferno». Mentre in un estremo conato di resistenza Forlani ha paragonato il cambiamento al demonio. E invece è cambiato tutto, forse pure il diavolo. Si aggiornino le auto-candidature, il Pannella che scherzava: «Io, Lucifero del divorzio». Oppure Miglio: «Sono la più aggiornata manifestazione del demonio». Attenzione solo a non prendersi troppo sul serio. Sbagliare è umano, ma diabolico è perseverare sotto elezioni. Filippo Ceccarelli elli

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