«Roma, sbagli se cacci Mazzone»

E Il tecnico giallorosso, alla vigilia del big-match col Milan, avverte i dirigenti «Roma, sbagli se cacci Mozzone» «Siamo pazzi, ma grandi con le big» CON IL DIAVOLO PUÒ'SALVARE LA PANCHINA E ' ROMA arrivato come Giulio Cesare, dopo sei mesi assomiglia a Cincinnato, rinchiuso nel fortilizio di Trigona in attesa di una riscossa che non arriva. La Roma oggi va a cento, domani casca a pezzi e Carlo Mazzone scopre che i mille amici di ieri sono scomparsi. E' cominciato il conto alla rovescia, restano tre mesi di campionato per rinascere, convincere società e tifosi. Altrimenti nuovo allenatore e per l'ennesima volta questa Roma dovrebbe ripartire da zero. «La Roma sbaglia se licenzia Mazzone - il tecnico parla in terza persona, come spesso gli accade - Stiamo buttando le basi. Basta confrontare i test atletici di oggi con quelli dell'anno scorso per capire che facciamo sul serio. I ragazzi stanno imparando anche sul piano tattico: erano fermi alla marcatura ad uomo, ora sanno applicare anche la zona totale. Un grande lavoro non sufficientemente confortato dai risultati, ma ricordate che sei mesi fa la Roma era zero». Oggi il Milan sarà stanco, deluso. Grande occasione per la Roma o no? «Stanco, non so. Capello potrebbe cambiare 4 o 5 uomini. Lui davvero può scegliere. Ho grande stima della società, del presidente, di Capello: hanno portato grande professionalità nel calcio. La critica è troppo severa con loro: ci si dimentica delle assenze, Van Basten su tutti. Io conto sulla "pazzia" della mia squadra. Siamo stati grandi con i grandi e piccoli con le piccole. E il Milan è grandissimo. Ma giocare all'Olimpico per noi sta diventando una sofferenza. C'è un po' di paura di quel prato. E' un errore, lo sappiamo, ma questa è la situazione. Avremo bisogno di tutto l'appoggio dei tifosi». Romano, sergente di ferro. Lei in estate era considerato l'ideale per la squadra giallorossa. Oggi c'è chi dice che Mazzone non è più Mazzone, che l'aria della capitale le ha fatto male. «Mah, io Roma città l'ho vista poco. Avevo un appartamentino in Trastevere, ne sono fuggito perché l'aria condizionata mi faceva male. Adesso, vivo a Trigoria. Vi assicuro che Mazzone è sempre Mazzone, io parlo ogni sera con me stesso, mi controllo. Se parlate di risultati che non ci sono, accetto ogni critica, sul resto no, sono pronto a ribattere ad ogni accusa». E allora cominciamo. Dopo il disastro Boskov, ci si aspettava che Mazzone facesse la rivoluzione. Non c'è stata. Come mai? «Per fare le rivoluzioni ci vuole tempo. Io non ho sbagliato gli acquisti, questo non mi sembra poco. I giorni contati non ci han¬ no permesso cessioni. Siamo andati in ritiro con 14 giocatori e 4 ragazzini. Fare tutto velocemente è difficile, spesso impossibile. Quest'estate invece la società potrà valutare ogni posizione. Tutto sommato stiamo ancora a galla. Sento critiche perché la Roma segna solo su palle inattive. Ma come, è lì che si vede la mano dell'allenatore, quello dimostra che sto facendo un buon lavoro. Guardate il Parma, grande organizzazione fino alla tre quarti, poi ci pensano Zola, Asprilla e Brolin. Io non posso scendere in campo a fare i gol, posso insegnare gli schemi. Se avessimo 23 punti, subiremmo tutte queste critiche? E io mi sento moralmente a 23». Però lei aveva promesso l'Uefa e invece sono arrivati gli ultras a tirare pesce marcio. «E' vero. E non rinnego le mie parole. Senza dimenticare che un buon finale potrebbe riscattarci. Ma io ho trovato davanti a me questa situazione: due padroni, due direttori sportivi, una rosa fisicamente giù che mi ha costretto a ridurre gli allenamenti. Quella squadra l'anno scorso si era salvata a stento, ed era superinotivata: i giocatori avrebbero preso 35 milioni netti in caso di vittoria nel derby. E allora basta con i dubbi su Mazzone degno o no della Roma. Io rispondo con una battuta che ha un fondo di verità: ma la Roma è degna di Mazzone? Io per venire qui ho lasciato una squadra che funzionava come un orologio e che aveva conquistato l'Uefa. E per questa panchina ho accettato di guadagnare di meno, pur avendo già un contratto firmato in tasca con Cellino. Insomma non mi hanno mica trovato per strada». Nostalgia, paura, rabbia, gioia: quale aggettivo sceglie Mazzone? «Rabbia. Perché non riesco a concretizzare ciò che so fare. Non cedo, ci riuscirò». Piero Serantoni Mazzone, è già conto alla rovescia?

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