Bagnoli e Zoff con la valigia di Marco Ansaldo

Bagnoli e Zoff con la valigia Bagnoli e Zoff con la valigia Storie di fallimenti e di separati in casa ALL'OMBRA DEL TRAP ZROMA OFF se ne andrà a fine stagione. E Bagnoli pure, sempre che una sconfitta non anticipi la decisione a questa sera. Inter-Lazio comincia almeno con questa certezza, amara ma tutto sommato logica perché nel calcio se non si raggiungono gli obiettivi si diventa indifendibili: «Potrei dire che tanti miei colleghi non ci riusciranno come me ripete Bagnoli - ma è un discorso che non riduce l'evidenza del mio fallimento». Siamo all'eutanasia, più che a una fine violenta. Se pure i nerazzurri perdessero e Pellegrini affidasse da domani la squadra a Marini, nessuno potrebbe dire che l'aver levato l'ossigeno calcistico all'Osvaldo sia stata una scelta traumatica e inattesa. Ci hanno preparati. L'Inter, da quando l'ha comprata il ragionier Ernesto, è diventata una società balcanica, in cui tutti si sparano addosso e alla fine resta in piedi soltanto il presidente, in virtù del fatto che mette i danè. Ma intanto Bagnoli se ne andrà e parla ormai come chi si prepara alla pensione. Ieri ha persino raccontato il retroscena di una telefonata col Trap, spacciata per fresca e che risale invece a un mese e mezzo fa. Se anche il Giuan andasse all'Inter (ma la Lazio e la Roma potrebbero tentarlo) non si romperebbe la loro amicizia: «Gli ho detto che non dovrebbe sentirsi in im¬ barazzo», ha spiegato l'Osvaldo. Chi ne dubitava? Del resto tra i due sopravvivono di questi pudori: «Anch'io volevo telefonargli per sapere cosa succederà alla Juve con l'arrivo di Bettega. Ma non lo faccio perché darei l'impressione di chi mette il naso in casa d'altri». La stessa sindrome del pre¬ pensionamento, che fa parlare Bagnoli come un ex, coglie Zoff a Roma. Quattro anni fa, giusto di questa settimana, seppe dalla Juve che l'avrebbero scaricato a giugno. Cragnotti l'ha fatto prima, non sappiamo se con la stessa chiarezza o lasciando aperto un millimetrico, impossibile spiraglio. Ieri a Tor di Quinto l'ex portiere ha concesso un'unica frase importante («Non mi sento più a casa mia») e non pensiamo che si riferisse a una stampa con la quale non ha mai legato. Bagnoli preparandosi a partire è convinto che «con me o senza di me l'Inter dovrà convivere con i medesimi problemi, cioè la difficile coesistenza con una squadra che vince molto, com'è il Milan, e la realtà di un gruppo di giocatori che deve essere migliorato perché oggi possiamo azzeccare la partita contro chiunque, ma è raro che si regga due domeniche di fila». Zoff non dice altrettanto. La sua forma mentale di ex campione lo porta ad assolvere un po' tutti. Non può dire, ad esempio, che Cragnotti e i suoi consiglieri di mercato hanno razziato i Gascoigne, i Casiraghi e i Boksic, ma in difesa i fenomeni si chiamano Bergodi, Luzardi, Bonomi e quel Negro, creatura di Corioni, che (chissà come) doveva andare alla Juventus nel periodo in cui ne curavano il mercato gli stessi personaggi che oggi si interessano della Lazio. Un po' come l'Inter che investe 60 miliardi per Bergkamp e per Jonk più una quindicina per Dell'Anno, poi deve andare a nozze con i due Paganin o Tramezzani o l'accoppiata della nostalgia, Ferri-Bergomi. Roba che se la signora Pellegrini potesse leggere le carte anche al marito gli avrebbe già consigliato di svuotare i cassetti della sede per tornare alle domeniche in famiglia. Inter-Lazio si ammanta insomma di tristezze per quello che poteva essere e non è stato: un po' meglio la Lazio se si guardano le prospettive future, un po' più tranquilla l'Inter nel presente, perché almeno può puntare sulla Coppa Uefa. Tra le tristezze anche Schillaci e Casiraghi. Di uno si sono perse le tracce, ormai non lo citano neppure tra gli infortunati illustri tale è la convinzione che non giocherebbe comunque. Il mito di Totò si è insabbiato in fretta, come succede alle povere cose che per un attimo diventano importanti. Casiraghi sopravvive nel credito di Sacchi che ne fa ancora il titolare per i Mondiali e in una certa furia indomita che non l'ha abbandonato. Ma per trovargli il posto che gli competerebbe Zoff oggi dovrà assumere il rischio di un attacco a tre punte a S. Siro. Per continuare così, in bilico tra Signori e Boksic, non farebbe meglio a tornare alla Juve? Marco Ansaldo

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