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lt% 1 ■Br1 Stipendi in pericolo, tagli alla fine di luglio? Opera di Roma: grave deficit chiesta la testa di Cresci ROMA. Un'altra stangata per Gian Paolo Gresci, sovrintendente dell'Opera di Roma, reo di aver fatto crescere a dismisura il deficit dell'ente lirico: si parla di una quarantina di miliardi. Questa volta a muoversi è stata la nuova maggioranza del Comune di Roma capeggiata quindi dallo stesso sindaco Francesco Rutelli e formata da pds, verdi. Alleanza per Roma e Lista Pannella, ha chiesto le «immediate dimissioni dei dirigenti che si sono resi responsabili della cattiva gestione dell'ente ed una strategia che miri ad un risparmio costruttivo piuttosto che al gigantismo che ha caratterizzato la passata gestione». La nuova maggioranza capitolina ha però anche chiesto al sindaco e alla giunta «urgenti ed appropriate iniziative per «mantenere in vita» l'istituzione. La situazione finanziaria del Teatro dell'Opera è pesantissima, tale da non permette il pagamento degli stipendi al personale dopo il mese di luglio. La previsione di spesa per questo capitolo è di 11 miliardi e 800 milioni. Il deficit dell'Opera è di 35 miliardi per il '92, a cui se ne aggiungono nove e mezzo per un contributo statale inserito in bilancio, ma non contemplato dalla Finanziaria. In più, come se non bastasse, il teatro dovrebbe spendere qualcosa come 24 miliardi per la ristrutturazione ormai improcrastinabile ed altri tre per sostenere l'applicazione del Contratto nazionale di lavoro. Enrico Montesano, consigliere del Pds ila anche appoggiato T'idea di una Conferenza Cittadina sui problemi del Teatro dell'Opera che possa coinvolgere tutte le forze, tesa a rilanciare l'immagine dell'ente, sollecitando l'intervento anche dei privati». Si lamenta Cresci: «Il Pds non tiene conto che gli spettatori sono aumentati di 5 volte dal '90, e gli incassi da 3 miliardi e mezzo a 8 e 247 milioni. Anche le presenze a Caracalla sono aumentate». [ar. ca.l