la TVi incorona

Opera di Roma: grave deficit chiesta la testa di Cresci Guerre, passione e fede: dal 20 febbraio, su Raiuno e in tre puntate, l'epopea di un grande re la TVi incorona ROMA. Da principe semi-barbaro sobrio e operoso, possente e avido di conoscenza a Imperatore del Sacro Romano Impero, creatore della prima unità europea nel nome della fede e della cultura: «Carlo Magno» il kolossal tv diretto da Clive Donner inaugura questa sera allo Sporting Club di Montecarlo, alla presenza del principe Alberto di Monaco, il trentaquattresimo Festival della televisione. Frutto di anni di preprazione, di lunghe ricerche storiche e della collaborazione di quattro grandi società europee (la Lux di Ettore Bernabei, Raiuno, la francese Pathé Television e la tedesca Beta) il film ripercorre circa trent'anni della vita del sovrano dei Franchi: dalla giovinezza turbolenta agli impegni di sovrano, fino alla consapevolezza di dover accettare il complesso ruolo di unificatore dell'Europa cristiana. La vicenda umana e politica di Carlo Magno viene raccontata in una prospettiva che ne mette in luce la modernità: il fatto cioè che egli inseguì il sogno ambizioso dell'unificazione dell'Europa realizzandolo sul potere della spada, come è naturale in un uomo del suo tempo, ma consolidandolo attraverso un progetto affascinante di integrazione culturale e religiosa tra i popoli sottomessi. Nelle tre puntate di 90 minuti l'una in cui è diviso il film (andranno in onda su Raiuno alle 20,40 il 20 febbraio, il 27 e il 6 marzo) si vedranno i momenti e gli episodi più significativi della vita del re carolingio: Carlo Magno venticinquenne re dei Franchi insieme con il fratello Carlomanno, dopo la morte del padre Pipino il Breve; il matrimonio con Ermengarda, figlia del re longobardo Desiderio, che sarà ripudiata per ragioni di Stato; l'auto-incoronazione a re d'Italia dopo la conquista di Pavia; il tranello teso dal saraceno Abdel Rahman a Saragozza; il tradimento del nipote Gano di Maganza; l'epica battaglia di Roncisvalle, nel giorno di Ferragosto dell'anno 778, in cui perdono la vita alcuni dei più fedeli paladini di Carlo, compreso il carismatico conte Orlando, protagonista della «Chanson de Roland». Il dolore per queste morti segnerà in modo indelebile la vita del condottiero che, in seguito all'incontro con il vescovo Alcuino, uomo di grande dottrina, metterà più che mai al centro delle proprie battaglie il valore della fede cristiana. Nel film tv è stata anche ricostruita la scena dell'incoronazione avvenuta nel Natale dell'anno 800 a Roma nella chiesa di S. Pietro: dopo la messa il papa Leone III pone il diadema imperiale sulla testa di Carlo Magno mentre i presenti.lo acclamano imperatore. Ma non solo di battaglie e cerimonie storiche sarà popolato lo sceneggiato in arrivo su Raiuno: Carlo Magno fu uomo passionale e impulsivo, avido di vita e appassionato di donne. Ne sposò quattro, a cominciare dalla longobarda Ermengarda (quella che Manzoni ricorda con il celebre verso «sparse le trecce morbide sull'affannoso petto»); ma ebbe anche diverse concubine e fu padre di diciassette figli. Sceneggiato da Marcel Jullian e Jack Russell sulla base del soggetto di Vittorio Bonicel- li, arricchito dalla consulenza di Girolamo Arnaldi, titolare di storia del Medio Evo all'Università di Roma, girato interamente in inglese e doppiato in altre tre lingue (italiano, francese e tedesco), il film è costato complessivamente 17 miliardi e mezzo di cui 7 sono stati versati dalla prima rete Rai. Le riprese sono avvenute in Ungheria, a Budapest e dintorni; la battaglia di Roncisvalle è stata ambientata nel mezzo della piana ungherese, 200 chilometri a Ovest della capitale, quasi al confine con l'Austria. Negli 84 giorni di lavorazione sono stati girati 100 mila metri di pellicola pari a più di 62 ore di proiezione. Oltre ai 17 interpreti principali (Christian Brendel è Carlo Magno, Anny Duperey è sua madre Berta dai lunghi piedi, Xavier Philippe Deluc è Orlando) hanno partecipato all'impresa 2500 comparse, 50 stuntmen, 500 cavalli. La spettacolarità è naturalmente uno degli ingredienti basilari del film, ma la storia dell'uomo che, emergendo dalle nebbie del Medio Evo, riuscì in qualche modo a saldare due epoche storiche e a fondere nazionalità diverse in un ideale dominio chiamato Europa, contiene messaggi e riferimenti molto contemporanei. «Nell'Europa che va a pezzi - ha fatto notare il regista londinese Clive Donner, autore tra l'altro del famosissimo "Ciao Pussycat" - con i nazionalismi che risorgono, Carlo Magno può far riflettere. E' certo che un uomo solo non può cambiare con il suo esempio il mondo, che cambia per conto suo e continua a ripetere gli stessi errori del passato. Il mio Carlo Magno, però, può far ricordare che non occorre uccidere i vinti, ma si può ad esempio rinchiuderli in un monastero a redimersi e a fare vita contemplativa». Fulvia Caprara Foto grande: Christian Brendel (Carlo Magno). A sinistra: il cast, e qui accanto: Remo Girone e Simona Cavallari