Battaglia a Rennes, brucia il Parlamento di Enrico Benedetto
Hill I pescatori bretoni in rivolta: il monumento distrutto da un razzo sparato per errore Battaglia a Rennes, brucia il Parlamento Balladur promette agevolazioni fiscali I «commando» sbloccano Dunkerque PARIGI DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Per colpa di un razzo beffardo tra le centinaia esplosi dai pescatori in rivolta contro contro la polizia - il glorioso Parlamento di Bretagna in cui la Rivoluzione francese celebrò i suoi albori è ormai una rovina nerastra, simbolo tetro e fin troppo facile per la follia che ha pervaso Rennes venerdì pomeriggio. In fiamme gli antichi volumi, le tappezzerie Gobelins, e poi arazzi, intarsi, quadri. Un incendio inatteso ma micidiale, che risveglia alle 3 antelucane il capoluogo bretone ancora sotto choc per le violenze, ma felice di avere il peggio alle spalle. Invece no. I 77 feriti guariranno, ma nessuno potrà mai far rivivere nello splendore originale il Parlement de Bretagne. Il fuoco sembrerebbe aver covato per quasi 12 ore. Senza che dall'esterno trapelasse il minimo indizio. Poi, mentre ancora i pompieri cittadini vegliavano sulle ultime carcasse fumiganti di automobili, il rogo divampa. Quattro vigili finiranno all'ospedale. Invano. Malgrado i rinforzi, limitare la catastrofe è impossibile. Qualche capolavoro lo salvano a mano. Per gli altri tesori - racchiusi nell'edificio barocco che Enrico IV volle per onorare - un secolo dopo - l'Atto di Unione tra Francia e Bretagna (1532), c'era poco da fare. Così i bretoni piangono l'effigie più illustre della loro fierezza. Ospitava solo uffici giudiziari e sale da cerimonia, ma per un popolo che lingua, cultura, vicissitudini e parentele celto-anglo-irlandesi rendono insolubile nel «melting pot» francese crolla una bandiera. Il governo sbloccherà le somme necessarie per ricostruirlo (i miliardi necessari saranno decine, forse centinaia). E il giudice Renaud Van Ruymbeke - il Di Pietro francese rassicura i cittadini che il rogo non amnistierà i politici sott'inchiesta per corruzione: dei fascicoli istruttori arsi dal fuoco esistono le fotocopie. Nondimeno, la Bretagna accusa il colpo. Il lutto collettivo ottunde le polemiche sugli scontri di piazza. Eppure non manca la materia prima. Il sindaco Hervé, ps, accusa il ministro Pasqua (Interni) di estrema leggerezza nell'approntare e gestire il dispositivo poliziesco: «Nessuno "disturbava" i teppisti che hanno messo a sacco la città». Dal canto loro, i pescatori smentiscono ogni responsabilità colposa nel rogo nottur¬ no. «Imputarcelo è una provocazione, fuori le prove». Nessuno può fornirle. Divisi testimoni riferiscono tuttavia che un razzo centrò davvero il tetto dell'immobile verso le 16. Sono ordigni a combustione lentissima: le lunghe ore intercorse fra il primo innesco e l'allarme non stupirebbero i conoscitori. Sul fronte sindacale, sembra profilarsi una minima tregua. Le misure governative non soddisfano i pescatori. La loro esigenza principale rimane il blocco dell'import extracomunitario (dall'Africa in particolare). Parigi non può concederlo senza violare intese commerciali multipolari. Supplisce con agevolazioni pensionistiche e fiscali, contributi ad hoc, promesse e un contentino in sede Cee. Per i marittimi bretoni si direbbe poco, ma - giorno dopo giorno - la rabbia svapora. Ieri nello «sciopero del mare» sono apparse le prime crepe. Dunkerque non è più bloccata, i commando lasciano tranquilli i supermarket. Da registrare solo il rifiuto di accogliere negli scali bretoni pescherecci britannici per contenziosi sulle acque territoriali. Ma è una rivalità ormai millenaria. Enrico Benedetto Il sindaco accusa il governo «Nessuno ha fermato le orde dei teppisti» Hill lini
Persone citate: Di Pietro, Enrico Iv, Pasqua, Renaud Van Ruymbeke
Luoghi citati: Africa, Atto Di Unione, Francia, Parigi
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