Achille-verdi, pace via fax di Renato Rizzo

Applausi degli ambientalisti al congresso di Rimini: ma adesso riparliamo delle candidature Applausi degli ambientalisti al congresso di Rimini: ma adesso riparliamo delle candidature Achille-verdi, pace via fax Scuse a Ripa diMeana: ero stressato RICCIONE DAL NOSTRO INVIATO La pace arriva via fax alle 18,30: con un messaggio di 14 righe Achille Occhetto spazza via le tensioni, le angosce e le ripicche innescate dall'ormai famosa telefonata di giovedì in cui, parlando con Carlo Ripa di Meana, avrebbe definito i Verdi «ricattatori e picchiatori». E i Verdi, riuniti a Riccione per la loro diciottesima assemblea nazionale, accolgono con un sospiro di sollievo ed un applauso le scuse del leader della Quercia che sembrano allontanare il rischio di una rottura definitiva con il tavolo progressista. No, i Verdi ora sanno che non saranno costretti ad andare «da soli nel deserto» come, in mattinata, alcuni prospettavano in risposta orgogliosa all'ostracismo del pds. Il leader della Quercia attribuisce allo stress da fatica lo «strappo» appena ricucito: «Sono state giornate cariche di tensione - scrive a Ripa di Meana - in cui prevaleva la preoccupazione non tanto per i nostri rapporti, che sono sempre stati positivi e squisiti, quanto per il fatto che potessero seguire due o tre giorni in cui questioni da voi anche legittimamente poste potessero essere sfruttate dai nostri avversari per affermare che il tavolo dei progressisti si rompeva». Ripa di Meana che, in mattinata, aveva subordinato la ripresa delle trattative con il pds alle scuse di Occhetto, sorride con la soddisfazione di chi ha vinto un duello. Il presidente dell'assemblea, Corleoni, prosegue nella lettura del messaggio mentre in sala il silenzio è altissimo: «Tu sai con quanta pazienza e anche con quale tuo contributo abbiamo lavorato per conseguire un obiettivo importante non solo per la sinistra, ma per lo sviluppo civile e democratico del Paese. E, quindi, tu sai con quale apprensione, per interesse comune e non a causa delle vostre richieste specifiche, ho seguito l'evolversi della situazione». Il brusio cresce quando gli altoparlanti riportano l'ultimo capoverso di questo atto di contrizione di Occhetto: «Ritengo che frasi mal riportate, estrapolate da un contesto e mai offensive nei vostri confronti non debbono nuocere ad un rapporto positivo tra noi che auspico, anzi, possa essere rafforzato anche attraverso decisioni positive della vostra assemblea nazionale». Sgombrato il campo dalle «incomprensioni» diplomatiche è, ora, il momento di affrontare il nodo dei programmi e delle candidature che i Verdi riabilitati vogliono proporre al tavolo progressista: nel pomeriggio Edo Ronchi e Gianni Mattioli hanno discusso con l'inviato del pds, Davide Visani, e con gli altri rappresentanti progressisti, esclusa Ad, le questioni scottanti dell'alta velocità, dell'energia, del blocco alla costruzione di nuove autostrade, rimettendo in discussione le scelte del governo Ciampi su questi temi. Questioni di programma che, come ha sottoli¬ neato in mattinata Ripa di Meana, bisogna affrontare con spirito evangelico: «Rispondendo, cioè: sì sì o no no. E non "ni", come Del Turco». Ma il programma non può prescindere dalle candidature, anzi, dalle «poltrone», come, senza vergogna, preferisce chiamarle Gianni Mattioli: sarebbe una grande ipocrisia scandalizzarsi perché i Verdi chiedono più potere. E il potere non si ha senza i «numeri». I «numeri» sono i 20 seggi che, tra Camera e Senato, il Sole che ride già conta, più altri nomi eccellenti proposti da Ripa di Meana: si tratta di 17 ambientalisti doc che potrebbero garantire quella «qualità delle liste» di cui si è a lungo discusso in queste ore accese e che sembrano accettati da tutti i progressisti. Si va dagli attuali deputati Mauro Paissan e Fulco Pratesi, al sociologo Luigi Manconi, al vicepresidente del Wwf Carlo Galli. Una squadra di rango della quale potrebbero far parte anche Maria Rosa Vittadini, il fiscalista-ambientalista di Pavia, Emilio Gerelli, il consigliere comunale a Roma, Athos De Luca, gambizzato qualche anno fa. «Potrebbe un serio programma di governo fare a meno del contributo appassionato e competente di queste persone?», s'interroga retoricamente Ripa di Meana guardando al «paesaggio desolato e desolante nel quale prevale lo stile decibel, la zuffa, l'invettiva e il non ragionare?». Renato Rizzo Da sinistra Edo Ronchi e Marina Ripa di Meana A destra Carlo Ripa di Meana

Luoghi citati: Meana, Pavia, Riccione, Rimini, Roma